1. FUORI GIOCO I VECCHI POTERI FORTI FIAT E MEDIOBANCA, TOCCA AI NUOVI RAMPANTI COME DELLA VALLE (TOD’S), MARIO GRECO (GENERALI), ANDREA GUERRA (LUXOTTICA), RENZO ROSSO (DIESEL), NOVARI (H3G), ETC. SOSTENERE LA SVOLTA DI MATTEUCCIO RENZI 2. IL RAPPORTO CON QUESTI SIGNORI APRE LE STRADE VERSO LA GRANDE FINANZA OCCIDENTALE, QUELLA A STELLE E STRISCE IN PARTICOLARE, DOVE IL ROTTAM’ATTORE HA E VUOLE AVERE I MAGGIORI CONTATTI. E DOVE INTENDE FAR VALERE PRESTO LE SUE RAGIONI, COME HA DIMOSTRATO IMPUGNANDO PUBBLICAMENTE LA POLEMICA SULL’ALLARME RATING LANCIATO DA STANDARD & POOR’S SULLE GENERALI DELL’AMICO GRECO 3. A COSA SERVIRÀ IL POTERE DI RENZI A DELLA VALLE? SARA’ DECISIVO NELLA PARTITA, TUTTORA IN ATTO, DEI NUOVI EQUILIBRI DI RCS MEDIAGROUP. UNO SCONTRO DOVE DELLA VALLE SI È MESSO DI TRAVERSO AI PIANI DI JOHN ELKANN, APPOGGIATO DA MEDIOBANCA

1 - QUEI FINANZIERI RAMPANTI CHE CAVALCANO LA SVOLTA PD
Marcello Zacchè per "il Giornale"

Il neo segretario democratico Renzi non è sostenuto dai tradizionali poteri forti: ormai Fiat e Mediobanca sono fuori dai giochi. Tocca ai nuovi capitalisti di mercato come Della Valle
Con Matteo Renzi seduto sul posto che fu di Bersani e, per eredità naturale, anche di D'Alema o Fassino, cambia il riferimento economico finanziario del Partito democratico: dalle coop rosse al mercato. O, se si preferisce, da Unipol si passa alle Generali.

Da quel celebre «abbiamo una banca» dell'allora segretario Ds Piero Fassino - estrapolato da una conversazione del 2005 con il numero uno di Unipol Giovanni Consorte che gli annunciava la scalata alla Banca nazionale del lavoro - Renzi ha preso tutte le dovute distanze. Non lo ha fatto direttamente. Ma lo ha rimarcato tanto nella sostanza dei suoi riferimenti a un mercato finanziario regolato e moderno, quanto nella vicinanza a soggetti «diversi». Sicuramente nuovi per il capitalismo nazionale, impegnato nell'evoluzione dall'era dei patti di sindacato a quella delle public company .

Non è un caso che proprio D'Alema abbia evocato l' establishment finanziario come uno dei sostegni di Renzi. Scegliendo una sintesi che però, come tale, è inesatta. Perché il sindaco di Firenze non è sostenuto dai tradizionali «poteri forti» quali Fiat, l'Eni o Banca Intesa. O Mediobanca, che pure ieri (per mano della controllata Securities) ha scritto in un report che «la larga maggioranza che Renzi ha ottenuto debba essere vista positivamente».

Non è questo il punto, perché tali poteri non sono più tali e tantomeno posso essere forti. Il sistema di relazione dei patti di sindacato di Mediobanca è finito; la Fiat di Marchionne è ormai concentrata su Usa e Brasile; la Banca Intesa di Bazoli non ha più né la forza né il ruolo per proporre operazioni di sistema.

Il contesto finanziario di Renzi è un altro: è quello del grande capitale internazionale, dei fondi d'investimento e dei manager multinazionali. Un mondo del quale il gestore di Algebris Davide Serra, uno dei consiglieri finanziari di Renzi, non è che una spia illuminata per indicare ben altri capitali. Mentre manager come l'ad delle Generali Mario Greco (pubblicamente lodato per il lavoro che sta facendo a Trieste), o come il capo di Luxottica Andrea Guerra (new entry 2013 alla Leopolda) rappresentano l'essenza del passaggio dal capitalismo familiare o di relazione a quello di mercato.

