1. IL VERO INCUBO DI LETTANIPOTE, DI RENZIE FONZIE E DEL PD SI CHIAMA BEPPE GRILLO 2. SIA ENRICHETTO CHE IL SINDACO TEMONO CHE LE STANGATE FISCALI, L’IMMOBILISMO DEL GOVERNO E GLI SCANDALI CHE CONTINUANO A INTORBIDIRE LA POLITICA (DALLA CANCELLIERI AI RIMBORSI NELLE REGIONI) PORTINO ACQUA (E VOTI) AL MULINO DI BEPPEMAO 3. CON BERLUSCONI DISINNESCATO E LE PRATERIE APERTE A DESTRA, IL NEMICO PUBBLICO NUMERO UNO PER I DEMOCRATS E’ IL GRILLISMO SENZA LIMITISMO CHE PUÒ DRENARE PIÙ MALCONTENTO DI UN PD IMPANTANATO NELLE SOLITE FAIDE INTESTINALI 4. DAVANTI AI VERTICI DELLA SPD TEDESCA, LETTA HA MANDATO UN PIZZINO ALLA MERKEL E AL RIGORISMO DI BRUXELLES: “SERVE UN’EUROPA PIÙ SOLIDALE, SE SI CONTINUA CON TASSE E TAGLI GRILLO AVRÀ LA MAGGIORANZA, ARRIVERÀ AL 51 PER CENTO”

1. RENZI E LETTA HANNO IN COMUNE UNA SOLA COSA: UNA PAURA FOTTUTA DI GRILLO (‘'AL VOTO CI MASSACRA")
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Matteo Renzi vede allontanarsi la data delle elezioni. Il 2015 è la scadenza ufficiale. Ma è il 2016, confessava ieri un ministro, l'obiettivo reale (anche perché per allora, malignano i sostenitori del sindaco, Letta avrebbe l'età per salire al Quirinale).

Quale che sia l'anno giusto, il sindaco ha paura che nel frattempo lui e il Pd, stretti tra palazzo Chigi e il Quirinale, che dettano la linea, muoiano di «consunzione». Teme che l'opinione pubblica e l'elettorato «abbandonino» il centrosinistra, che «i grillini ci massacrino».

Insomma, il futuro segretario del Pd non vuole, come ha spiegato in questi giorni ai suoi, che «l'immobilismo» del governo, la sua politica «moderata» e in alcuni casi «conservatrice», frutto di una maggioranza non politica e innaturale, finisca per penalizzare il Pd. Per tutte queste ragioni Renzi sta accelerando il suo pressing nei confronti di Letta e dell'esecutivo.

Anche perché, e questo non è certamente un particolare di poco conto, nella primavera prossima si voterà per le europee. E il sindaco vorrebbe riuscire ad «attirare gli elettori scontenti del Movimento 5 Stelle» e, soprattutto riprendere quei milioni di voti che il partito ha perso alle politiche del febbraio scorso.

Sennò, ragiona con i fedelissimi, c'è veramente il rischio che i Cinquestelle diventino il primo partito. Perciò c'è chi tra i suoi lo vorrebbe capolista in più circoscrizioni. E per lo stesso motivo Renzi non darà mai e poi mai il posto del numero uno nella lista che il Pd presenterà al Sud per le Europee a Massimo D'Alema. Quell'appuntamento elettorale è la sua vetrina e non si può concedere il lusso di presentarsi con quello che lui definisce, con un pizzico di disprezzo, «il vecchio Pd». Il che significa che l'ex presidente del Consiglio dovrà accontentarsi di un'altra posizione, più in basso.

C'è poi un obiettivo più immediato nel Renzi onnipresente in tv e perennemente parlante e dichiarante. Riguarda le primarie. L'obiettivo, spiegava l'altro giorno il responsabile Comunicazione e Cultura del partito Antonio Funiciello, un veltroniano che ora sta con Renzi e che è uno dei più attivi e fattivi a Roma di quella componente, è raggiungere almeno quota due milioni. Non è tanto. Un milione in meno delle altre volte.

Ma con l'aria che tira nell'elettorato di centrosinistra nei confronti del Pd e del governo quello è un traguardo ambizioso e non è detto che sia così facilmente raggiungibile. Per questa ragione Renzi si sta dando un gran da fare («La storia della Cancellieri non ci ha certo aiutati», si è lamentato). E, comunque, per scaramanzia e non solo, Renzi fa sapere che per lui il 50 per cento sarebbe già un buon risultato. In realtà il sindaco punta anche al voto dei grillini alle primarie. Motivo per cui i suoi toni si sono alzati, mentre i Cinquestelle, proprio per arginarlo, sono partiti all'attacco di De Luca.

