savona paolo

VENGO ANCH’IO? NO, TU NO – PAOLO SAVONA RISCHIA DI RESTARE DISOCCUPATO A 82 ANNI – SI DIMETTE DALLA PRESIDENZA DEL FONDO “EUKLID” PER “SOPRAVVENUTI IMPORTANTI IMPEGNI PUBBLICI” E FA INCAZZARE ANCORA DI PIU’ MATTARELLA – AL COLLE NESSUNO LO AMA. E SUL SUO NOME ALL’ECONOMIA PURE CONTE HA PIU’ DI QUALCHE DUBBIO

 

1. DIMISSIONI IMPROVVIDE?

Andrea Bassi per il Messaggero

 

Erano un ticket e tale restano. L' accordo politico tra Lega e Movimento Cinque Stelle continua a prevedere che alla guida del ministero dell' Economia vada l' economista eurocritico Paolo Savona. Restano i dubbi del Quirinale, che sull' Europa ieri ha imposto allo stesso Conte di porre dei paletti ben precisi sull' europeismo del prossimo governo. Al Colle sono consapevoli che Di Maio e Salvini proveranno di tutto per portare Savona a via XX settembre.

 

PAOLO SAVONA MERKEL

Il punto è che non è passato inosservato, e anzi è stato vissuto con un certo fastidio, il comunicato con cui lo stesso ex ministro dell' industria del governo Ciampi, ha informato delle sue dimissioni da presidente del fondo Euklid. Una decisione che è stata volutamente legata ai futuri impegni pubblici che il professore starebbe per assumere in Italia.

 

Nella nota del fondo di investimenti è stato messo nero su bianco che «il presidente Paolo Savona ha chiesto di essere sollevato dall' incarico di presidente della società a Londra, di co-direttore di Euklid Fund Sarl e di manager della Euklid Feeder Fund S.A. Sicav in Lussemburgo per sopravvenuti importanti impegni pubblici in Italia».

 

Insomma, un tentativo, secondo i tecnici del Colle, di forzare la mano al Capo dello Stato affinché accelerasse la procedura di incarico al premier designato. Uno sgarbo che avrebbe accentuato lo scetticismo nei confronti della candidatura del professore, che già nelle ore precedenti aveva suggerito prudenza. Mercoledì, infatti, erano circolate voci di un piano concepito da Savona per una rapida uscita dall' euro non appena fosse stato nominato ministro.

 

PAOLO SAVONA

In realtà, si sarebbe trattato di illazioni fatte circolare ad arte per minare la sua posizione agli occhi del Colle, approfittando della connotazione fortemente euroscettica che da anni l' ex ministro professa. Tanto che ieri mattina, prima della diffusione della nota di Euklid, il suo nome veniva dato per certo nella nascente formazione di governo come ministro dell' Economia.

 

Che cosa abbia indotto Savona ad anticipare così maldestramente le dimissioni dal fondo inglese non è chiaro. Per chi lo conosce viene infatti difficile credere che la scelta sia stata frutto di una forzatura, rispettoso com' è delle istituzioni avendole rappresentate con vari incarichi nel passato. Tuttavia, una sua dichiarazione riportata dall' Avvenire ieri mattina («Resto in silenzio, in attesa delle scelte. A non volermi, semmai, è l' establishment che mi accusa di dare copertura al populismo, frutto invece dei loro comportamenti») potrebbe spiegare il gesto di impazienza.

 

Ma a quale establishment si riferiva Savona? Poichè anche ieri per tutta la giornata non ha risposto alle telefonate dei giornalisti, possiamo solo supporre che alludesse ad ambienti della Banca d' Italia, essendosi in passato scontrato con i vertici di Via Nazionale relativamente alla vicenda del fallimento di Banca Tercas.

 

LA EXIT STRATEGY

PAOLO SAVONA

Intanto i Cinquestelle, che pure appoggiano la scelta di Savona, avrebbero a loro volta spinto in direzione di questa soluzione. Proponendo anche una exit strategy accettabile per il professore: affidargli l' incarico di sottosegretario alle Politiche comunitarie, l' incarico che nell' ultimo governo è stato di Sandro Gozi. Una soluzione di compromesso che però sarebbe stata respinta con perdite da Salvini. Che nella serata di ieri ha rilanciato con forza il nome di Savona.

