
CONTINUA IL TEATRINO DELL’ASSURDO ALLA CASA BIANCA – DOPO AVER CANDIDATO TRUMP AL NOBEL PER LA PACE, NETANYAHU TORNA DAL PRESIDENTE USA PER DISCUTERE DI GAZA: IL TYCOON, CHE VUOLE LA TREGUA ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA, PRESSA IL PREMIER ISRAEALIANO PERCHÉ ACCETTI L'INTESA CON HAMAS. È IL PREZZO CHE “BIBI” DEVE PAGARE PER IL SOSTEGNO MILITARE USA CONTRO L'IRAN – L'OSTACOLO È IL RITIRO DELL'ESERCITO DELLO STATO EBRAICO DALLA STRISCIA. NETANYAHU, CHE OGGI INCONTRERA’ AL PENTAGONO PETE HEGSETH, NON MOLLA LA PRESA: “LA SICUREZZA DI GAZA RESTERÀ NELLE NOSTRE MANI”
Articolo di Alberto Simoni per la Stampa - Estratti
Benjamin Netanyahu è tornato ieri pomeriggio alla Casa Bianca, appuntamento – che non era precedentemente in agenda – alle 16.30 con il presidente dopo la cena di lunedì sera nella quale con un colpo di teatro il premier israeliano si è alzato e ha consegnato la lettera con cui candida Donald Trump al Nobel per la Pace. «È meritatissimo, e dovresti riceverlo», lo ha lusingato. «Non me lo aspettavo. Wow», ha risposto Trump.
Un solo punto per il bilaterale di ieri all'ordine del giorno: Gaza.
Lunedì la questione è stata affrontata assieme a molte altre, ma nella notte ci sarebbe stato uno scatto in avanti sui negoziati a Doha che ha convinto i due leader a riaggiornarsi.
Trump ha messo pressione a Netanyahu perché accetti l'intesa con Hamas. È il prezzo che il premier dello Stato ebraico deve pagare per il sostegno Usa alla campagna militare contro l'Iran.
Il leader statunitense vuole la tregua e ha fissato per questa settimana una sorta di ultimatum: «Credo troveremo un accordo», aveva detto già domenica. Su quando questo potrà avvenire non c'è alcuna certezza. Il Dipartimento di Stato indica in «entro la fine della settimana» la finestra di tempo ma riconosce che «guardiamo sempre con molti dubbi le parole di Hamas».
Il negoziatore Usa Steve Witkoff partirà per Doha nelle prossime ore ma anche da remoto tiene i contatti con le parti. Un messaggio è stato recapitato ad Hamas tramite l'Autorità nazionale palestinese, fa sapere il sito Axios: si fa riferimento alla disponibilità dell'Amministrazione Usa di estendere il cessate il fuoco di 60 giorni sei negoziati per porre fine in modo permanente al conflitto dovessero protrarsi.
la lettera di candidatura al nobel di trump by netanyahu foto lapresse
Netanyahu ieri ha trascorso diverse ore a Capitol Hill, ha incontrato alcuni senatori e lo Speaker della Camera Mike Johnson.
«Non c'è mai stato un coordinamento e una cooperazione come ora con l'amministrazione americana», ha detto il premier israeliano sottolineando che si sta lavorando a un cessate il fuoco ma «che bisogna essere in due per ballare il tango».
Si è mostrato comunque aperto a trovare un'intesa entro il perimetro fissato dall'Amministrazione Usa.
Mentre Netanyahu incontrava i senatori Usa, Trump teneva la sua sesta riunione con i ministri. Qui ha spiegato ai reporter che Hamas e Israele sono riusciti a risolvere tre su quattro dei punti contesi.
donald trump e benjamin netanyahu a washington
L'accordo sul tavolo prevede 2 mesi di tregua: nei primi momenti verrebbero rilasciati dieci ostaggi in vita e i corpi di 9 persone. Gli altri, in seguito. Si stima che fra i 49 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, circa venti siano vivi.
Sono già in corso, ha spiegato in un briefing con i media Tammy Bruce, portavoce del Dipartimento di Stato, «contatti con le famiglie degli ostaggi».
Uno dei nodi risolti è legato alla distribuzione degli aiuti umanitari; verrebbero, stando alle anticipazioni, gestiti da organizzazioni indipendenti e soprattutto dall'Onu nelle zone lasciate libere dall'esercito israeliano (Idf). Significa che la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) – sostenuta da Usa e Israele – non sarà in grado di espandere le sue operazioni nella Striscia e potrebbe anche essere costretta a ripiegare.
donald trump e benjamin netanyahu a washington
L'ostacolo ancora da superare è il ritiro dell'Idf. A quanto si apprende, lunedì sera Trump e Netanyahu hanno discusso anche luoghi e mappa del ridispiegamento. Hamas chiede il ritiro dei soldati israeliani lungo le linee stabilite in marzo – quando il precedente cessate il fuoco crollò.
Israele è contraria.
Netanyahu oggi andrà al Pentagono per un bilaterale con il segretario della Difesa Pete Hegseth. Il suo ritorno in Israele è previsto per domani.
donald trump e benjamin netanyahu a washington
Lunedì, Netanyahu ha anche parlato del futuro di Gaza, della ricostruzione e della soluzione dei due Stati. Opzione, quest'ultima, che il premier ha legato alla capacità dei palestinesi di garantire la sicurezza.
«Resterà nelle nostre mani», ha spiegato il premier pur riconoscendo il diritto del popolo all'autodeterminazione. Sulla ricostruzione, invece, Netanyahu ha rispolverato l'idea della Riviera del Mediterraneo lanciata da Trump
benjamin netanyahu con la candidatura di trump al nobel per la pace
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