davide serra

DIFETTO SERRA - TRAVAGLIO: “SE SI DOVESSE SCOPRIRE CHE QUALCUNO DEL GIGLIO MAGICO CONOSCEVA IN ANTEPRIMA I CONTENUTI DEL DECRETO SULLE BANCHE POPOLARI E CI HA FATTO AFFARI, SI DOVREBBE PARLARE DI UNA MERCHANT BANK A PALAZZO CHIGI…”

Marco Travaglio per Il Fatto

  

davide serra matteo renzi maria elena boschidavide serra matteo renzi maria elena boschi

Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine la risposta ufficiale alla domanda del Fatto è arrivata: Maria Elena Boschi, ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, era assente al Consiglio dei ministri riunito fra le 15.45 e le 17.20 del 20 gennaio 2015 per varare il decreto sulle banche popolari.

 

Dunque non si pose il problema della sua astensione per il suo personale conflitto d’interessi (piccolo) di mini-azionista della Banca popolare d’Etruria né di quello (più grande) di figlia del vicepresidente dell’istituto, il padre Pier Luigi, e di sorella di un altro socio nonché dipendente, il fratello Emanuele.

 

davide serra nozze carraidavide serra nozze carrai

La ministra aveva già replicato al Fatto il 26 gennaio spiegando che sei giorni prima non era a Palazzo Chigi in quanto “impegnata in Parlamento nel percorso di riforme costituzionali ed elettorale”. Poi però si era scoperto che alla Camera nessuno l’aveva vista, mentre al Senato risultava un suo intervento-lampo alle 17.40, dopo la chiusura del

 

Cdm. Prima – ci ha poi detto il suo portavoce – era “chiusa in una stanza di Palazzo Madama”. Ieri il verbale (segreto) del Consiglio dei ministri, in cui la Boschi risulta assente, è stato passato al sito di Repubblica, che peraltro non le aveva chiesto nulla. Ma non saremo noi a dolercene: se abbiamo contribuito a illuminare uno dei lati oscuri del pasticciaccio, siamo felici.

 

banca etruriabanca etruria

Purtroppo il pasticciaccio delle banche popolari è ben lungi dall’essere chiarito. Il decreto del governo di cui la Boschi fa parte anche in contumacia le ha trasformate in Spa, facendo lievitare i loro titoli in Borsa e guadagnare chi possiede azioni e le ha rivendute lucrando sull’improvviso rialzo.

 

La banca più fortunata è stata proprio quella d’Etruria, che in gennaio ha stabilito addirittura il record di performance in Piazza Affari con un +59%: un capolavoro di arte etrusca fuori tempo massimo, rispetto sia all’andamento delle altre popolari, sia alla crisi nera della banca aretina, che infatti Bankitalia ha appena commissariato per “insufficienza patrimoniale rispetto ai requisiti prudenziali”.

 

 maria elena boschi 55fa164.0 maria elena boschi 55fa164.0

In un tweet di tre giorni fa, la Boschi scrive: ”Il Governo su proposta di Banca d’Italia ha commissariato Banca Etruria. Smetteranno di dire che ci sono privilegi? Dura lex, sed lex”. No, non è ancora il momento di smettere. E non solo perché la Consob e la Procura di Roma indagano sulle operazioni sospette di insider trading che hanno preceduto il decreto da inizio gennaio, quando già serpeggiavano voci su una riforma che ancora non c’era ma qualcuno già conosceva fin troppo bene.

 

Il risultato l’ha rivelato il presidente della Consob Giuseppe Vegas alla Camera: massicci e “anomali acquisti” di azioni delle banche popolari nei giorni precedenti il decreto e precipitose cessioni subito dopo l’annuncio. Operazioni ordinate in gran parte da Londra, dov’è attivissimo un altro amico-finanziatore di Renzi, Davide Serra, titolare del Fondo Algebris. Il quale ha negato di aver comprato titoli di popolari dal 1° al 19 gennaio e di aver mai trattato titoli di Etruria.

PIER LUIGI BOSCHIPIER LUIGI BOSCHI

 

Ma ha ammesso di aver fatto affari con le popolari, poi riformate dal governo amico con profitti milionari per qualcuno. Chi? Ah saperlo. Serra, fino a prova contraria, resta un uomo d’affari che fa i suoi legittimi business all’estero e sostiene Renzi (anche finanziariamente) perché crede in lui. La Boschi, fino a prova contraria, è una persona perbene e va criticata solo per le riforme sbagliate che promuove. E così Renzi.

 

 Ma a due condizioni: che nessun amico di Renzi sapesse nulla del decreto prima che fosse approvato e che siano solo calunnie le voci di un progetto governativo per smantellare la Consob e punire Vegas per la mancata omertà sullo scandalo del decreto.

 

IL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGASIL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGAS

In caso contrario, bisognerebbe aggiornare la definizione che Guido Rossi diede di Palazzo Chigi ai tempi di D’Alema e della privatizzazione all’italiana di Telecom, ceduta a debito ai “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti & C.: “una merchant bank dove non si parla inglese”. Se si dovesse scoprire che qualcuno del Giglio Magico renziano conosceva in anteprima i contenuti del decreto e ci ha fatto affari, si dovrebbe parlare di una merchant bank dove si parla inglese. E anche etrusco.

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