 

«La figura, lo spessore, l' onestà e la pulizia del professor Savona», ha detto Salvini uscendo dalla Camera, «sarebbero una garanzia per 60 milioni di italiani che finalmente avrebbero forse qualcuno che tratta, non che impone, ma che tratta, in Europa. Con il principio però», ha aggiunto, «che l' interesse nazionale italiano viene prima».

 

2. LA LEGA FA QUADRATO SUL SUO NOME, MA…

Marco Galluzzo per il Corriere della Sera

 

 «Con il capo dello Stato è andata molto bene». Avete parlato del curriculum? «Nemmeno un accenno, abbiamo parlato di cose molto più serie». Giuseppe Conte è da qualche ora presidente del Consiglio incaricato, seppure con riserva, si reca in Parlamento, prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama. Filtrano scampoli di un confronto molto lungo con il presidente della Repubblica, durato quasi due ore.

mattarella e conte

 

Qualcuno lo vede come un mero esecutore, lo accusa di essere uno strumento nelle mani di Lega e 5 Stelle, ma la rivendicazione dell' avvocato di diritto civile non è solo una risposta alle apprensioni di Sergio Mattarella: ha rimarcato di fronte alle telecamere le prerogative della funzione di presidente del Consiglio, lo ribadisce ai presidenti del Parlamento. Sarà un capo del governo «con i poteri che la Costituzione mi attribuisce», che è del resto quello che gli ha chiesto in modo esplicito la prima carica dello Stato: «Faccia il premier in autonomia, io sarò al suo fianco in modo leale».

 

Sarebbe strano se così non fosse, se due cariche dello Stato non cominciassero un percorso istituzionale in modo virtuoso, promettendosi collaborazione e reciproca fiducia, ma non sono dettagli di poco conto. Del resto il ventaglio di manovra del nuovo capo del governo dipenderà da molte variabili: lui stesso ammette di non avere esperienza di funzionamento della macchina pubblica, ha uno staff ancora da formare, più di qualcuno maligna sui pesi e gli equilibri di Palazzo Chigi nel prossimo futuro: «Se Giorgetti diventa sottosegretario della presidenza del Consiglio rischia di diventare il vero capo del governo», è una delle preoccupazioni che serpeggia fra i 5 Stelle.

 

Savona Ciampi

Insomma la promessa e la rivendicazione di autonomia che Conte fa di fronte al capo dello Stato avrà momenti di verifica immediati, già nelle prossime ore. Con Mattarella Conte discute dei temi del prossimo Consiglio europeo a Bruxelles, cruciali anche per il nostro Paese, ma da subito dovrà contribuire a dare forma alla squadra di ministri. E la fretta con cui in serata la Lega si affretta a dichiarare che il dicastero dell' Economia spetta a Paolo Savona è la spia di un braccio di ferro che è ancora in corso e che potrebbe anche essere il vero punto critico per il nuovo premier.

 

Conte infatti sembra concordare con il capo dello Stato che esistono delle alternative, che il garante dei vincoli di Bilancio, cui è dedicata una buona parte del confronto, può anche essere un' altra persona. Forse è il primo banco di prova dell'autonomia che lo stesso Conte promette e rivendica. «Voglio un governo equilibrato», è la sua sintesi.

 

matteo salvini claudio borghi

Ma c' è almeno un altro passaggio che appare delicato, affiora nelle dichiarazioni che rilascia in pubblico: se da un lato assicura di collocare il Paese nell' alveo storico delle sue relazioni internazionali, dall' altro dice che le battaglie che l' Italia dovrà affrontare a Bruxelles le condurrà «costruendo le alleanze opportune».

 

È appena un accenno, ma potrebbe essere un ulteriore banco di prova: sulla riforma del trattato di Dublino Roma ha maggiori punti di convergenza con Madrid ed Atene, rispetto a Berlino e Parigi. E c' è da aggiungere che Conte troverà un dossier già in fase avanzata: il tema dei rifugiati è strategico sino ad certo punto, ma potrebbe essere terreno fertile per nuove alleanze, almeno nel solco sin qui rivendicato sia da Salvini che da Di Maio.

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