UEFA, DI KIEV E’ LA COLPA? - SOLO ADESSO CHE LA TIMOSHENKO VIENE PRESA A CALCI IN GATTABUIA, PLATINI SCOPRE CHE IN UCRAINA CI SONO PROBLEMI CON LA DEMOCRAZIA - NESSUNO SE NE RICORDÒ NEL 2007, QUANDO L’EUROPEO VENNE SFILATO ALL’ITALIA (CHE ERA FAVORITISSIMA) E REGALATO A POLONIA E UCRAINA, GIÀ ALLORA APPESI ALLA RUSSIA DI PUTIN - SULLA SCELTA DELL’UEFA, L’EX TESORIERE DELLA FEDERAZIONE CALCIO DI CIPRO, SPYROS MARANGOS, HA PARLATO PIÙ VOLTE DI MAZZETTE E CORRUZIONE…

Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"

La storia delle grandi manifestazioni sportive moderne (come quelle antiche) è fatta di contrasti tra la politica e l'evento che si tende, finché è possibile, a considerare a sé, benedetto dalla franchigia dello sport. Si fa, insomma, come se davvero si interrompessero le guerre in nome di Olimpia.

La cosa è molto contraddittoria: per rimanere alle faccende italiane o italiote, negli anni 70 in rapidissima successione si vinse una Davis panattica nel Cile di Pinochet senza più strepiti politici di tanto (e allora c'erano ancora i partiti, eccome...) e due anni dopo, nel 1978, si festeggiò la Coppa del mondo calcistica dell'Argentina di Videla e compagnia massacrante senza quasi un fiato: da noi si doveva parlare di Bearzot e (a mio modesto avviso) della migliore Nazionale mai avuta nel dopoguerra e non certo dei "desaparecidos".

Poi le Olimpiadi di Mosca furono il festival delle contraddizioni politico-sportive. Siamo ai giorni nostri, e le cose non sono molto cambiate. L'ex premier Yulia Timoshenko, discussa e discutibile certo, è in galera in pessime condizioni e adesso è passata allo sciopero della fame e - pare - alle percosse. Così qualcuno è costretto ad accorgersi che forse l'Ucraina qualche problemuccio di presentabilità in termini di "diritti soggettivi e principi democratici" (by i nostri ministri Gnudi e Terzi...) ce l'avrebbe, e non bastano i festoni dei prossimi campionati Europei a nasconderli.

Si è espresso in questo senso entro confini il leader Udc Casini, il più mobile sul tronco in gergo pugilistico di questi tempi, e fuori soprattutto Angela Merkel, che è ormai una specie di testimonial della diplomazia veterocontinentale e planetaria, a mo' di "la donna che non deve chiedere mai": si boicottino i campionati, che l'Ucraina si è vista assegnare dalla Uefa di Platini nel 2007 a mezzi con la Polonia, se la bionda leader dell'opposizione in carcere non viene tradotta a Berlino, per essere curata.

Bene, fa in mattinata la medesima Uefa di Michel Platini, più furbo adesso come capataz europeo di quanto non fosse intelligente in campo, si prospetti il rinvio di un anno se non ci sono le condizioni socio-politiche richieste. Miracolo, nel contesto di quel sudario di menefreghismo, compartimenti stagni, contraddizioni e ipocrisia cui ho fatto prima cenno: la Uefa che prende delle decisioni rivoltando la gerarchia di priorità dello showbiz.

Non il baraccone, ma i diritti in questo caso civili (in Cina c'era in ballo quella cosuccia dei diritti umani e di una pena capitale a pieno regime). Miracolo subito rientrato ore dopo: la Uefa ha scherzato, come quasi sempre. Gli Europei si debbono fare, e si debbono fare in Ucraina e in Polonia, anche se le condizioni logistiche degli stadi destano preoccupazione e questo è appunto il solo nodo da sciogliere che davvero turbi il consesso dei politici sportivi, appoggiati ai e dai politici tout court.

Come siano stati aggiudicati questi campionati continentali a due Paesi con tali caratteristiche, è davvero interessante: perché all'Ucraina, già allora in pieno caos politico nei rapporti di dipendenza negoziata sul piano economico con la Russia di Putin dopo qualche "macchia arancione"? E perché alla Polonia dei due gemelli Kaczynski avvolti dalla nebbia politica sulla loro vera natura ideologica, in odore di destra spinta e di democrazia pericolante?

La risposta politico-sportiva è una sola: a questi due paesi, senza guardare troppo per il sottile, in tempi in cui per accollarsi gli oneri organizzativi bisogna associarsi logisticamente, per non darli all'Italia. E perché non darli all'Italia, che ricordo favoritissima in quella primavera del 2007 in cui il ministro dello Sport Melandri già pregustava l'evento? Perché era friabile, troppo friabile politicamente, in senso pieno e in senso sportivo (Calciopoli, Carraro, Abete, stadi allora e ancora in nuce).

Così dopo gli Europei prossimi venturi, se ci saranno (strana un'uscita così forte della Merkel senza un "background", non vi pare?), l'Uefa di Platini ha assegnato alla Francia di Platini l'edizione del 2016, naturalmente alla faccia dell'Italia che si era candidata anche questa volta. Palate di guano, che la Federcalcio avrebbe volentieri rischiato di triplicare con la candidatura del 2020, fortunatamente stoppata ai piani più alti. Non fosse stato così, il ministro deputato Gnudi, oggi sarebbe stato meno libero di esternare a favore della Timoshenko e delle priorità civili.

C'è in giro e non da oggi, un'opacità a livello internazionale nella politica sportiva, calcistica e non, che dovrebbe far drizzare i capelli e invece lascia disarmati di fronte alla ancor maggiore mancanza di trasparenza della politica tutta, di cui parliamo a colpi di "spread" e di titoli di Stato praticamente tutti i giorni. Che cosa rende addirittura più indigeribile questa "grande abbuffata" politico-economica dello sport?

È esattamente quello che nella quotidianità del fenomeno rende i fattacci sportivi ancora più gravi di quelli che accadono negli altri campi: lo sport, il calcio, anche se mascherati da spettacolo, rimangono qualcosa che non si vorrebbe violato nella sua integrità ormai quasi solo nostalgica. Sono valori radicali che l'ossessione economica contigua al malaffare e la speculazione anche politica non hanno ancora estirpato del tutto.

Per questo, per restare malgrado tutto pur se in parte ridottissima "un'altra cosa", la minaccia di non far disputare gli Europei per salvare la Timoshenko, un'idea di democrazia ormai sbiadita, e magari anche l'esercito di cani randagi che il governo ucraino fa abbattere criminalmente per "tenere pulito il palcoscenico" mantiene un che di nobile, anche se l'alone di recita gattopardesca è in agguato. Avessimo trovato uno scopo deterrente contro le nequizie per la corrotta industria dello sport contemporaneo!

 

 

Yulia TimoshenkoMINISTRO PIERO GNUDI GIULIO TERZI DI SANT AGATA platini michelGIOVANNA MELANDRI Tymoshenko - Putin

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”