I SOLDI NON FIOCCANO! - LA UE PRENDE A PALLATE L’ITALIA: NIENTE FONDI PER I DANNI DELLA MEGA NEVICATA DELL’INVERNO 2012, DOSSIER DELUDENTE E INCOMPLETO - ALCUNE REGIONI RIMASERO BLOCCATE PER GIORNI, MA PER GLI EUROBUROCRATI NON C’È PROVA DI RIPERCUSSIONI GRAVI - CHI HA SBAGLIATO CON L’EMERGENZA VERA DEL CENTRO ITALIA? - INTANTO LA PROTEZIONE CIVILE PORTA A CASA, INVECE, GLI AIUTI PER IL TERREMOTO IN EMILIA…

Alessandro Farruggia per il "Quotidiano nazionale"

Il dossier neve si scioglie al timido sole di Bruxelles. L'orientamento della Commissione Europea è chiaro: non ci sarà un euro dei 135 milioni attesi per le Marche, l'Emilia Romagna, l'Umbria che a febbraio vennero duramente colpite dall'ondata di gelo. Ed è di poca consolazione il fatto che resteranno a secco anche Roma pasticciona e le Regioni del Sud che furono imbiancate ma certo non squassate da una calamità biblica.

Prima della decisione, attesa a giorni, la Commissione ha richiesto la lettera di chiarimenti inviata dall'Italia a luglio, ma fonti comunitarie che hanno lavorato al dossier la definiscono «molto deludente». Ma c'è anche una buona notizia che arriva da Bruxelles. La Commissione europea oggi proporrà la cifra record di 670 milioni di euro per aiutare la ricostruzione dopo il sisma che ha colpito l'Emilia Romagna, e in misura minore Lombardia e Veneto. Si tratta dell'ammontare più elevato mai mobilitato dal Fondo di solidarietà Ue per uno stato membro colpito da catastrofe. Il finale, lieto, sembra scontato.

Come del resto, sembra scontato, ma non è lieto, il finale della storia dell'emergenza neve. Già a giugno si era capito che si andava verso il rigetto della domanda presentata dalle Regioni. «La richiesta manca delle condizioni fondamentali per essere considerata come una catastrofe regionale» era scritto nella lettera di richiesta di chiarimenti inviata il 20 giugno dalla DgReg (direzione generale affari regionali) di Bruxelles alla Protezione Civile e al ministero degli Esteri.

«La domanda - si osservava - non lascia dubbi sul fatto che per diverse settimane una parte importante del Paese ha vissuto una situazione critica a causa della neve e del gelo. Ma la domanda e i dossier regionali non contengono quasi nessuna prova su ripercussioni gravi e durature (cioè protrattesi per più di un anno) sulle condizioni di vita e sulla stabilità economica dell'area colpita. La richiesta manca quindi delle condizioni fondamentali per essere considerata un disastro regionale».

Capitale è stato il fatto che la richiesta è stata unica e ha coinvolto ben undici regioni accomunando vittime e furbetti. Tutto e il suo contrario. Agli uffici della Commissione avevamo infatti recapitato un conto di 2,7 miliardi di euro di danni, allungato su ottocento pagine di testo nel quale si affermava il coinvolgimento di 13 milioni di cittadini e batteva cassa per accedere al fondo di solidarietà creato dall'Ue nel 2002 per far fronte alle calamità naturali.

Il dossier, inviato il 4 aprile, chiedeva di accedere al fondo a beneficio della regione Marche (danni stimati in 985 milioni di euro), l'Emilia Romagna (473 milioni di euro), l'Umbria (357 milioni di euro). Ma anche del Lazio (268 milioni di euro) e l'Abruzzo (240 milioni di euro), e così il Molise (164 milioni di euro), la Toscana (34 milioni), la Puglia (43), la Basilicata (ben 92), e persino la Calabria (17 milioni di euro). Inserire troppe richieste in tempi di vacche magre faceva correre seriamente il rischio che Bruxelles dichiarasse l'intero dossier irricevibile. E infatti andrà a finire così.

 

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