trump e gentiloni

TRUMP AZZOPPA L’ITALIA – L’EMBARGO AMERICANO ALL’IRAN MASSACRA IL NOSTRO EXPORT: ROMA ERA DIVENTATO IL PRIMO ESPORTATORE EUROPEO A TEHERAN – A RISCHIO COMMESSE MILIARDARIE E SCAMBI ECONOMICI – E CHI PERDE DI PIU’ E’ L’ENI: 60 ANNI FA RUPPE IL MONOPOLIO DELLE SETTE SORELLE PROPRIO CON LA PERSIA

 

Alessandro Barbera per la Stampa

 

TRUMP E IRAN

«L' accordo con l' Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare», commenta amaro l' ormai ex premier Paolo Gentiloni su Twitter. La coincidenza temporale fra i due fatti - la decisione di Trump e il vuoto politico in Italia - sarà oggetto di malizie. È vero, l' Italia non è l' unico Paese che ci perderà: per una volta a reagire compatti contro la linea di Trump sono tutti i grandi dell' Unione, Francia e Gran Bretagna compresi.

 

Ma la batosta peggiore rischia di essere proprio per gli interessi italiani. Vediamo i numeri: dopo la firma dell' accordo sul nucleare, il Belpaese è di fatto il primo partner commerciale dell' Unione a Teheran. Se nel 2011 l' interscambio aveva raggiunto i sette miliardi di dollari, due anni dopo le sanzioni internazionali avevano fatto crollare i volumi a meno di un quinto, appena 1,3 miliardi.

TRUMP IRAN SANZIONI

 

La firma dell' accordo che poneva fine al programma di sviluppo e di arricchimento dell' uranio l' ha di nuovo triplicato: nei primi nove mesi dell' anno scorso l' interscambio è risalito ben oltre i tre miliardi di dollari. Chi ha motivo di preoccuparsi è anzitutto la più grande e strategica delle multinazionali italiane: l' Eni. Negli uffici della compagnia petrolifera di Stato iraniana campeggiano ancora le foto degli ingegneri italiani che sin dal 1957 frequentano le aree di estrazione del greggio.

 

In oltre cinquant' anni i rapporti commerciali fra Italia e Iran non si sono mai interrotti, neppure nei momenti più bui della storia mediorientale, neppure quando - siamo negli anni Ottanta - Iran e Iraq si cannoneggiavano ai confini. Il numero uno di Eni Claudio Descalzi aspettava la revisione del sistema contrattuale e l' effettiva uscita del Paese dalle sanzioni.

descalzi

 

La decisione americana ora lo mette di fronte a un bivio: l' Eni ha interessi consolidati nell' estrazione del greggio nel Golfo del Messico, in Alaska e Texas. La richiesta è quella di interrompere ogni rapporto in massimo sei mesi, pena conseguenze per chi ha rapporti con il sistema bancario americano. Ci manca solo un tweet di avvertimento dell' ambasciatore a Roma, simile a quello che il collega in Germania Richard Grenell ha postato (anche lui) su Twitter, avvertendo le aziende tedesche a interrompere immediatamente le attività a Teheran.

 

L' Eni è solo la più grande e la più nota di una lunghissima lista di aziende che in questi anni hanno ripreso o avviato gli scambio commerciali con Teheran. Per Gentiloni non poteva esserci notizia peggiore prima di lasciare Palazzo Chigi. Tre anni fa fu proprio lui - allora era ministro degli Esteri - a guidare una delegazione di imprese dopo la firma dell' accordo sul nucleare. Ad accompagnarlo c' erano soprattutto le aziende specializzate in infrastrutture: Ferrovie, Ansaldo, Danieli, Fata, Maire Tecnimont, Immergas.

claudio descalzi, renato mazzoncini, alberto nagel incontrano rohani a teheran con renzi

 

Secondo le stime della Sace nel 2019 le esportazioni italiane in Iran avrebbero dovuto recuperare il picco raggiunto nel 2005, quando avevano sfiorato i 2,6 miliardi di euro. Poche settimane fa - era gennaio - Piercarlo Padoan aveva controfirmato al Tesoro un accordo quadro di finanziamento fra Invitalia Global Investment e due banche iraniane, proprio a sostegno degli investimenti italiani.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…