MA VALEVA LA PENA DI VOTARE GRILLO PER TROVARSI IL DEMOCRISTO PRODI AL QUIRINALE?

Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Dario Fo, Milena Gabanelli, Beppe Grillo, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi. Stefano Rodotà, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky. È la rosa di nomi - pubblicata in rigoroso ordine alfabetico - venuta fuori dalle quirinarie, le elezioni on line indette dal Movimento 5 stelle per scegliere il presidente della Repubblica. Il secondo turno è domani: di dieci nomi ne resterà uno. Quello che i parlamentari pentastellati si impegnano a portare in Parlamento. Almeno fino a un certo punto.

Perché non tutto è così liscio, nel mondo a 5 stelle. Anzi. Dopo gli attacchi hacker che hanno costretto a ripetere il voto, dopo il mistero sul corpo elettorale, quel che si è venuto a sapere ieri è solo che gli aventi diritto sono 48mila. Non 350mila, come andavano ripetendo gli eletti in Parlamento. Non 400mila, come ipotizzava venerdì Laura Castelli. Molti molti di meno.

Massimo Artini, deputato e imprenditore informatico (colui che qualche settimana fa è stato a Milano a parlare con Casaleggio) la spiega così: «I registrati sono diversi dai certificati. Per le parlamentarie erano registrati 225mila, ma attivi 30mila. Facendo le debite proporzioni, ora siamo a circa 450mila registrati e 50mila certificati, con i documenti inviati e la mail di conferma». Ma allora perché non dire quanti hanno realmente votato? Mistero. A questo nessuno risponde.

C'è poi l'imbarazzo sui nomi. Prodi e Bonino sono - per parlamentari e attivisti - personaggi della «vecchia politica». «Ma siamo pazzi? Eliminateli!», scrivono in molti sul blog. Perfettamente riassunti da Salvo di Bologna: «Prodi è l'inconfutabile segno che all'interno del Movimento c'è una corrente leccaculo-bersaniana che è come la gramigna».

Torna la paura dei troll, degli infiltrati che potrebbero deviare il Movimento dal suo percorso naturale. Lo stesso Grillo, meno di un anno fa, aveva definito una possibile elezione di Emma Bonino come «emanazione dei partiti», promettendo che il Movimento l'avrebbe scongiurata. Il vicecapogruppo Riccardo Nuti avverte: «Informatevi sulla Bonino e Prodi, di aspetti negativi ne hanno tantissimi».

Roberto Fico dice: «Quei nomi non mi piacciono, sono legati al sistema degli ultimi 20 anni, io ho votato il medico Patrizia Gentilini. Ma è la nostra democrazia, chiunque vinca lo porteremo fino in fondo». E se vincesse qualcuno che non ha chance di passare, e invece Prodi che è comunque nella rosa - potesse farcela, alla quarta votazione cosa voterebbero i 5 stelle?

«Faremo una riunione, potremmo richiedere alla Rete». Perfino l'ortodosso Fico dice che, insomma, si vedrà. Il che aumenta a dismisura le possibilità dell'ex premier. Tanto che sul blog qualcuno sospetta: «E se fosse tutta una manovra di Grillo e Casaleggio? Se pilotassero il voto d'accordo col Pd?».

L'ideologo Paolo Becchi non si dà pace: «Se il nuovo che avanza è Romano Prodi siamo messi male. E poi Grillo che c'entra? Se non può stare in Parlamento per le regole del Movimento, tanto meno potrà fare il presidente», twitta furioso. D'accordo con lui il deputato Manlio Di Stefano («Grillo ha precedenti penali e noi abbiamo detto niente condannati»), mentre i parlamentari no Tav se la prendono con Caselli e molti esaltano Gino Strada, che ieri - ospite a Rai3 - ringraziava: «Il mio nome è un riconoscimento a Emergency ». Domani si rivota. In quanti, probabilmente, non lo sapremo mai.

 

 

prodi - grillo mortazzaBEPPE GRILLO E ROMANO PRODI grbe40 bianca berlinguer emma boninoPAOLO BECCHI

Ultimi Dagoreport

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin terre rare

FLASH! – L’EX COMICO ZELENSKY SI È RIVELATO MOLTO PIÙ ABILE DI TANTI DIPLOMATICI - LA POLIZZA SULLA VITA DELL’UCRAINA È STATA LA FIRMA DELL’ACCORDO SULLE TERRE RARE, CHE RAPPRESENTA UNA “GARANZIA DI SICUREZZA” DI AVERE TRUMP DALLA SUA PARTE - COME POTRANNO GLI AMERICANI PERMETTERE A PUTIN DI PRENDERSI IMPIANTI E MINIERE IN COMPROPRIETÀ USA-UCRAINA? L’INTESA SUI MINERALI HA SORPRESO "MAD VLAD": ERA CONVINTO CHE ZELENSKY NON AVREBBE MAI MESSO DA PARTE L’ORGOGLIO, FERITO CON L’UMILIAZIONE ALLA CASA BIANCA…