donald trump hillary clinton

PRIMARIE FATTE A MAGLIE - IL DUELLO TRA CLINTON E TRUMP SI INFIAMMA. “THE DONALD” ATTACCA SULLO SCANDALO DELLE EMAIL: “HILLARY ANDRÀ IN GALERA, VE LO DICO IO”. LA CLINTON BOMBARDA: ''SE TRUMP DIVENTASSE PRESIDENTE AL CREMLINO FESTEGGEREBBERO”

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

clinton sanders trumpclinton sanders trump

 

I due candidati favoriti se le danno di santa ragione, a botte di “sei pericoloso” e “andrai in galera”, perché siamo ancora dentro le primarie fino al collo, anche se per quattro giorni ancora; se le danno anche i loro seguaci, almeno a voler credere che le botte di giovedì sera al rally di San Jose fossero oneste, e che gli anti Trump non fossero come sembravano dei professionisti della rissa.

TRUMP CLINTONTRUMP CLINTON

 

Certo, Trump vuole vincere nella California sempre democratica, e vuole dimostrare che anche i latinos, gli ispanici, lo votano; Hillary è impegnata su molti fronti, e ha grinta e resistenza ammirevoli. Deve vincere le primarie contro Sanders che le sta proprio addosso, attaccare il rivale repubblicano, continuare a raccogliere quattrini per le elezioni genrali, tenere buono il partito democratico che in parte non si fida più di lei.

 

E' dura, ieri ha deciso la linea contro Trump dei prossimi quattro mesi, ed è partita. Efficace? No, anche secondo giornali che detestano Trump, come il Boston Herald o il Washington Post, perché per certe accuse ci vuole un curriculum limpido e lei non lo ha, ma non ha neanche altra scelta.

bill clinton hillary e donald trumpbill clinton hillary e donald trump

 

Lo ha presentato come discorso importante di politica estera anche perché parlava a San Diego che è piena di militari e famiglie, ma era il pretesto per attaccare la credibilità di Trump come comandante in capo, perché “pericolosamente e incoerente” , privo di vere idee, “solo una serie di esternazioni bizzarre, faide personali, bugie spudorate”, afflitto da “un carattere pessimo e iracondo”, uno, insomma, che “il bottone del nucleare non ti puoi fidare che lo spinga per le ragioni giuste”, addirittura che , se dovesse essere eletto “al Cremlino festeggerebbero”.

 

donald    trumpdonald trump

Argomenti suggestivi, per carità, ma inadeguati e inappropriati al punto in cui è la campagna, visto che l'insultato è il sicuro candidato repubblicano, e non puoi più trattarlo come un velleitario qualunque.

 

Non si fa, soprattutto se sei un ex segretario di Stato che ha mentito e inquinato le prove sull'attacco che a Bengasi ha ucciso l'ambasciatore Stevens e altri tre americani; se hai sulla coscienza il disastro della Siria, l'ascesa dell'Isis, l'incancrenimento dei rapporti con Mosca mai accaduto dalla fine della Guerra Fredda.

donald  trump e megyn kellydonald trump e megyn kelly

 

Non si fa perché Trump è autorizzato a tuonare dall'altro capo della California che “quello che serve è un carattere tosto, i nostri alleati credono ormai che siamo dei cretini”, che quando parla la Clinton “è come prendere il Sominex, lo conoscete? Serve per farsi un bel sonno, si dorme per tutta la notte”, e infine che l'investigazione federale sulle famose email dovrà pur arrivare a una decisione, e che “ Hillary Clinton andrà in galera, deve finire in galera, ve lo dico io, è colpevole, totalmente colpevole”. Che si diranno di qui al primo martedì di novembre?

 

BERNIE SANDERS LAS VEGASBERNIE SANDERS LAS VEGAS

La violenza verbale e non solo della campagna preoccupa i senior adviser di Trump che avrebbero voluto il passaggio alla seconda fase, più tranquilla, da statista, ora che la nomination è fatta. Ma il clima per ora è teso, né il candidato sembra volersi piegare alle regole del politically correct.

 

Riconoscimenti sulla sua esplosiva diversità gli arrivano da giornalisti grandi firme che lo detestano, come Michel Woolf che lo ha incontrato per Hollywood Reporter, o Frank Rich che ne ha scritto un articolo monstre per il New York Magazine.

 

bernie sandersbernie sanders

Non lo sopportano, lo considerano rozzo, ignorante, vanitoso, imbroglione, e via insultando, ma poi Rich titola “Ronald Reagan was once Donald Trump”, Ronald Reagan una volta era Donald Trump, e scrive pagine e pagine nelle quali lo deve paragonare per innovazione e capacità di sfidare l'establishment, cogliendo gli umori profondi del Paese, al glorioso presidente repubblicano.

 

FRANK RICHFRANK RICH

Sentite questa: “Ma gli stili apparentemente opposti celano le somiglianze nella sostanza. Tutti e due hanno portato lo stesso segno di oltraggio agli stessi segmenti arrabbiati dell'elettorato, affrontato la stessa stampa beffarda, attratto alcuni per tempo, offeso le stesse eletes, incluse due generazioni di Bush, fatto fuori avversari politici simili, esposto lo stesso populismo conservatore fondato saldamente sui pilastri del nazionalismo sciovinista,della nostalgia, del disprezzo per Washington, del risentimento razziale.

 

hillary e bill clinton  a chappaqua ny per il memorial dayhillary e bill clinton a chappaqua ny per il memorial day

Tutti e due hanno sopportato il sarcasmo per le acconciature artificiali. “No, il governatore Reagan non si tinge i capelli- lo sfotteva Gerald Ford nel 1976- sta solo diventando prematuramente arancione”. Se a “make America great again”, Reagan bonariamente anteponeva un “let's” per rendere lo slogan meno autoritario, il messaggio ossessivo di Reagan sul declino dell'Impero si ritrova tutto in Trump.”.

 

Rich trova similitudini forti anche nell'atteggiamento del partito repubblicano “ Gli elettori repubblicani riconobbero rapidamente che il loro partito, decimato da Richard Nixon e dal Watergate, aveva trovato il suo salvatore. La base che Reagan aveva coltivato con discorsi alla radio e editoriali su giornali minori era tutta con lui, ma gli esponenti importanti, soprattutto moderati ed East Coast lo ritenevano un cretino. Anche dopo la sua elezione nel 1980 Reagan non fu mai molto amato dai leader del suo partito”.

 

hillary clinton e famiglia a new yorkhillary clinton e famiglia a new york

A Rich non sarà sembrato di scrivere un articolo in lode del candidato repubblicano, è evidente che anche di Reagan continua a non avere un'opinione alta, ma il risultato è impressionante, tanto più sulla Bibbia dei liberal di New York, tra un'istruzione per il week end chic agli Hamptons e un elogio di Bernie Sanders.

 

Poi ci sono gli ammiratori espliciti, come sul Washington Times Monica Crowley, che paragona Trump al Nixon del famoso discorso del disastrato 1969 , quel “ e così questa notte a voi, la grande silenziosa maggioranza dei miei amati americani, a voi chiedo aiuto e sostegno”.

 

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