renzi cerno

“ANDRO’ IN PARLAMENTO CON IL PD PERCHÉ HA IL CORAGGIO DI CHIAMARSI PARTITO” - TOMMASO CERNO SPIEGA LA SUA CANDIDATURA: “RENZI HA AVUTO IL MERITO DI ESSERE STATO IL PRIMO PREMIER A PORRE LA FIDUCIA SU UN TEMA CHE RIGUARDAVA DIRITTI CIVILI. MI CANDIDAI CON AN PER RIABILITARE PASOLINI IN FRIULI”  

Chiara Brusini per www.ilfattoquotidiano.it

 

TOMMASO CERNO

“Lo rivendico e ritrovandomi nella situazione di vent’anni fa rifarei la stessa cosa. Non sono mai stato vicino a quel partito, ma all’epoca è stato l’unico a voler appoggiare la mia battaglia per riabilitare Pasolini. Se mi fossi affidato alla sinistra mi avrebbero sbattuto la porta in faccia“.

 

Per Tommaso Cerno, ex condirettore di Repubblica adesso in corsa per il Pd al Senato, quella vecchia candidatura con An (alle comunali di Udine del 1995) è una medaglia, un passaggio cruciale perché a lui, studente al primo anno di università, “la destra accese la scintilla della difesa dei diritti, di cui da allora mi sono sempre occupato battendomi proprio contro la destra reazionaria“.

 

Ma inevitabilmente, ora che da giornalista impegnato diventa paladino dem dei diritti civili, quella scelta va spiegata e messa in prospettiva. Per arrivare a oggi, alla decisione di “metterci la faccia perché non mi basta più stare in tribuna a fischiare l’arbitro”.

 

TOMMASO CERNO MARIO CALABRESI

E di farlo “non perché mi ha convinto Renzi ma per la parola partito“. Perché “in Italia la democrazia è bella ma la politica è considerata brutta e allora ci si chiama “movimento“, “lega“, “forza”. Solo uno si chiama partito, che è dove si prende parte, non c’è accordo su tutte le posizioni, c’è lo scontro democratico”.

 

Torniamo al 1995. “A Udine”, racconta Cerno a ilfattoquotidiano.it, “mancava da 40 anni un teatro e io, ventenne radicale pannelliano e già omosessuale dichiarato, in vista delle amministrative presentai a tutti i partiti un progetto culturale che prevedeva di farne realizzare uno a Gae Aulenti, nel centro della città, e dedicarlo a un friulano il cui nome allora in Friuli non si riusciva nemmeno a pronunciare. Suo fratello era morto a Porzûs, lui era stato cacciato dal Partito comunista (per “indegnità morale”, ndr)… Per me era il momento di far vedere che il Friuli gli chiedeva scusa“.

TOMMASO CERNO

 

Ma? “Ma tra il Pds, il Partito repubblicano e gli altri, solo An mi disse sì. Il mio amico Daniele Franz, nonostante negli anni del liceo fossimo su fronti opposti nelle battaglie studentesche, mi disse che per loro Pasolini era un simbolo che con tutte le sue contraddizioni e la sua voce unica andava recuperato”.

 

Così si candidò. “Da indipendente. Ma vivevo a Venezia, non partecipai alla campagna. Vinse il centrosinistra. Che fece il teatro e lo dedicò a Giovanni da Udine, un allievo della scuola di Raffaello che nessuno conosceva. In compenso quella battaglia servì perché qualche anno dopo Cervignano chiamò Pasolini il suo nuovo teatro e dopo ancora fu un sindaco leghista (Sergio Cecotti, ndr) a dedicare un viale di Udine allo scrittore. Un po’ più di niente”.

i due direttori cerno manfellotto

 

Comunque, “in quel momento ho capito che tra l’ideale e la possibilità di fare ci deve essere un percorso, e ho aderito pian piano non alla sinistra ma a un’idea del mondo in cui i diritti civili sono centrali”.

 

“Organizzai il Gay pride a Venezia perché lì tutto il mondo l’avrebbe guardato… anni dopo da giornalista raccontai di Eluana Englaro, perché nel frattempo Udine si era ricordata di essere la città di Loris Fortuna ed è diventata la città che ha accompagnato Eluana alla sospensione delle terapie mentre da destra Berlusconi diceva che avrebbe potuto rimanere incinta“. Quanto al periodo da addetto stampa al ministero del commercio estero, con il sottosegretario Udeur Mauro Fabris, “ero un giornalista disoccupato, feci il mio lavoro”.

 

cerno e la pardo

Poi la carriera giornalistica, L’Espresso, il Messaggero Veneto, Repubblica. “Ma di fronte a questa Italia che negli ultimi due anni è cambiata in peggio, ha visto tornare il maschilismo, il conformismo, la paura della politica come confronto… ho bisogno di metterci la faccia, nel segno di quei diritti che su alcuni fronti sono aumentati ma su altri sono diminuiti, se abbiamo perso il diritto di andare a divertirci al Bataclan“.

 

Così andrà in Parlamento, con il partito “che ha il coraggio di chiamarsi con il suo nome”. La legge sulle unioni civili è stata una svolta? “Ci siamo arrivati in ritardo di 30 anni e non è la legge migliore del mondo, ma Renzi ha avuto il merito di essere stato il primo premier a porre la fiducia su un tema che riguardava diritti civili. Il governo Prodi, che era composto da persone come Bersani o D’Alema che oggi pontifica sui diritti civili, propose che i gay si sposassero spedendo una raccomandata a casa del compagno. Per Prodi, per quella sinistra che oggi si riconosce in Leu, non mi dovevo sposare in Comune di fronte all’ufficiale di stato civile ma all’ufficio postale: così funzionavano i Dico“.

CERNO 1

 

Quanto allo stralcio della stepchild adoption, “ovviamente non possiamo aspettare altri 30 anni, dobbiamo legiferare per far sì che i figli di una coppia gay siano figli di entrambi. Ma, per come era scritto, quell’articolo della legge avrebbe creato discriminazione perché riconosceva solo la genitorialità ma non la formazione di una nuova famiglia con zii e nonni”.

 

E la magra figura sullo ius soli? “Per me va ovviamente riconosciuta la cittadinanza a persone nate nel nostro paese da immigrati che lavorano secondo leggi dello stato, lavorano e pagano tasse. E ne sono convinto per ragioni diverse da quelle che si attribuiscono alla sinistra: la cittadinanza per me è l’attribuzione di un dovere, più che un diritto.

CERNO

 

E lo ius soli, peraltro non temperato come prevedeva il nostro ddl, ce l’hanno i Paesi con le regole più rigide in campo di immigrazione come gli Usa. Gli italiani hanno paura non del colore della pelle ma di uno Stato che non sa gestire la situazione: su questo la destra costruisce la campagna elettorale. Quindi è una battaglia da fare e da spiegare. Come quella per Pasolini”.

Ultimi Dagoreport

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’, BALBETTANO PIÙ SPAVENTATI DI UN CONIGLIO - SE IL GIP DELLA PROCURA DECIDESSE DI ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEI PM, A QUEL PUNTO, ESPLODEREBBE UNA SANTA BARBARA A MISURA DUOMO. E POTREBBE RIPETERSI CIÒ CHE SUCCESSO ALL’EPOCA DI TANGENTOPOLI: A TANTI DEI 74 INDAGATI, LA PAURA DI FINIRE IN GABBIA A SAN VITTORE APRIREBBE DI COLPO LE VALVOLE DELLA MEMORIA - DA PARTE SUA, IL SINDACO BEPPE SALA, INDAGATO, INTASCATA LA SOLIDARIETÀ DA DESTRA E SINISTRA, HA RIPRESO A MACINARE ARROGANZA, E HA SPARATO TESTARDO E SPAVALDO: “LE DIMISSIONI NON AVREBBERO FATTO COMODO A NESSUNO…” – QUALCHE ANIMA PIA GLI RICORDI CHE L’USO SBARAZZINO DELL’URBANISTICA MENEGHINA È AVVENUTO SOTTO IL SUO NASONE... 