Nelle parole del Renzi scoppiettante (e dilagante), che incalza Letta e il governo, che dichiara apertamente di non venerare Napolitano, però, non tutti i messaggi vanno letti in chiave di pressing sul governo. Tra le righe, c'è anche un chiaro messaggio al partito e agli avversari interni: «Non pensiate che io, una volta eletto segretario, venga a fare il passacarte».

E questo deve essere chiaro anche ai gruppi parlamentari che, essendo stati scelti in maggioranza dal vecchio gruppo dirigente e da Bersani, pensano di logorare il sindaco di Firenze. Se non altro perché sarà poi la nuova segreteria a mettere bocca nelle liste elettorali alle prossime politiche e questo sarà senz'altro un deterrente per chi punta a sfiancare il nuovo segretario. Il quale ha già ben chiaro in testa cosa chiedere a Letta appena eletto per conto del Pd: primo, le riforme istituzionali con nuova legge elettorale annessa; secondo, maggiore determinazione nei confronti dell'Europa; terzo, provvedimenti fiscali e sul lavoro, nonché tagli alla spesa pubblica; quarto, maggiore attenzione a cultura e istruzione.

2 - LETTA ALL'EUROPA: NO AGLI AYATOLLAH DEL RIGORE: «ORA PIÙ FORTE, BERLUSCONI NON È UN PERICOLO». E SULLE TASSE: ABBASSARLE O GRILLO VA AL 51%
Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"

Di mattina, all'assemblea di Federcasse, parla anche di loro, dei tedeschi: «Per gli ayatollah del rigore non è mai abbastanza, ma di troppo rigore l'Europa e le nostre imprese finiranno per morire». Di pomeriggio li va a trovare, in casa loro, a Berlino, e riesce a farli ridere: «Dite ai politici tedeschi che devono seguire l'esempio italiano per l'arte, il cibo, le bellezze paesaggistiche, ma non per la politica».

Letta si sposta dall'Italia alla Germania, incontra imprenditori e banchieri a Roma, poi imprenditori, politici e media tedeschi, a Berlino, e in sostanza discute solo di Europa. A tutti dice di avere un unico faro, «riportare i tassi di interesse al 3%», solo ai secondi di non fare troppe resistenze, sia sull'unione bancaria («viceversa sarà difficile convincere i mercati che siamo uniti»), sia sulla firma del patto commerciale con gli Stati Uniti: «Dobbiamo firmare il Trattato durante il semestre europeo a guida greca o durante il successivo, a guida italiana».

Con la platea di un convegno organizzato dalla Suddeutsche Zeitung il nostro premier scherza sui ritardi nella formazione del nuovo esecutivo della Merkel («quando ho letto l'invito ho detto: devo andare perché sarà interessante con il nuovo governo tedesco già insediato»), ironizza sul cognome del presidente degli industriali, Ulrich Grillo («lei è quello buono, con l'altro è difficile parlare»), in modo più serio ripete quanto già detto qualche settimana fa davanti ai vertici della Spd, «l'Italia ha fatto tutti i suoi compiti a casa e li ha fatti bene».

E per questo motivo oggi può pretendere alcune cose. «L'anno prossimo saremo l'unico Paese insieme alla Germania ad avere un deficit sotto il 3%», aggiunge Letta, che ai tedeschi chiede di condividere nuovi obiettivi: «Non abbiamo più un sogno europeo, nel 1983 c'era il mercato unico, nel 1993 l'euro, oggi quale sogno diamo ai nostri figli?».

Insomma occorre dire ai tedeschi «che non salvano solo loro l'Europa, ma la salviamo tutti insieme: serve un'Europa più solidale» e in grado di riformarsi, per tornare a crescere.
L'alternativa il premier la formula in questo modo: «Se si continua con tasse e tagli Grillo avrà la maggioranza, arriverà al 51%», e visto che oggi «Berlusconi non è più un pericolo», visto che «oggi sono più forte rispetto ai sette mesi passati», visto che «con Renzi lavoreremo, perché il Pd ha imparato che le rivalità interne non devono mettere in crisi i governi», allora, aggiunge, sarebbe un peccato sprecare un'occasione unica, dando nuovi traguardi alla costruzione europea. Magari cominciando con l'elezione diretta «di un presidente della Ue, un capo»: qualcuno «oggi sa dirmi chi è il capo della Ue?».

Ieri la legge di Stabilità ha superato lo scoglio dell'Eurogruppo, il ministro Saccomanni ha detto che «la nostra strategia complessiva è passata». E a proposito di riforme della Ue è intervenuto anche il presidente della Bce, Mario Draghi: «È arrivato il momento» che le riforme strutturali da parte dei singoli Paesi «siano sottoposte a una maggiore governance dell'Unione Europea».

 

 

BEPPE GRILLO IN PIAZZA A GENOVA manlio di stefano e beppe grillo napolitano letta renzi letta renzi b letta merkel LEADER AL G8Beppe Grillo sul palco di piazza del popolo piazza duomo strapiena ore prima dell arrivo di grillo BEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINO

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...