LA VERA “TRATTATIVA” L’HA FATTA INGROIA CON CIANCIMINO? COME MAI SAPEVA IN ANTICIPO DELLE QUATTRO TELEFONATE DI NAPOLITANO? - DALLE INTERCETTAZIONI DELLA PROCURA DI ROMA EMERGE IL RAPPORTO “MOLTO PARTICOLARE” TRA IL FIGLIO DEL BOSS, LA PROCURA DI PALERMO E LA DDA - L’ACCORDO DI CUI CIANCIA AL TELEFONO CIANCY (SAPENDO PERO’ DI ESSERE INTERCETTATO) PREVEDEREBBE L’“IMMUNITA’” PER IL RICICLAGGIO DEI SOLDI MAFIOSI IN CAMBIO DELLA COLLABORAZIONE SULLA “TRATTATIVA” STATO-MAFIA…

1 - CIANCIMINO: «PATTO CON I PM PER IL TESORO DI MIO PADRE»
Pierangelo Maurizio per "Libero"

Porca miseria. Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera per primo ha dato conto delle nuove "cianciminate". Ovvero le - esplosive - intercettazioni di Massimo Ciancimino e compagni di merende romene nelle indagini disposte dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e condotte dal colonnello "Ultimo" del Noe sul tentativo di disperdere il cosiddetto tesoro del padre, don Vito, in Romania: un mega-riciclaggio sfuggito invece alla Procura di Palermo che sulla vicenda non trova prove.

Secondo Bianconi il figlio dell'ex sindaco mafioso ai suoi presunti complici, oltre a riferire ciò che continua a verbalizzare con le Procure di Palermo e di Caltanisetta, «spiega di tenere sulla corda gli inquirenti che ancora lavorano sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, attraverso i suoi mutevoli atteggiamenti processuali». Ecco, francamente, non sembra questa la notizia.

La notizia è esattamente il contrario. Ciancimino riferisce ai suoi presunti complici - vero o falso che sia - che per mantenere, non per modificare, il suo atteggiamento di teste d'accusa, avrebbe chiesto e, secondo lui, ottenuto precise rassicurazioni: quel procedimento sul presunto riciclaggio del tesoro in Romania sarà sepolto, la Procura di Palermo ne chiederà nuovamente l'archiviazione. Vero o falso che sia, questo è il nocciolo delle nuove intercettazioni di Ciancimino jr. Ora è necessario un riassunto.

Nel giugno del 2011 la sezione misure di prevenzione patrimoniale - e non la Dda - di Palermo dispone il sequestro della Ecorec, società romena, che controlla la più grande discarica d'Europa a Bucarest e attraverso scatole cinesi e prestanome è riconducibile a Massimo Ciancimino, che qui vi avrebbe investito il tesoro - parte del tesoro - di don Vito. La procura di Palermo invece vuole archiviare il relativo procedimento per riciclaggio in cui ha iscritto come indagati i soli Massimo Ciancimino e l'avvocato Giorgio Ghiron (insieme a Gianni Lapis storico socio di don Vito).

Il 16 aprile 2012 il gip di Palermo Piergiorgio Morosini respinge la richiesta di archiviazione e ordina alla Procura di fare nuovi accertamenti su numerosi spunti investigativi e una serie di nomi. Tempo, 120 giorni Il gip Morosini è parecchio «incazzato», come racconta Massimo Ciancimino intercettato dal Noe.

Anche perché - scrive il giudice nella sua ordinanza - «non è stata prodotta nel presente procedimento dalla Procura della Repubblica (ancorché menzionata in una nota dei pm Lia Sava e Dario Scaletta e datata 13 giugno 2011, depositata in data 31 gennaio 2012 presso la cancelleria di questo gip)» l'informativa della Guardia di Finanza che spiegava rapporti personali e rete di società. Una svista.

Fino al colpo di scena del 4 ottobre scorso: la Procura di Roma e il Noe nelle indagini sulla stessa vicenda avviate dopo aver ricevuto un fascicolo dall'Aquila, effettuano una decina di perquisizioni e indagano nove persone, Massimo Ciancimino e altri 8 (gli stessi indicati dal Gip Morosini più altri). Le telecamere del Noe li riprendono mentre viene firmato il preliminare per la vendita della Ecorec ad una società lussemburghese, la Ecovision International, e così «disperdere le tracce» del capitale mafioso.

E qui arriva la parte saliente. Perché nelle intercettazioni agli atti dell'indagine romana, Massimo Ciancimino sostiene che, dopo l'ordinanza del gip Morosini, i nuovi accertamenti da effettuarsi in 4 mesi sarebbero stati solo di facciata. Il 15 maggio Massimo Ciancimino rassicura i suoi presunti complici. Parla con Santa Sidoti e Romano Tronci, moglie e marito (lei è la sua ex segretaria messinese, lui un imprenditore già coinvolto nelle vicende di don Vito Ciancimino). Avverte che hanno i telefoni sotto controllo.

ROMANO TRONCI:Ma secondo te i telefoni come sono?
MASSIMO CIANCIMINO: No..sono brutti!

ROMANO TRONCI: Di tutti?
MASSIMO CIANCIMINO:Sì.

ROMANO TRONCI: Sicuro?
MASSIMO CIANCIMINO: Sì.

ROMANO TRONCI: Ma possono?
MASSIMO CIANCIMINO: Sì. Per 45 giorni.

ROMANO TRONCI: Mah..mi sembrano comunque delle misure pazzesche...
MASSIMO CIANCIMINO: E vabbè, così non possono dirgli che hanno fatto cose leggere, capito, per 120 giorni...Gli risponderanno: gli abbiamo messo questo, gli abbiamo messo sotto controllo i telefoni, telecamere, più di questo che dovevamo fare? Capito?

Il figlio di don Vito è ancora più chiaro.

ROMANO TRONCI:Ma te stai molto attento...
MASSIMO CIANCIMINO: Sì, ma dico: il risultato deve essere questo. Abbiamo fatto tutto quello che c'era consentito.. telefoni, telecamere, tutto..

ROMANO TRONCI:sì..sì..
MASSIMO CIANCIMINO: ...e non è risultato ancora niente, per cui..

ROMANO TRONCI: ma niente di che?
MASSIMO CIANCIMINO: No..dico..quando sarà anche la risposta, capito..

ROMANO TRONCI: sì...ma niente di che? Io posso incontrare chiunque,eh..
MASSIMO CIANCIMINO: lo so...però dico, un domani...lo so, infatti non c'è niente di male...tu puoi fare quello che vuoi. In merito a quello che ha chiesto il Gip risponderanno: abbiamo fatto tutto!

ROMANO TRONCI:Ho capito.
MASSIMO CIANCIMINO: E non è spuntato niente..ormai ciao! Però non si dica qualcosa che non hanno fatto...mi spiego?

Il 28 maggio, nella stessa intercettazione di cui scrive Giovanni Bianconi, Massimo Ciancimino assicura di aver fatto, in un vertice in cui c'erano tutti, «patti chiari» con i pm palermitani e quelli di Caltanisetta che si occupano della trattativa Stato mafia. Questa volta con il benevolo atteggiamento della dda nissena («I miei avvocati sono molto contenti»).

Ciancimino millanta? Nuove calunnie, ora contro pm e Dia di Palermo? Possibile, o probabile. La cosa andrebbe certamente chiarita. Ma il punto è un altro. Perché per la Procura di Roma e il Noe, la sezione misure di prevenzione patrimoniale del Tribunale di Palermo, la Guardia di Finanza, il Gip Morosini ci sono elementi in abbondanza per ritenere che nella Ecorec romena (valutata 115 milioni di euro) Ciancimino jr. ha reinvestito i soldi mafiosi di papà e tuttora con i suoi presunti complici sta brigando per sottrarre alla giustizia il tesoro dell'ex sindaco corleonese?

Mentre perché per la procura di Palermo le indagini «non hanno consentito di acquisire elementi sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio»? E quali nuovi accertamenti, e con quali tempi, sono stati svolti da Palermo dopo l'ordinanza del Gip?

2 - "CIANCIMINO JR. SAPEVA IN ANTICIPO DELLE QUATTRO TELEFONATE DI NAPOLITANO"...
Piero Colaprico per "la Repubblica"

Il titolo del capitolo è "trattativa mafia-Stato". Riguarda le intercettazioni delle procure distrettuali antimafia dell'Aquila e Roma. E spiccano le frasi di qualcuno che sembra conoscere quello che fanno i magistrati di Palermo. Di qualcuno che, siccome si sente prezioso, crede di poter salvare se stesso e i suoi amici da altre indagini. Uno che, come ha anticipato ieri Panorama, sa persino che «le telefonate di Napolitano», Giorgio, il capo dello Stato, «sono in tutto quattro bobine».

E lo sa il 28 agosto: come fa, visto che il numero esatto viene rilevato dalla procura palermitana solo il 12 ottobre? E come sa che in una si dicono «cose poco edificanti», come «giudizi tipo "la vedova Borsellino è una pazza"»?. C'è da trasecolare, sia che gli si creda, sia che non gli si creda, ma un fatto è certo: queste carte giudiziarie mostrano a distanza ravvicinata le trame di Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, e il suo ruolo nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, quella che tanto clamore ha suscitato.

Già nell'ormai lontano 28 maggio 2012 Ciancimino racconta a Romano Tronci e sua moglie di essersi «sbracato forte!», ma «mi hanno dato impegni seri!». E con «loro», e cioè i magistrati palermitani, Ciancimino, teste, pentito, collaboratore, chissà cosa, sembra avere un rapporto speciale: «Non voglio niente gli ho detto, solo essere messo in condizioni di rifarmi una vita altrove».

Cioè senza l'incombere delle altre inchieste sui suoi «lavori» ad alto rischio codice penale (è stato arrestato recentemente): «Infatti ho detto: "Ma sto fascicolo!". E dice: "Ah, ma noi abbiamo chiesto sette volte la chiusura" (...) Adesso Morosini (il giudice per le indagini preliminari, ndr) è molto in sintonia con Ingroia, si sono uniti contro Grasso», Pietro, il procuratore nazionale.

Ciancimino junior conosce dettagli di imputazioni e ci gioca: «Se vogliono mettere a posto, mi rimangio tutto (...) Io sono in vendita (...)». E possiede ottime informazioni - e non avrebbe dovuto averle - anche sul tema dello scontro istituzionale. Lo testimoniano le frasi registrate dai carabinieri del Noe il 18 giugno: «Intercettavano lui», e cioè l'ex presidente del Senato Nicola Mancino, e il problema è chiedere l'autorizzazione all'uso, però già così l'hai sputtanato (...) Di merda ne deve venire ancora fuori tanta, eh!».

Nella telefonata del 31 agosto scorso emerge l'obiettivo: «Le voci grosse vogliono che si dimetta». Chi? «Napolitano. Ma perché dovrebbe?, chiede l'interlocutore. Ciancimino risponde: «Ah, per eleggere il nuovo presidente con i numeri che (hanno) in Parlamento per adesso il Pdl e gli altri. Tu pensi che alle prossime elezioni il Pdl avrà gli stessi numeri?». I due non ci credono, ma chi o che cosa potrebbe mettere all'angolo uno come Napolitano? «Se esce qualche telefonata brutta brutta, eh...», dice Ciancimino. Il quale coltiva un'idea: «(...) a Berlusconi gli conviene farle a novembre (le elezioni) che non ad aprile, che c'è la sentenza Ruby». Parola di Ciancimino jr.

 

 

MASSIMO CIANCIMINOMassimo CianciminoDon Vito e Massimo Ciancimino MAssimo Ciancimino in AulaMAssimo Ciancimino in AulaMassimo Ciancimino INGROIA ALLA FESTA IDV DI VASTO ingroia jpegingroia NAPOLITANO INGROIAgiorgio napolitano NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegDON VITO CIANCIMINOVITO CIANCIMINO SCARCERATO DALL'UCCIARDONE - CON IL FIGLIO MASSIMO

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