donald trump mario draghi angela merkel

TRUMP ATTACCA LA BCE E I LEADER EUROPEI DOVE SONO? - DRAGHI BERSAGLIATO DAL PRESIDENTE USA DIMOSTRA ANCORA UNA VOLTA CHE L'UE NON HA UNA POLITICA COMUNE PER L'ESTERO, IN UNA FASE IN CUI LE TENSIONI GEOPOLITICHE SONO TORNATE FORTISSIME - BRUXELLES NON RIESCE A INSERIRSI NEI GRANDI DOSSIER INTERNAZIONALI, DAL MEDIORIENTE ALL'IRAN, DAL GOLFO ALLA CINA: RIESCE SOLO A ROMPERE LE PALLE ALL'ITALIA...

 

Danilo Taino per “l’Economia - Corriere della sera

 

Mario Draghi ha dato poca importanza al tweet con il quale Donald Trump lo accusava, martedì scorso, di volere indebolire l' euro nei confronti del dollaro a scopo competitivo. Almeno in pubblico. Saggiamente, si è limitato a ribadire che la Banca centrale europea ha un target per l' inflazione ma non per il tasso di cambio della moneta unica (cioè non agisce né per deprezzarla né per rafforzarla). Resta però il fatto che quando dalle due sponde dell' Atlantico corrono accuse di svalutazioni competitive vuole dire che qualcosa non funziona. E a muoversi in modo ondivago non è solo l' uomo della Casa Bianca: anche sul versante europeo, qualcosa non funziona.

MARIO DRAGHI DONALD TRUMP

 

Iniziamo da Washington, dove le cose sono meno intricate. Nella tattica di confronto-scontro bilaterale con tutti, Trump mette in campo il suo potere e quello degli Stati Uniti in un modo e con una misura che i presidenti precedenti avevano evitato. Con il tweet contro Draghi ha mirato a due obiettivi. Uno interno, per fare pressione sulla Fed affinché anch' essa torni a stimolare l' economia, quella americana: precisamente, affinché tagli i tassi d' interesse, che negli Usa sono più alti - tra il 2,25 e il 2,5% i fondi federali di riferimento - rispetto ai livelli zero e negativi nell' Eurozona, essendo i cicli economici delle due aree fuori sincrono.

 

Il secondo obiettivo del presidente americano era rivolto all' Europa nel suo insieme, dal momento che Trump è convinto che gran parte del mondo, Vecchio Continente compreso, viva sulle spalle degli Stati Uniti e impieghi trucchi, in questo caso l' euro debole, a scapito degli americani.

 

In un quadro di guerre commerciali in parte striscianti e in parte effettive (quella tra Washington e Pechino), una disputa sulle manipolazioni valutarie, in particolare tra le due maggiori monete, dollaro ed euro, rappresenterebbe il salto su un gradino più alto e più pericoloso. Al momento, l' uscita di Trump su Draghi e l' euro resta estemporanea. Il presidente americano, però, difficilmente cambia i suoi giudizi e dunque è probabile che la convinzione di azioni «ingiuste» da parte degli europei e soprattutto della Bce rimanga fissa nei suoi pensieri, pronta a emergere in altre occasioni.

draghi

 

A complicare il tutto è che il presidente americano non sembra avere una vera strategia in fatto di commercio internazionale: minaccia e impone sanzioni ma non è chiaro se abbia un obiettivo finale, un quadro di riferimento al quale approdare.

 

Le tensioni sugli scambi e le incertezze sull' imprevedibilità della Casa Bianca mettono in difficoltà le imprese, indeboliscono le catene di fornitura internazionale, rallentano gli investimenti: la società di analisi Oxford Economics ha scritto in un report recente che nel 2018 gli investimenti esteri diretti globali sono stati pari al 2% del Pil mondiale, il minimo da 24 anni, e che nel 2019 potrebbero scendere all' 1,9%. Una situazione che fa anche vacillare le alleanze globali: il G20 di fine giugno a Osaka si aprirà con un alto tasso d' incertezza, con 18 Paesi irritati dalla guerra commerciale tra le due maggiori economie, quella americana e quella cinese.

draghi merkel

 

Gli Stati Uniti di Trump si presentano insomma come una potenza revisionista, almeno in economia: vogliono cambiare i termini delle relazioni commerciali nel mondo. Curioso per un superpotere dominante.

 

merkel, macron may

Per quel che riguarda la sponda europea dell' Atlantico, non è un caso che Trump abbia attaccato Draghi. Per quanto vicino alla fine del suo mandato, il presidente della Bce è in questo momento l' unico leader europeo a muoversi, a prendere iniziative. In realtà lo fa da quasi otto anni e a lui si può ascrivere una dose consistente del merito di avere condotto la zona euro fuori dalla crisi del debito. Ma la novità del momento è che gli altri leader politici della Ue, quelli di Bruxelles come quelli nazionali, sono assenti per quel che riguarda le vicende dell' economia e della politica internazionali: concentrati sulle nomine nelle istituzioni europee.

trump e macron 2

 

La solitudine di Draghi non produce solo i tweet di Trump. Le sue dichiarazioni della settimana scorsa al seminario della Bce a Sintra sono state le più forti dal famoso Whatever it takes del 2012: ha sostenuto che la banca centrale ha ancora un grande spazio di manovra per stimolare l' economia e fare salire l' inflazione e in questo modo ha messo la politica monetaria su una traiettoria espansiva per un lungo periodo.

 

Chiunque sia scelto come suo successore (dal prossimo novembre) non potrà rovesciare drasticamente e in breve tempo la rotta intrapresa: le reazioni dei mercati sarebbero violente. Per un po' di tempo, dunque, probabilmente almeno fino alle elezioni presidenziali americane del novembre 2020, Trump non potrà aspettarsi dalla Bce una politica di euro forte (potrà insistere con la Fed per una politica di dollaro debole).

 

macron, merkel, trump

Il problema maggiore degli europei sta però nel non avere una politica verso l' estero in una fase in cui le tensioni geopolitiche sono tornate fortissime. Ciò limita in grande misura la possibilità della Ue di inserirsi con credibilità negli affari internazionali. Non solo in scacchieri come quello caldo del Golfo, importante pure dal punto di vista economico. Anche sulle questioni commerciali, nelle quali la Ue difende i principi del libero scambio ma non ha capacità politica per incidere, nello scontro tra Washington e Pechino ma anche oltre. E, qui, Trump è all' attacco e Draghi può fare proprio poco.

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO