pinotti e graziano

IL TROMBA GENERALI ITALIANI TROMBATO ALLA NATO - CLAUDIO GRAZIANO NON CE LA FA A DIVENTARE PRESIDENTE DEL COMITATO MILITARE DELL’ALLEANZA - QUEL POSTO VA ALL’INGLESE SIR STUART PEACH, SPONSORIZZATO DAGLI AMERICANI (ALLA FACCIA DELLA BREXIT) - LE PROROGHE AD PERSONAM DELLA PINOTTI E GLI HIGHLANDER DEL QUIRINALE 

 

Da www.difesaonline.it

 

Sir Stuart PeachSir Stuart Peach

Il capo di stato maggiore della Difesa italiana, il generale Claudio Graziano, questa volta non è riuscito nel suo intento, ovvero essere eletto presidente del Comitato militare della Nato, il capo dell’organismo che riunisce i capi di stato maggiore delle forze armate dei 29 Paesi alleati.

 

In una riunione che si è tenuta a Tirana, in Albania, il Comitato ha votato a maggioranza per il capo di stato maggiore inglese, il generale dell’Aeronautica Militare Stuart Peach, fortemente appoggiato dagli americani. Quindi questa volta finalmente è toccato all’Aeronautica. All’estero, alla NATO, hanno rispettato le regole e probabilmente anche il merito. Hanno valutato sia il peso nella politica internazionale dei vari Paesi sia le indicazioni degli americani che si erano sempre espressi a favore del candidato inglese. Noi abbiamo sbagliato strategia.

 

PINOTTI GRAZIANO 1PINOTTI GRAZIANO 1

In tutte le questioni calde del mondo è stato davvero difficile, in questi anni, conoscere il parere dello stato maggiore della difesa. Probabilmente è stato pensato che il silenzio dello stato maggiore avrebbe aiutato il raggiungimento del prestigioso incarico NATO. Peccato che il parere della parte militare, sulle questioni internazionali, è molto apprezzato dal mondo anglosassone. In Italia, invece, questa parte la si lascia alla politica, al governo.

 

GUIDO VENTURONIGUIDO VENTURONI

Una strategia di comunicazione che funziona solo in Italia per “ottenere” ma che limita visibilità e soprattutto reputazione fuori dai confini nazionali. Il generale che comanda le forze armate, deve svolgere un ruolo attivo ed andare oltre le questioni tecniche-operative, deve esprimere un “pensiero”, anche alla luce delle informazioni e delle minuziose analisi in possesso.

GIAMPAOLO DI PAOLA GIAMPAOLO DI PAOLA

 

In accordo con la linea decisa dal parlamento e con il capo del dicastero, ha il dovere di esprimere il punto di vista militare sulle questioni internazionali. Deve andare oltre le valutazioni prettamente politiche ed utilitaristiche perché ha il peso e responsabilità degli uomini e donne che rischiano la vita.

 

In precedenza altri due capi di stato maggiore italiani hanno guidato il Comitato Nato, entrambi ammiragli della Marina Militare: l’ammiraglio Guido Venturoni e dopo di lui l’ammiraglio Giampaolo Di Paola.

PINOTTI GRAZIANOPINOTTI GRAZIANO

 

Il generale Claudio Graziano, in Italia, è riuscito nell’impossibile. Nominato capo di stato maggiore dell’esercito sbaragliando più di 10 generali di corpo d’armata più anziani di lui. Diventato capo di stato maggiore della difesa, anche se secondo una rotazione consuetudinaria sarebbe toccato al capo di stato maggiore dell’Aeronautica.

 

LE PROROGHE

L’ammiraglio De Giorgi e poi il generale Preziosa, rispettivamente capo di stato maggiore della marina e dell’aeronautica, hanno dovuto lasciare le proprie forze armate, il giorno in cui cessavano, per limiti d’età, il servizio attivo. Erano le indicazioni precise del premier Renzi: “nessuna proroga per nessuno, senza se e senza ma”.

 

MA CI SONO FIGLI E FIGLIASTRI

TULLIO DEL SETTETULLIO DEL SETTE

Il consiglio dei ministri deliberava il 14 gennaio scorso, su proposta del ministro della difesa Roberta Pinotti, la conferma dell’incarico di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, fino al 15 gennaio 2018, al generale di corpo d’armata Tullio Del Sette; la conferma dell’incarico di capo di stato maggiore della Difesa, fino al 22 novembre 2018, al generale Claudio Graziano; la conferma dell’incarico di capo di stato maggiore dell’Esercito, fino al 25 febbraio 2018, al generale di corpo d’armata Danilo Errico. Per loro la regola Renzi non valeva.

 

GIUSEPPE DE GIORGI GIUSEPPE DE GIORGI

Se per Del Sette la decisione se nominare il suo successore o confermare lui stesso al suo posto era veramente urgente (l’Arma non poteva restare neanche un giorno senza Comandante Generale) per gli altri due vertici di Difesa ed Esercito c’era ancora più di un mese di tempo per decidere. Ma le continue incertezze del momento hanno spinto con tutta probabilità il ministro della Difesa Roberta Pinotti ad accelerare i tempi, anzi ad anticiparli.

PASQUALE PREZIOSA  PASQUALE PREZIOSA

 

Tutto questo in controtendenza con l’indirizzo «renziano citato», che non vedeva di buon occhio le proroghe negli incarichi pubblici preferendo di gran lunga il rinnovamento. Tutto come prima, si è rispolverato il classico «decreto milleproroghe», istituto tanto criticato nei precedenti governi. Forse perché De Giorgi e Preziosa erano gli unici che si facevano sentire nei tavoli che contavano ed erano molto apprezzati all’estero? Non erano “Yes Man”. Non erano buoni: erano una spina nel fianco, perché dicevano la verità.

 

graziano pinotti1graziano pinotti1

TORNIAMO AL GENERALE GRAZIANO

L’estensione di un anno e nove mesi dell’incarico avrebbe consentito al generale Graziano di potersi candidare ad un ruolo internazionale di primo piano come la presidenza del Comitato militare della Nato, oppure a presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea.

 

MOSCA MOSCHINIMOSCA MOSCHINI

Saltato quello alla NATO il generale Graziano potrebbe ambire a quello Ue proprio come il generale Rolando Mosca Moschini, che oggi è al Quirinale nel ruolo di consigliere per gli affari del Consiglio supremo della Difesa, presieduto dal capo dello Stato.

 

Mosca Moschini, che a marzo compirà 78 anni, potrebbe con un po’ di immaginazione lasciare l’incarico al Quirinale proprio a Graziano il quale, se riuscisse a ricoprire un incarico internazionale a Bruxelles, rientrerebbe a Roma nel 2021 e quindi sicuramente, perché in Italia, prenderebbe la carica degli “highlander”, gli ultimi immortali che stanno in carica fino alla veneranda età di 80 anni.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...