1. “LA VERSIONE UFFICIALE DELL’INDAGINE SU PETRAEUS È INVEROSIMILE: GLI AGENTI GUARDANO LE EMAIL IN APRILE, AVVERTONO IL PROCURATORE A FINE ESTATE. L’UNICO SCANDALO FINORA È L’INDAGINE DELL’FBI, METODI CHE NON SI VEDEVANO DAI TEMPI DI HOOVER” 2. PAROLA DI KESSLER, ESPERTO DI AGENZIE USA: “È CHIARO CHE C’ENTRANO LE ELEZIONI”. QUALCUNO HA TENUTO LA TRESCA IN CALDO PER FARLA ESPLODERE PRIMA DEL VOTO SOTTO IL CULETTO DI OBAMA? CHI L’HA TENUTA NEL CASSETTO FINO AL DOPO-VOTO? 3- UN CAPO DELLA CIA STIMATO DALLA CASA BIANCA HA DATO DIMISSIONI CHE NON ERA TENUTO Nè AVREBBE VOLUTO DARE; IL GENERALE ALLEN È STATO CONGELATO MA NON CACCIATO 4- NEL DUBBIO, CONSOLIAMOCI CON FOTO/VIDEO DI PAULA, ARRAPANTE COME LARA CROFT

1- VIDEO: PAULA BROADWELL SPARA PER PROMUOVERE LE ARMI DA ASSALTO KRISS
http://bit.ly/Wkb3zo


2- L'FBI E LA FACCIA OSCURA DELL'AMERICA - L'INCHIESTA NEL NOME DELLA SICUREZZA NAZIONALE HA ELIMINATO IL CAPO DELLA CIA E SPARSO GOSSIP, SENZA TRACCIA DI REATI E MINACCE ALLA NAZIONE
Mattia Ferraresi per "il Foglio"

Il paradosso è che l'unica testa rotolata finora nell'inchiesta condotta nel nome della sicurezza nazionale è quella di David Petraeus, uno che di mestiere dirigeva l'agenzia che dovrebbe tenere l'America al sicuro. Al momento non ci sono altri indagati né capi d'imputazione. Nel computer di Paula Broadwell prelevato dall'Fbi nella sua casa in North Carolina sono stati ritrovati documenti riservati, ma non è chiaro che tipo di informazioni contengano e tanto lei quanto l'ex generale hanno dichiarato agli agenti federali che il passaggio non è avvenuto nel contesto della liaison che ha messo Washington sottosopra.

Non è Petraeus la fonte, dicono, e non è una tesi inverosimile: in quanto ex analista dell'intelligence militare, Broadwell aveva accesso ad alcuni documenti riservati, cosa che comunque non le permetteva di trasferirli su un hard disk privato; a prescindere dal dettaglio procedurale, se passi anni a studiare il generale che comanda le truppe in Afghanistan, lo segui nei teatri di guerra, frequenti costantemente gli ambienti militari e scrivi biografie encomiastiche che esaltano le virtù della vita marziale, significa che presumibilmente non ti mancano i canali per ottenere informazioni, anche senza bisogno di infilarti sotto le lenzuola di un supergenerale.

Gli occhi verdi e il corpo tonico di solito aiutano. Il generale John Allen, successore di Petraeus in Afghanistan, è rimasto impigliato nella rete di email anonime mandate da Broadwell a Jill Kelley (e anche allo stesso Allen e a diversi compagni d'arme che a casa Kelley capitavano di frequente), la socialite di Tampa con credenziali diplomatiche sudcoreane che passava le giornate tra una festa per gli abitanti della base del CentCom e il conto dei debiti accumulati dalla sorella gemella. Barack Obama ha soltanto congelato la promozione di Allen al comando supremo delle forze Nato, ha rinnovato la sua fiducia nel generale, e lo stesso ha fatto il Pentagono di Leon Panetta.

