AI VENETI NON RESTA CHE FARSI UNA BELLA LEGA (AUTONOMISTA) - LA “FESTA DEI VENETI NONA EDISION” E’ UN RADUNO DI INDIPENDENDISTI CHE SOGNANO I VOTI EX CARROCCIO - GENTE “TOSTA”, PER LORO ZAIA, TOSI E I LUMBARD SONO DEI PERICOLISI “TERRONISTI” - ARRIVA IL MOVIMENTO DI SINDACI E IMPRENDITORI VENETI? WHY NOT! IN POLE PER LA LEADERSHIP L’EX VICEPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA ANTONIO COSTATO - “INDIPENDENZA VENETA” VUOLE IL REFERENDUM…

Erminia Della Frattina per Il Fatto

In Veneto sono tanti gli orfani della Liga veneta che dopo aver elaborato il lutto si stanno riorganizzando, ora che il partito della secessione è sbriciolato e parcellizzato in molti rivoli.
Così finché aziende e municipi battevano bandiera leghista e il leone di San Marco sventolava dai pennoni delle villette, l'illusione che al di là della simbologia ridondante ci fosse "qualcuno che si occupava del territorio" era smagante ma fortissima. Ora i veneti "sono diventati come i panda in estinzione, ma senza un'agenzia di appeal come il Wwf e senza la stessa possibilità di accedere ai finanziamenti" racconta Carlo Melina, giornalista e videomaker.

Ed è così che alla "Festa dei veneti nona edision" organizzata dall'associazione culturale "Veneto nostro - Raixe venete" a Sitadela (Cittadella) questo fine settimana quel grumo di lingua, cultura e tradizioni locali che per nove anni è stato il basamento della tre giorni, cederà il passo alla ruvida concretezza dei problemi reali, a cominciare dalla congiuntura economica che qui ha spazzato vite umane.

"Il Veneto ha pagato un tributo altissimo alla crisi in termini di suicidi, aziende che chiudono e sistemi economici da ripensare" dice Melina, che alla festa presenterà l'anteprima del documentario: "Via col veneto" girato e prodotto da lui assieme a Francesca Carrarini. Il giornalista misura subito la giusta distanza dal Carroccio: "Non ho mai votato Lega" ma strizza l'occhio (come tutta la festa) ai movimenti indipendentisti proliferati come funghi nel vuoto lasciato dalla Lega.

Il parterre della festa di Cittadella, che alle prime edizioni raccoglieva 2mila persone ma oggi ne calamita oltre 50mila ("el più gran evento dea cultura veneta" si legge nel sito) è quello che rinfaccia a Tosi di avere la bandiera tricolore appesa in ufficio, alla Lega di non essere mai stata davvero movimento indipendentista e aver preso troppi ordini dai lombardi, al governatore Zaia di non aver mai fatto nulla - nonostante la provenienza politica - per sostenere le proposte indipendentiste, che vanno dal referendum per l'indipendenza del Veneto alla promozione di libri di scuola che parlino della Serenissima repubblica, all'incentivazione del dialetto nelle scuole.

Non è un caso che Zaia quando è salito sul palco della festa nel 2008 è stato abbondantemente fischiato, e così anche il suo assessore leghista al bilancio Roberto Ciambetti nel 2010. Anche la scelta di Cittadella ha un senso preciso, è il paese nel Padovano dove è stato sindaco per due mandati l'onorevole Massimo Bitonci, che rappresenta l'anima più indipendentista della Liga veneta (quando è stato eletto apparteneva alla lista civica San Marco); il suo successore, il leghista Pan, fortemente voluto da lui, sarà sul palco venerdì sera.

"É evidente la speranza degli organizzatori della festa di scippare elettorato leghista a favore dei movimenti indipendentisti, o di un altro partito che magari si costituirà a breve" chiosa Melina. L'allusione è alla nuova formazione in embrione - sottopelle alla Liga - che sta nascendo tra imprenditori e primi cittadini veneti, con guida probabile l'ex vicepresidente di Confindustria nazionale Antonio Costato, marcegagliano e a capo del più importante gruppo molitorio italiano (Grandi Molini).

Fuori dall'azienda di Costato, che sarà presente alla festa, sventola la bandiera col Leone di San Marco. "La festa è apartitica e apolitica" getta acqua sul fuoco l'ecumenico Davide Guiotto, presidente di "Veneto nostro" e organizzatore dell'evento, che poi però rinforza tesi da orfano della Lega "proprio perché siamo stati colpiti così duramente dalla crisi cercheremo di accelerare il recupero della memoria storica e del sentimento di identità, per arrivare presto alla scelta indipendentista, di autodeterminazione del Veneto, magari con un bel referendum".

Insomma gli obiettivi non detti sono due: coagulare una nuova forza politica indipendentista per le prossime elezioni e consegnare alle istituzioni la richiesta per un referendum sull'autonomia regionale. Metapolitica di una regione , se si pensa che "Indipendenza veneta", movimento appena nato da una costola di Veneto Stato (perché il grande problema dei veneti è che sono litigiosi) guidato da Ludovico Pizzati professore di economia a Ca' Foscari ha raccolto 20mila firme in un paio di mesi, e messo sul tavolo del leghista Zaia la richiesta di referendum. Richiesta rimasta assolutamente inevasa, sembra per sempre.

 

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