TI FACCIO UN CURRICULUM COSI’! – A QUANTI “ONOREVOLI” (E NON SOLO) PIACE IL “PEZZO DI CARTA” - MARCO MILANESE VANTAVA TRE LAUREE: SBUGIARDATO (MA SOLO QUANDO FINI’ IN GUAI BEN PEGGIORI) DAL PRESIDE DI SCIENZE POLITICHE DI TRIESTE - UN MASTER PER LA SANTADECHE’? DICIAMO UN “SEMIMASTER” - L’ASSESSORE DI GENOVA E IL CURRICULUM “DINAMICO” - MAURO CUTRUFO E LA LAUREA A BERKLEY (BERKELEY PERO’ E’ UN’ALTRA COSA…)

Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

C'è chi tarocca per vizio. Chi per mestiere. E chi, magari per debolezza umana, il curriculum semplicemente lo ritocca. In ogni caso la figuraccia, quando la marachella salta fuori, è assicurata. Inutile, a quel punto, la difesa d'ufficio. Sempre la stessa: «È tutto regolare». Parole usate anche da Francesco Oddone, assessore allo Sviluppo economico della giunta genovese di Marco Doria, dopo che il quotidiano cittadino Il Secolo XIX ha pizzicato tre versioni differenti del suo curriculum.

Che sarebbe stato via via «dopato» (è il termine usato nel titolo del giornale), passando da un «dottorando» alla New York University al ben più prestigioso titolo di «professore a contratto» presso il medesimo ateneo americano. Con una fase intermedia nella quale il futuro assessore si definiva «Instructor». Niente a che vedere, sia chiaro, con quel «prof. avv. Bonaccorsi» che nel 2001 fu nominato assessore in Calabria, salvo poi scoprire che non solo non era avvocato, ma non aveva in tasca nemmeno la laurea in giurisprudenza.
Francesco Oddone, confidiamo, potrà chiarire il pasticcio.

Operazione che talvolta, tuttavia, si presenta assai complicata. Prendiamo il caso di Marco Milanese, deputato del Pdl. Nel sito ufficiale della Scuola superiore delle Finanze, dove figurava come docente, esibiva un curriculum monumentale: corredato da tre-lauree-tre. La terza conseguita, c'era scritto, all'Università di Trieste in Scienze politiche.

Peccato che a fine giugno del 2011, quando imperversava l'inchiesta giudiziaria nella quale Milanese era coinvolto e Roberto Bagnoli ricordò quel particolare in un articolo del Corriere, arrivò questa spettacolare smentita del preside della facoltà: «Tengo a precisare, sentiti gli uffici, che il dottor Milanese, pur essendosi iscritto alla facoltà di Scienze politiche di questa università nel 2003, non ha mai conseguito il titolo di laurea in Scienze politiche».

C'è solo da chiedersi perché tale folgorante precisazione non sia giunta nel novembre del 2009, quando il Corriere aveva raccontato la prima volta la storia delle tre-lauree-tre. Indoviniamo: perché Milanese allora era il potente braccio destro del ministro Giulio Tremonti?

Certo che una cosa del genere in un altro Paese non potrebbe mai accadere. Figuriamoci poi se in Germania, dove un ministro si è dovuto dimettere quando si è appreso che anni prima aveva copiato parte della sua tesi di dottorato, si sarebbe mai potuto assistere alla polemica scoppiata quando il settimanale Oggi ha messo in dubbio il master alla Sda della Bocconi comparso in bella evidenza nel curriculum dell'ex sottosegretario per l'attuazione del Programma, Daniela Garnero Santanchè.

Categorica l'affermazione dell'università milanese al giornale: «Abbiamo verificato e dalla nostra banca dati alunni non risulta abbia frequentato un nostro master o mba». Altrettanto categoria la replica del sottosegretario: «Ma che cosa stiamo dicendo? Domani metterò sul mio sito l'attestato di frequentazione del corso». È toccato al professore Carlo Brugnoli tagliare la testa al toro: «Il corso durò dieci mesi e si chiamava Progetto Gemini, per neo imprenditori. La signora Santanchè lo frequentò nel '92-93 e ricevette l'attestato di frequenza». Master-master o similmaster? Boh...

Anche fosse stato un semplice surrogato, comunque, mai avrebbe potuto gareggiare con la «laurea honoris causa in Scienze politiche presso la University of Berkley» sbandierata qualche tempo fa nel proprio curriculum dal senatore Mauro Cutrufo. Non la celeberrima Berkeley californiana, ma quella senza la «e» fra «k» e «l». Qualcuno magari ci sarebbe cascato...

Certo, a sfogliare la «Navicella» dei nostri parlamentari, come fece allora il Corriere, si capiscono tante cose. Fra queste, perché in Italia l'uso del curriculum sia talvolta così spregiudicato da ospitare qualunque cosa, basta che sia non vera, ma verosimile. L'ex ministro della Funzione pubblica Mario Baccini è arrivato a rivendicare con orgoglio il «titolo di professore emerito di relazioni internazionali dall'Università Cattolica dell'Honduras Nostra Signora Regina della Pace».

Mentre Giulio Andreotti non ha rinunciato a elencare minuziosamente le sue lauree ad honorem: da Salamanca all'Indiana. Idem faceva Paolo Emilio Taviani, che però ne aveva non cinque o sei, ma addirittura venti. Una specie di record mondiale, che banalmente costringeva la Navicella a stampare una pagina in più. Chissà perché invece al deputato Eugenio Montale, raccontò in quell'occasione il Corriere, bastarono poche righe: «È nato a Genova il 12 ottobre 1896 e risiede a Milano. Dottore in lettere, giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975». Già, chissà perché...

 

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