
L'UNICO COLLANTE CHE TIENE INSIEME LA MAGGIORANZA È LA BRAMA DI POTERE - TUTTI GLI SCAZZI INTERNI ALL'ESECUTIVO, A PARTIRE DALL'ODIO TRA SALVINI E TAJANI, CHE HA DEFINITO IL SEGRETARIO DELLA LEGA UNO "SFASCIACARROZZE" E UN "QUAQUARAQUÀ" - MA DOPO IL PASTICCIACCIO BRUTTO SUL CASO ALMASRI, È GELO ANCHE TRA IL MINISTRO DELL'INTERNO, MATTEO PIANTEDOSI, E QUELLO DELLA GIUSTIZIA, CARLO NORDIO - IL GUARDASIGILLI È MAL SOPPORTATO ANCHE DALL'EX COGNATINO D'ITALIA FRANCESCO LOLLOBRIGIDA - MANTOVANO CONTRO TUTTI: È IN PESSIMI RAPPORTI CON NORDIO E CROSETTO, IL QUALE A SUA VOLTA NON SOPPORTA ADOLFO URSO - GIULI-BORGONZONI, TAJANI-CIRIELLI, ABODI-FAZZOLARI: TUTTE LE TENSIONI "IN SONNO"
Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per "Domani"
VORTICE DI MAGGIORANZA - IL GIORNALONE - LA STAMPA
I ministri del governo Meloni vanno a braccetto verso il traguardo tanto ambito di diventare l’esecutivo più longevo della storia repubblicana.
Ma tra veleni e dissapori, la coabitazione è spesso forzata. E se non è odio personale, è forte incompatibilità di carattere e di visione, resa sopportabile solo dall’esercizio del potere.
[...] Ogni intoppo può generare dissapori al livello governativo, insomma. Un altro caso di cronaca, il rimpatrio del generale libico Almasri, ha lasciato strascichi a ogni livello. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo il pastrocchio del torturatore rispedito a Tripoli, non vede più di buon occhio il Guardasigilli, Carlo Nordio.
Il titolare del Viminale mastica amaro. Ritiene di aver eseguito le procedure, prendendo atto delle scelte assunte altrove, a via Arenula, dove detta legge Nordio in asse con la capa di gabinetto, Giusi Bartolozzi.
Anche il sottosegretario Alfredo Mantovano non ama i pastrocchi di Nordio, e già al tempo aveva sconsigliato la promozione della zarina da vice a capo di gabinetto, senza riuscire nell’intento.
Lui e Piantedosi ora sono coinvolti nel caso-Almasri: alla Camera è arrivata la richiesta di autorizzazione anche sul loro conto. Per la cronaca, il numero uno del Viminale ha all’attivo anche un battibecco in cdm con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che gli aveva rinfacciato di non aver sciolto il comune di Bari per infiltrazioni mafiose. Non è solo l’attualità a incidere.
matteo piantedosi e carlo nordio foto lapresse
Ci sono “storie tese” che vanno avanti da tempo, come quella tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il solito Mantovano. Visioni e personalità opposte: irruente e loquace Crosetto, riflessivo e riservato il secondo.
Anche la formazione politica e culturale è diversa. E quindi si sono scontrati spesso sulle nomine più delicate. Nei mesi scorsi è avvenuto sull’indicazione del comandante generale dei carabinieri, alla fine l’ha spuntata Crosetto con il generale Salvatore Luongo.
In passato c’era stato un braccio di ferro durissimo sul comandante della guardia di finanza, dove ha prevalso Mantovano, con Andrea De Gennaro. Anche sugli apparati di intelligence è passata di nuovo la linea del sottosegretario. Il prossimo fronte caldo si aprirà sull’ampliamento, anticipato dal Messaggero, dei poteri del ministero della Difesa, che vuole mettere mano sul controllo sulla cybersecurity.
guido crosetto giorgia meloni matteo salvini
Crosetto non vanta buoni rapporti nemmeno con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Non è un mistero che Urso puntasse alla guida della Difesa, ma si è scontrato con le perplessità del Quirinale per i vecchi rapporti con aziende iraniane. [...]
Una delle tante frizioni tra Crosetto e Urso si è registrata, a inizio anno, sulla cessione di Piaggio Aerospace ai turchi di BayKar.
Il ministro delle Imprese ha rivendicato l’operazione per salvare la società italiana, Crosetto con il suo inner circle ha sostenuto di aver giocato un ruolo decisivo. Urso non gradisce neanche l’attivismo mediatico del collega, che spesso assume posizioni poco ortodosse rispetto a quelle del governo.
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Il titolare della Difesa, da parte sua, fa spallucce: le critiche del numero uno del Mimit vengono derubricate a una sorta di forma di invidia.
Crosetto (come altri colleghi del cdm) sembrerebbe non gradire la gestione di alcuni dei dossier delicati che fanno capo a Urso, come il futuro dell’ex Ilva. La sensazione del co-fondatore di FdI è che la «propaganda» prevalga su Vice litigiosi Una delle più complicate coabitazioni nel governo Meloni si consuma direttamente negli uffici più importanti di Palazzo Chigi.
I due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, sono lo yin e lo yang della destra al potere. Gli scontri a distanza abbondano. Il segretario di Forza Italia ha – nemmeno tanto velatamente – dato del «quaquaraquà» e dello «sfasciacarrozze» al leghista. Proprio in una recente intervista al Corriere della Sera, Tajani ha ribadito: «Quello che usa Salvini non è il mio linguaggio», riferendosi alle politiche in materia di sicurezza. Salvini descrive i forzisti come proni ai desiderata europei.
GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Il Capitano ha preso di mira anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: vuole intestare alla Lega il tema del nucleare, che invece spetta per delega al forzista.
Le tensioni non risparmiano neppure il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e il sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari. Il consigliere di Meloni non ha gradito la sconfitta sull’elezione del presidente del Coni: il ministro aveva puntato su Luca Pancalli poi sconfitto da Luciano Buonfiglio, candidato scelto dal presidente uscente, Giovanni Malagò. Fazzolari lo ha sottolineato con tono gelido davanti ai colleghi di Abodi.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse
Gelo ai ministeri Nelle sedi dei ministeri ci sono poi inquilini, ministri e sottosegretari, abbastanza litigiosi. Alla Cultura c’è una vasta letteratura sul gelo tra il ministro Alessandro Giuli e la sottosegretaria leghista, Lucia Borgonzoni. [...]
Anche nei palazzi della diplomazia c’è bisogno di moltissima diplomazia interna per non far esplodere guerre termonucleari tra ministri e vice.
Alla Farnesina non c’è mai stata intesa tra Tajani e il suo numero due, Edmondo Cirielli (FdI). Il segretario di FI non ha mai digerito l’iper-attivismo del meloniano sul Piano Mattei. La corsa alla Regione Campania ha poi peggiorato i rapporti: Cirielli è sceso in campo dal primo minuto, sfidando la candidatura di Fulvio Martusciello, uomo di fiducia di Tajani.
Lo scontro è andato avanti senza esclusioni di colpi, fino a che il forzista non si è chiamato fuori per le questioni giudiziarie. Le scorie non sono mai state smaltite. Infine, c’è il caso della mozione sulla crisi tra Armenia e Azerbaigian. Cirielli aveva modificato l’atto, inizialmente presentato dal senatore Ivan Scalfarotto (Italia viva), con una versione che non era piaciuta a Tajani. [...]
ALESSANDRO GIULI E LUCIA BORGONZONI
nicola porro - giovanbattista fazzolari - alessandro sallusti