matteo renzi paolo gentiloni

IO TI DO L'INCARICO, TU TI INCOLLI IL CARICO - SU BOSCHI E LOTTI LA PRIMA LITE TRA RENZI E GENTILONI, CHE HA PROVATO A FARGLI CAPIRE L'ERRORE MADORNALE DI AFFIDARE A MARIA ELENA UNA POLTRONA COSÌ IN VISTA - GUERRE SOTTERRANEE SULLE DELEGHE DI LOTTI: NIENTE SERVIZI? SI VUOLE TENERE EDITORIA E SOPRATTUTTO LO STRATEGICO CIPE: TUTTO PASSA DI LÀ. MA CHE C'ENTRA CON LO SPORT?

Francesco Bei per ''La Stampa''

 

maria elena boschi gentiloni renzimaria elena boschi gentiloni renzi

Non è ancora una crepa, ma certo nell’ingranaggio finora oliato dei rapporti fra Paolo Gentiloni e Matteo Renzi qualcosa non sta girando per il verso giusto. Stavolta non si tratta di sfumature lessicali, come quando il nuovo presidente del Consiglio, nel discorso sulla fiducia, ha messo in chiaro - senza tener conto delle impazienze di Renzi - che il suo governo non ha una scadenza, anzi andrà avanti «finché avrà la maggioranza».

 

renzi con la campanellarenzi con la campanella

No, stavolta si parla di una questione molto più delicata, il ruolo di Luca Lotti e Maria Elena Boschi a Palazzo Chigi. 

 

Che Gentiloni abbia dovuto pagare un forte prezzo politico e d’immagine per far contento il leader dem e mantenere Boschi nella squadra, nonostante le promesse di lasciare la politica in caso di sconfitta al referendum, è noto. Quello che non è stato ancora raccontato è che fino all’ultimo il presidente incaricato ha provato a puntare i piedi, cercando di convincere il segretario del Pd dell’«errore politico» che stava commettendo.

 

Una discussione che si è protratta a lungo nelle ore successive alle dimissioni di Renzi. A sentire gli habitué del Quirinale, anche sul Colle ha provocato un certo stupore e imbarazzo l’insistenza di Renzi, che avrebbe trattato per avere precise garanzie sul ruolo dell’ex ministra delle riforme, prima ancora di discutere il nome del nuovo presidente del Consiglio.

mattarella e gentilonimattarella e gentiloni

 

Giusta collocazione 

Incassata la Boschi, si trattava di trovare la giusta collocazione anche per Lotti, l’altro dioscuro del renzismo. La sua presenza al governo, al contrario di Boschi, non destava alcun problema in Gentiloni e nemmeno l’upgrade da sottosegretario a ministro dello Sport. Le complicazioni sono arrivate dopo e riguardano le deleghe da attribuire al neotitolare dello Sport. Perché Lotti, spalleggiato da Renzi, dà per scontato di mantenere almeno le competenze che aveva da sottosegretario su editoria e, soprattutto, sul Cipe, dopo che è sfumata la speranza di avere sotto di sé i Servizi segreti.

Boschi e Lotti intervento del ministro Boschi e Lotti intervento del ministro

 

Mentre Gentiloni sarebbe di tutt’altro avviso e avrebbe ingaggiato un braccio di ferro con l’ex presidente del Consiglio, adottando la tattica del muro di gomma, senza andare allo scontro aperto. Sta di fatto che, a tre giorni dal voto di fiducia, le deleghe a Lotti sono ancora un mistero. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il lavoro è in corso, i testi sono quasi pronti, ma di fatto è ancora stallo. Potrebbe sembrare una questione di lana caprina, un puntiglio.

 

luca lotti maria elena boschi al quirinaleluca lotti maria elena boschi al quirinale

Se non fosse che dal Cipe, il comitato per la programmazione economica, e soprattutto dal Dipartimento Cipe presso la presidenza del Consiglio, passano tutte le decisione strategiche sulle infrastrutture da fare. E’ quello il luogo della pianificazione di tutti i grandi appalti italiani, mentre la parte operativa viene poi delegata ai ministeri competenti. Un posto di grande potere, com’è evidente. A cui Lotti, sostenuto da Renzi, non vuole assolutamente rinunciare. 

 

L’idea di Palazzo Chigi 

BOSCHI LOTTIBOSCHI LOTTI

Qual è invece l’idea di Gentiloni? «Come si può giustificare - è il ragionamento del premier - che il ministro dello Sport abbia la delega sul Cipe, che senso ha? Meglio affidarla al titolare del Mezzogiorno». Il ministro della coesione territoriale e del Mezzogiorno, dicastero nuovo di zecca e fiore all’occhiello di Gentiloni (che vuole dimostrare di aver sentito la rabbia che è salita dal Sud il 4 dicembre), al momento infatti è una scatola vuota. C’è la targa sulla porta, mancano i poteri veri. Tanto che il povero Claudio De Vincenti è stato definito dagli avversari “il ministro dei convegni”. Perché oltre a quelli per il Mezzogiorno potrà fare poco. 

 

orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom

Braccio armato 

La programmazione regionale è del ministro Enrico Costa, i fondi europei, che sarebbero di sua competenza, sono già tutti impegnati fino al 2020, della parte operativa dello sviluppo si occupa Invitalia, braccio armato del ministero di Carlo Calenda. L’unica strada per dare un senso al ministro del Meridione, per Gentiloni, è quindi metterlo a capo della cabina di regia del Cipe. Il precedente del ministro Fabrizio Barca, che cumulava le deleghe sul Cipe, sulle regioni e sui fondi europei, farebbe pendere la bilancia a favore di De Vincenti. Ma la resistenza di Lotti e Renzi è potente e Gentiloni rischia di finire stritolato tra due vasi di ferro. 

 

Il Giglio Magico 

maria elena boschi e luca lotti  7maria elena boschi e luca lotti 7

Su una cosa tuttavia sono tutti d’accordo nel governo: le deleghe su Cipe ed Editoria, che di norma vanno al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non possono finire a Boschi. Il primo a dolersene sarebbe proprio Lotti, da sempre rivale di “Meb” nel Giglio Magico.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO