TRISTE, SOLITARIO Y BAFFINO - D’ALEMA S’È VISTO SFILARE IL “SUO” PARTITO, I SUOI EX AMICI APPOGGIANO RENZI, È STATO BOLLATO COME UNICO COLPEVOLE DEL DISASTRO A SINISTRA E NON SARÀ “RICICLATO” IN EUROPA

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

«Se è la guerra che vuole, la avrà»: raccontano che la visione di Renzi a Che tempo che fa abbia colpito D'Alema come e più di uno schiaffo in pieno viso. «Sono stato aggredito da quello lì - ha raccontato poi agli amici - e non sono nemmeno io il candidato. Che c'entro? Sono l'unico a essere menato, come se fossi stato l'unico a guidare il centrosinistra, perché gli altri dov'erano? Dov'erano i Veltroni, i Prodi, i Fassino? Eppure sono sempre io quello che viene attaccato».

E ancora: «Mi dicono chi te lo fa fare? Stattene tranquillo? Non replicare? Ma io sono un uomo di convinzioni profonde, che quando crede a qualcosa combatte. Amo la lotta politica. Quando uno si batte per le proprie convinzioni non c'è nulla di più appagante. Marx diceva: la felicità è la lotta e io non ci rinuncio».

Poi, come se non bastasse, c'è stato anche quel tweet in cui Cuperlo sembrava prendere le distanze dal suo massimo sponsor. Modificato qualche tempo dopo. Pare che lo abbia scritto il suo staff e non lui medesimo. Quale che sia la verità ci ha dovuto mettere una pezza: «Sennò venivo frainteso».

Chi sa bene di che pasta sia fatto l'uomo D'Alema spiega: «Massimo si sente il difensore del Pci, l'erede testamentario di quel partito ed è chiaro che il nuovismo renziano non può piacergli. Era convinto che Cuperlo vincesse almeno tra gli iscritti. Non è così. E ora si sente come uno a cui abbiano sfilato dalle mani le chiavi della "ditta"».

Eppure proprio molti di coloro che hanno lavorato con D'Alema sia al partito che a Palazzo Chigi adesso fanno il tifo per Renzi. Tre di loro - Fabrizio Rondolino, Massimo Micucci e Claudio Velardi - hanno anche creato un blog, The front page in cui spesso e volentieri sbeffeggiano gli avversari del sindaco e, comunque, amano andare contro corrente in politica. Spiega il primo, Rondolino: «Renzi mi piace perché mi ricorda il D'Alema del periodo che va dal ‘96 al ‘99, quello che voleva un "Paese normale", quello che sfidava Cofferati sul campo dell'innovazione».

Ed era dalemiano anche Nicola Latorre, che pure aveva provato a convincere l'ex premier a non prendere così di punta il sindaco , all'inizio dell'avventura renziana, quando per la prima volta il «Rottamatore» fece capire che puntava ormai alla segreteria: «Mica vorrete dare il partito a quello?», fu allora la risposta di D'Alema. Il quale, con tutta evidenza, è rimasto dello stesso avviso.

Ora Latorre spiega: «Massimo è rispettabilmente ma inguaribilmente comunista e fa fatica a fidarsi di uno come Renzi». Eppure c'è stato un tempo in cui le cose non andavano così. Nel maggio del 2009, per esempio, tra il fiorentino e D'Alema era tutto un sorriso e uno scambio di complimenti. Come testimonia un pubblico incontro tra i due a Firenze. Dà il via al minuetto Renzi: «La presenza di Massimo oggi ci dà la carica». E il Massimo in questione: «Matteo è come un ciclista in fuga, con il gruppo a un'ora di distanza».

Passano gli anni e i rapporti peggiorano. Renzi a maggio del 2012 pensa di candidarsi alle primarie per la premiership in vista delle elezioni politiche e avvia la grande campagna della rottamazione. Tra i suoi bersagli preferiti c'è D'Alema: «Se ne deve andare chi appartiene a una classe dirigente che ha sempre fatto perdere il centrosinistra. Adesso basta: non si deve fare politica a vita, si può anche andare in pensione».

È chiaro che l'ex presidente del Consiglio non la prende bene. Peraltro è anche contrario al fatto che Bersani modifichi lo statuto e consenta al sindaco di correre alle primarie contro di lui. Ma quando Renzi perde, D'Alema viene rottamato e il Pd non vince le elezioni, l'undici aprile del 2013, l'ex premier varca il portone di palazzo Vecchio per incontrare il sindaco.

Cinquanta minuti in cui i due se le dicono con franchezza, ma si trattano con rispetto reciproco. E da quel giorno sembra che i rapporti migliorino. D'Alema parla a Renzi della sua idea di candidarsi alle europee e del suo sogno di presiedere il Parlamento di Strasburgo, mentre pubblicamente lancia la candidatura del sindaco alla presidenza del Consiglio: «È lui l'uomo giusto, quello che può farci vincere».

Ma Renzi a giugno lascia intendere di essere interessato alla segreteria, visto che palazzo Chigi è occupato. Ed è a quel punto che D'Alema riparte lancia in resta contro di lui. Il sindaco gli replica a brutto muso: «Non ho bisogno del tuo permesso per candidarmi». E i maligni sostengono che con Renzi segretario l'ex premier tema anche per il suo futuro alle europee...

 

 

DALEMA E RENZI MASSIMO DALEMA MATTEO RENZI ALLA LEOPOLDA GIANNI CUPERLOClaudio Velardi Nicola Latorre RONDOLINO E VELARDI

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?