In linea con quanto sostiene Diego Della Valle, rottamatore dei salotti buoni del Corriere e di Piazzetta Cuccia che, anche da presidente della Fiorentina, sta tutto dalla parte di Renzi. Il rapporto con questi signori apre le strade verso la grande finanza occidentale, quella a stelle e strisce in particolare, dove Renzi ha e vuole avere i maggiori contatti. E dove intende far valere presto le sue ragioni, come ha dimostrato impugnando pubblicamente la polemica sull'allarme rating lanciato da Standard & Poor's sulle Generali dell'amico Greco.

Si capisce che è una musica ben diversa da quella suonata fino a poco fa dalle parti del Pd. A cui, prima come Pds, poi come Ds, sono addebitate una serie di débâcle : si va dalla razza padana che nel 2000 ha lanciato l'Opa su Telecom dando il via al declino del gruppo; al rapporto incestuoso tra enti locali e banca in quel del Monte dei Paschi di Siena; fino al polmone finanziario delle coop che ha prodotto nel 2005 il fallimento Unipol-Bnl, mentre in queste ore cerca di portare a termine un'operazione, la fusione con Fonsai, dalle cui carte uscite dalla procura di Milano emerge più di un particolare inquietante.

Non può essere un caso che nella terra delle coop, l'Emilia Romagna, nelle primarie per gli iscritti al Pd del 17 novembre Gianni Cuperlo avesse vinto con percentuali dal 42 al 46%.Forse era anche l'estrema difesa di un sistema di interessi economici che si sentiva minacciato. Ma Renzi sembra aver deciso: per parlare di finanza non si telefonerà più a Bologna, ma si chiamerà Trieste.

2 - DELLA VALLE, DUE OPZIONI: MEDIOBANCA E RENZI
Andrea Giacobino per il suo blog, http://andreagiacobino.wordpress.com/

Da domenica mattina Diego Della Valle è un uomo più felice: con Matteo Renzi nuovo leader del Pd, l'imprenditore marchigiano sa di avere un alleato prezioso. Il patron di Tod's non ha mai fatto mistero delle sue simpatie verso Renzi, condivise peraltro anche da altri big del fashion system nostrano, come Renzo Rosso, il guru dei jeans della Diesel. A cosa servirà il potere di Renzi a Della Valle? Facile pensare che il patron della Fiorentina conti sull'appoggio del "suo" sindaco nella partita, tuttora in atto, dei nuovi equilibri di Rcs MediaGroup. Uno scontro dove Della Valle si è messo di traverso ai piani di John Elkann, appoggiato da Mediobanca.

Ma proprio da Piazzetta Cuccia potrebbe arrivare qualche sorpresa, quella banca che Della Valle ha visitato pochi giorni fa per una colazione con l'amministratore delegato Alberto Nagel. Fra pochi giorni infatti, c'è un appuntamento importante per Della Valle e Mediobanca. Il 20 dicembre, infatti, scadrà l'opzione call che il patron di Tod's ha ancora in tasca per comprare 12,2 milioni di titoli Mediobanca, pari all'1,42% del capitale. La call option, esercitabile a uno strike price di 5,8 euro, aveva visto la cassaforte di Della Valle (la Diego Della Valle & C.) pagare un premio di quasi 19 milioni.

Quella stessa opzione era stata sbandierata dall'imprenditore due anni fa, quando uscì in polemica dal patto di sindacato di Mediobanca, sottolineando come oltre allo 0,48% detenuto come partecipazione stabile nell'istituto, avesse ancora in tasca la possibilità di comprare altri titoli. E così salire nell'azionariato. Della Valle quella carta lo scorso anno non l'ha giocata. Con un costo significativo, perché il mancato esercizio dell'opzione, al 20 dicembre 2012, quando il titolo Mediobanca viaggiava attorno ai 4,6 euro, è costato 11,4 milioni di decremento di valore nei conti della cassaforte oltre a 3 milioni secchi di oneri finanziari.

Ora le cose sono cambiate. Il titolo di Mediobanca viaggia stabile sopra i 6 euro e al patron di Tod's esercitando l'opzione conviene comprare a minor prezzo. Inoltre il patto di sindacato dell'istituto si appresta ad essere rinnovato e ad essere più leggero. Così molti grandi (Fonsai, Assicurazioni Generali e i Pesenti in parte) e piccoli soci usciranno e Nagel cerca nuovi azionisti. Le cose sono cambiate a Piazzetta Cuccia. E c'è anche Renzi. Anche la sua opzione è, per Della Valle, "in-the-money".

 

RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE RENZI E DELLA VALLE DIEGO DELLA VALLE CON SCARPE TODSmario greco ANDREA GUERRARENZO ROSSO Renzo Rosso Diesel john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano PAGLIARO NAGEL VELTRONI E DALEMA

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