LA VENDETTA DEL BANANA - DALLA BRACE A PANNELLA: UN REFERENDUM PER TAGLIARE LE GAMBE ALLE TOGHE ROSSE

Ugo Magri per "La Stampa"

Berlusconi è piombato nella notte a Roma perché in giornata conta di vedere Pannella. Non solo il leader radicale: nel giro di Arcore si ipotizzano colloqui segreti con esponenti Pd, nel tentativo di capire che cosa ne sarà del suo seggio di senatore.

Ma l'incontro con il leader radicale prefigura scenari politici ad alto tasso di imprevedibilità. Vorrebbe dire che il Cavaliere non crede più (o crede pochissimo) alle mediazioni, è già sicuro che la Giunta lo farà decadere dal Parlamento, dà come inevitabile la crisi di governo e dunque si prepara a sostenere in prima persona i referendum sulla giustizia messi in campo da Pannella. Che sono quanto di peggio si possa augurare la magistratura, secondo alcuni un colpo mortale al potere delle toghe (e non solo della casta più politicizzata).

Una ritorsione nei confronti della Suprema Corte, che giusto ieri gli ha rovesciato addosso le motivazioni della condanna? Sì, certo, c'è anche un sentimento di vendetta, sfogato nella telefonata a «Studio Aperto» subito dopo avere letto le 208 pagine «allucinanti e fondate sul nulla». Inutilmente Letta (lo zio Gianni) e Bonaiuti hanno tentato di frenarlo: accanto al Cavaliere c'erano in quel momento i «quattro dell'Ave Maria», vale a dire Verdini, Capezzone, Bondi e la Santanché, il cui influsso si è fatto sentire sul padrone di casa.

Eppure la svolta referendaria, vivamente sconsigliata dagli avvocati Ghedini e Coppi, frenata nei limiti del possibile dalle «colombe» che ancora sperano nel compromesso, giudicata un fatale errore e forse definitivo di Berlusconi sul Colle più alto, non è semplicemente legge del taglione. Sottintende una sfida ancora più drammatica. Minaccia di alzare alle stelle il livello dello scontro.

È come se il Cavaliere mandasse a dire a Napolitano, a Letta, al Pd: o voi mi concedete di tornare immediatamente alle urne per ricevere dal popolo una nuova legittimazione più forte delle mie condanne; oppure sappiate che presto dovrete fare i conti con cinque quesiti sulla giustizia molto ben formulati, su cui la Consulta nulla potrà obiettare, politicamente per voi devastanti, in grado di trasfigurarmi nella vittima dell'ingiustizia...

Pannella, che nella sua carriera ha cavalcato tutte le tigri, perfino le più indomabili, già pregusta una campagna referendaria infuocata come ai vecchi tempi, l'Italia che si divide pro e contro, i radicali più che mai nel vivo della lotta.

In realtà Berlusconi, che nell'animo rivoluzionario non è, si accontenterebbe di molto meno, anche semplicemente di un rinvio «sine die» della sua decadenza da senatore. Sa che a novembre, quando scatterà l'interdizione dai pubblici uffici, dovrà lasciare comunque il Parlamento. E tuttavia non tollera di esserne cacciato dal Pd con il marchio dell'intoccabile.

Per cui da una parte dice ai suoi negoziatori «se voi mi garantite il risultato, okay, procedete pure con i vostri colloqui»; dall'altra fa irruzione come è avvenuto ieri sulle sue reti e da lì minaccia l'apocalisse: «Se qualcuno pensasse di eliminare con un voto in Giunta il sottoscritto, cioè il leader del primo partito (nei suoi sondaggi, ndr), allora si sarebbe davanti a una ferita profonda della democrazia... Milioni di italiani non lo consentirebbero».

Nemmeno l'abolizione dell'Imu al Cavaliere basta più. Anzi, la considera con molto sospetto. Capezzone gli ha messo una pulce nell'orecchio, per cui «vigileremo», promette, «su questa service tax» in modo che non si risolva in una beffa per i proprietari di case. Inoltre ha capito che Alfano ci ha fatto una gran bella figura, però poi il conto rischia di pagarlo lui. Doppiamente.

Primo, perché il Pd sconfitto sull'Imu diventerà intrattabile nella Giunta delle elezioni, quando dovrà votare sulla decadenza. Con Epifani, guarda caso, durissimo («Non c'è qualcuno più uguale degli altri, la Giunta si riunirà, valuterà le ragioni della difesa e poi deciderà»).

Secondo, perché il decreto sull'Imu a Berlusconi lega le mani, gli rende più difficile causare la crisi. Se lui facesse cadere il governo, addio cancellazione dell'odiata tassa; anzi, per colpa del Pdl, gli italiani dovrebbero pagare la rata di dicembre, e pure quella di giugno. Per non parlare dell'Iva...

 

Silvio Berlusconi e Marco PannellaPannella e Berlusconi visti da Benny per Liberonapolitano giorgio BERLUSCONI-PANNELLA BY GIANNELLICASSAZIONE as x antonio espositoToghe RosseFRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO