IL CORPUS DOMINI-O - IL BOOM DEI DOMINI WEB RELIGIOSI: “.CATHOLIC”, “.ISLAM” E “.BUDDHIST” - IL VATICANO, GIÀ BERSAGLIATO IN RETE DA BLASFEMIE E IMITATORI, SI È AFFRETTATO A METTERE SUL TAVOLO DELLA SOCIETÀ ICANN (CHE GESTISCE I DOMINI) 150 MILA € - PECCATO PERÒ CHE, OLTRE A NON ESSERE COMPROVATA L’AFFIDABILITÀ DELLA ICANN, QUESTA MOSSA POTREBBE RIVELARSI UN BOOMERANG, FRA CONFLITTI CON GLI ALTRI CATTOLICI E ALTRI CASINI FINANZIARI...

Marco Ventura per "la Lettura - Corriere della Sera"

Il Vaticano chiede di registrare il dominio .catholic sul web: 150 mila euro per un monopolio che rischia di essere illusorio. La società che controlla i nomi di dominio Internet ha annunciato che, oltre ai classici .com o .org, autorizzerà siti con estensioni corrispondenti a Chiese e religioni. Si apre l'era di «.catholic», «.islam» e «.buddhist». Può sembrare un fatto di superficie, un aggiustamento di forma. L'annuncio è invece il simbolo di una trasformazione profonda.

Da sempre i mezzi di comunicazione interagiscono con la religione. Il processo è circolare: nuove fedi ispirano nuovi modi di comunicare, che a loro volta generano una nuova religione. È avvenuto con l'invenzione della stampa e il protestantesimo. Sta avvenendo ora, con la rete telematica. Lo spazio virtuale è ormai un luogo decisivo per i credenti. È lì che si guadagnano visibilità e riconoscimento; è lì che si coagula una nuova religiosità, come ha suggerito Carlo Formenti sul «Corriere» del 12 giugno.

Per secoli le Chiese hanno chiesto allo Stato di garantire il proprio monopolio e le proprie istituzioni, e hanno difeso contro lo Stato la propria libertà, mentre le sette tentavano di sfuggire al controllo, oppure, più recentemente, di ripararsi all'ombra dello Stato medesimo. L'organizzazione della fede è stata questione di diritto pubblico: da decidersi nei parlamenti, nei ministeri, in tribunale. Con la crisi dello Stato e dell'idea di territorio ad esso associata, si sono affermati nuovi canali di riconoscimento e di minaccia. Internet è tra questi il più potente.

Nella rete, profeti e dissidenti sfidano le istituzioni religiose; nella rete, le tradizioni si rinserrano. Per resistere nel mondo globale, le istituzioni religiose devono stare efficacemente nella rete. La strutturazione del web e l'organizzazione del mercato religioso globale s'intrecciano. Non più soltanto diritto pubblico, il diritto della religione è sempre più diritto del web.

Spetta ormai a Icann, la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, arbitrare la competizione tra credenti, confessioni e religioni. Questo soggetto ibrido, ex Ong di dubbia indipendenza, detiene un potere cruciale per le fedi. Con esso si rinnova la battaglia bifronte dei credenti per il riconoscimento e per la libertà. Icann può infatti difendere la libertà degli internauti, ivi compresa quella dei fedeli ribelli, e mettere in pericolo le ortodossie religiose, o può al contrario soccorrere i monopoli restringendo gli spazi.

Gli ideali intersecano il business. La miniera dei vecchi domini si sta esaurendo: aprendone di nuovi, Icann cerca filoni vergini da sfruttare. È una strategia spregiudicata, sostiene l'esperto di diritto dei media Andrea Monti. Quanti soldi freschi entreranno da Chiese e società commerciali timorose di perdere il controllo?

Sembra che Coca-Cola non stia al gioco, ma la maggior parte, Fiat e Canon ad esempio, ma anche le città di Parigi e New York, ci sta. Su Arabnews.com l'apertura di siti con estensioni .islam è stata salutata come una grande opportunità. Tanto più che Icann ha annunciato l'apertura di domini in arabo, oltre che in hindi, ebraico e cinese. I credenti si organizzino e occupino ogni spazio possibile per impedire che .islam cada in mani sbagliate.

Se l'Islam, privo di una gerarchia unificante, reagisce dal basso, la Chiesa cattolica ha adottato una strategia di vertice. Il 13 giugno scorso il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali ha messo sul tavolo i quasi 150 mila euro necessari per la domanda di registrazione dell'estensione .catholic, anche in caratteri cirillici, arabi e cinesi. Già dieci anni fa, il Pontificio consiglio si espresse sulle «opportunità e sfide» di Internet e stigmatizzò «la proliferazione, che a volte crea confusione, di siti web non ufficiali che si definiscono "cattolici"».

Dieci anni dopo, la disponibilità di un dominio .catholic ha ingigantito il timore dell'effetto disgregante del Web sull'unità cattolica. Per questo la Santa Sede si è prontamente candidata al monopolio digitale: il controllo del dominio, ha spiegato il segretario del Pontificio consiglio, l'irlandese Paul Tighe, consentirà di «autenticare la presenza cattolica online», di rafforzare la coesione e l'organizzazione della Chiesa, e di far sì che «la struttura ufficiale della Chiesa possa essere rispecchiata nello spazio digitale». L'asse tra Icann e autorità vaticane, sperano a Roma, costituirà un efficace meccanismo di accreditamento canonico dei soggetti cattolici abilitati a presentarsi come tali in rete.

Le incognite legate all'apertura di domini «religiosi» restano tante. Le religioni e le Chiese prive di una rigida struttura centrale, dai buddhisti agli ebrei, dai protestanti ai sikh, sono naturalmente più esposte al rischio, ma anche più a loro agio nella fluidità della rete. Viceversa l'ambizione vaticana di usare l'estensione .catholic per alzare la barriera contro un cattolicesimo selvaggio rischia di rivelarsi illusoria. Intanto perché la disciplina giuridica dei domini di primo livello (i generic top-level domains), come appunto .catholic, e le stesse competenze di Icann, sono tutt'altro che certe.

In secondo luogo, per le tensioni che deriveranno dalle inevitabili appropriazioni abusive, o semplicemente dai diritti dei tanti cattolici, ad esempio anglicani, che non riconoscono il monopolio di Roma. Infine, le complicazioni connesse alla gestione del servizio, delle infrastrutture e dei relativi capitali rischiano di rivelarsi una trappola per un cattolicesimo già invischiato negli scandali finanziari.

La struttura della comunicazione digitale e l'organizzazione delle religioni si inseguono, in una centrifuga di impulsi spesso confliggenti: tendono alla libertà i credenti come vi tende la rete; hanno bisogno di regole e istituzioni le fedi come ne ha bisogno il web. All'istinto proprietario delle religioni risponde quello di chi vende spazio telematico. Dopo Gutenberg e la stampa, il cristianesimo non è più stato lo stesso. Tocca ora all'era digitale cambiare per sempre la religione.

 

RATZINGER SU IPHONE jpegLOGO ICANN jpegGIOVANNI PAOLO II AL PC jpegFOTOMONTAGGIO IL PAPA CON LIPAD jpegJOSEPH RATZINGER TARCISO BERTONE_2COCA COLA Logo "Fiat"

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…