urbano cairo sigfrido ranucci la7 fiorenza sarzanini

DAGOREPORT - SIETE PRONTI? VIA! È PARTITA LA GRANDE CAMPAGNA ACQUISTI (A SINISTRA!) DI URBANO CAIRO - IL COLPACCIO SU CUI LAVORA URBANETTO: PORTARE A LA7 SIGFRIDO RANUCCI E L’INTERA SQUADRA DI “REPORT”, A CUI TELE-MELONI STA RENDENDO LA VITA IMPOSSIBILE - IL PROGETTO È GIÀ PRONTO: PRIMA SERATA DI LUNEDI', SECONDE SERATE CON "REPORT-LAB", COINVOLGENDO SITO, SOCIAL E L'EDITRICE SOLFERINO - MA NON FINISCE QUI: CAIRO VUOLE RIPOSIZIONARE IL “CORRIERE DELLA SERA”: ESSERE LA GAZZETTA DI FAZZOLARI NON PORTA ALL'EDICOLA NUOVI LETTORI, CHE PREFERISCONO L'ORIGINALE: "IL GIORNALE", "LIBERO", "LA VERITA'": MEGLIO RITORNARE AL CENTRO-SINISTRA. IN ARRIVO GIOVANI GIORNALISTI BEN DISTANTI DAL MELONISMO...

mara venier gabriele corsi

PERCHÉ GABRIELE CORSI HA MOLLATO “DOMENICA IN”? LA SUA PRESENZA AL FIANCO DI MARA VENIER ERA STATA FRETTOLOSAMENTE ANNUNCIATA DA ANGELO MELLONE, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI. E INVECE, SOLO DUE GIORNI FA, CORSI HA ANNUNCIATO DI ESSERSI TIRATO INDIETRO - COSA È SUCCESSO? LA RAI AVEVA TENTATO DI COMMISSARIARE LA "ZIA MARA", PIAZZANDOLE ACCANTO I "BADANTI" NEK E CORSI. MA L'ARZILLA 74ENNE, FORTE DI BUONI ASCOLTI, HA FATTO TERRA BRUCIATA AI SUOI DUE "VALLETTI", USANDO L’ARMA DA FINE DEL MONDO: “SE IO MOLLO AD AGOSTO CHI CI METTETE?". E COSÌ, UNA VOLTA VISTO IL SUO SPAZIO RIDOTTO A QUALCHE MINUTO DI UN QUIZ, IL CONDUTTORE SI È CHIAMATO FUORI (NEK ERA GIÀ SCAPPATO A "THE VOICE") - LA VENIER HA TENTATO DI DISSIPARE I DUBBI SULLE SUE “COLPE” POSTANDO UNA STORIA IN CUI SI INSINUAVA CHE CORSI AVESSE MOLLATO PER I SOLDI (POCHI). MA A SMENTIRE LA SUA VERSIONE È STATO IL MANAGEMENT DEL CONDUTTORE…

antonio spadaro papa leone xiv robert prevost

FLASH! – SPADARO DI FUOCO! IL GESUITA, ORFANO DI BERGOGLIO, , OGGI SU ''LA STAMPA”, SPACCIA COME SUA ''INTERVISTA INEDITA'' UNA VECCHIA CONVERSAZIONE PUBBLICA CHE L'ALLORA CARDINALE ROBERT FRANCIS PREVOST TENNE A NEW LENOX, IN ILLINOIS, IL 7 AGOSTO 2024 - IL GESUITA HA PRESO IL TESTO SBOBINATO E L’HA INFRAMEZZATO CON DOMANDE SUE: UN CAPOLAVORO DI AUTO-PROMOZIONE DEGNO DI UN VERO INFLUENCER... - LA PRECISAZIONE DELLA CASA EDITRICE EDB: "SOLLEVIAMO DA OGNI RESPONSABILITA' PADRE SPADARO CIRCA OGNI FRAINTENDIMENTO TRA LA STAMPA E LA CASA EDITRICE" - VIDEO

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)