Se in quegli scambi di email che alcuni report definiscono "flirtatious" fossero emerse violazioni dei segreti di stato, Allen sarebbe stato destituito immediatamente, ed essendo parte della gerarchia militare basta la prova dell'adulterio per procedere alla sua cacciata seduta stante. Per le regole d'impronta civile della Cia la scappatella extraconiugale è un affare privato, tollerato nella misura in cui non crea le condizioni per un ricatto.

Ma quando l'affaire è pubblico il rischio del ricatto svanisce. Per questo Petraeus anche dopo l'interrogatorio dei federali era deciso a rimanere al proprio posto. Per presentare spontaneamente le dimissioni alla Casa Bianca c'è voluto un "consiglio", del quale possiamo soltanto immaginare l'intonazione, di James Clapper, il direttore dell'Intelligence, ovvero il capo dell'ex generale.

Questo succedeva mentre il presidente giocava a basket con Scottie Pippen a Chicago, apparentemente ignaro di uno scandalo che stava trascinando fuori dalla scena il responsabile diretto di mezza politica estera obamiana. Possibile? Qualcosa non torna. Se tiriamo le somme della vicenda così com'è a questo punto se ne ricava che: un capo della Cia assai efficace nella lotta al terrorismo e stimato dalla Casa Bianca ha dato dimissioni che non era tenuto e non avrebbe voluto dare; un generale di livello petraeusiano è stato congelato ma non cacciato; un'analista militare ambiziosa e intrigante è stata sputtanata; una organizzatrice di eventi è stata svergognata; le infedeltà coniugali sono state esposte.

Non si sa bene quale sia il contributo di tutto questo alla sicurezza nazionale. Rimane aperta l'ipotesi che in quelle email ci siano dati segreti e inammissibili e che la battuta del padre della Broadwell all'indomani dello scandalo sia una profezia in attesa di avverarsi: "Questo è solo l'inizio". Rimangono però anche diversi buchi in un'inchiesta partita da un caso di stalking appena più sospetto del solito, un caso spinto fino al desk dell'Fbi da un agente amico di Kelley che è stato poi tenuto fuori dalla porta delle indagini ed è rientrato dalla finestra tardivamente con una chiamata anonima al Congresso.

Di solito gli agenti federali che si trovano davanti un caso di stalking danno un suggerimento standard alla vittima: trovati un buon avvocato. Il Bureau ha preso in carico soltanto nove casi del genere negli ultimi due anni e ha rimesso nelle mani della polizia centinaia di denunce simili. Dai generali e dalle loro relazioni sociali lo sguardo si sposta sull'Fbi, il potere più opaco d'America dai tempi in cui J. Edgar Hoover ne ha creato la mitologia.

Nell'immaginario popolare i federali sono quelli con l'impermeabile e la faccia incazzata che arrivano sulla scena del delitto, dicono "ce ne occupiamo noi" e mandano a dirigere il traffico il detective di provincia che aveva capito tutto dall'inizio. Usano un vocabolario da caserma e coltivano la propria superiorità antropologica masticando tabacco. Nei film gli agenti della Cia sono ricercatori poliglotti che all'estero fanno cose molto intelligenti per il bene della nazione, quelli dell'Fbi sono "bad cop" umbratili e tendenzialmente eterodiretti da forze oscure.

Quello plasmato da Hoover era un altro Bureau in un altro mondo, e dopo di lui l'apparato federale è passato attraverso una serie di riforme che ne hanno limitato i poteri, con l'idea contestuale di affrancarlo dal controllo del potere esecutivo (il mandato decennale del direttore dell'Fbi dovrebbe svincolarlo dal ciclo politico naturale, anche se sostenere che la Casa Bianca non è coinvolta nella nomina è come dire che un allenatore non è coinvolto nella scelta della formazione).

Nel tempo gli agenti federali si sono trasformati da oscuri guardiani della nazione e gole profonde a inseguitori di criminali comuni che fuggono da uno stato all'altro, creando un conflitto di giurisdizione che soltanto la polizia federale può risolvere. Anche nel caso Petraeus si è vagheggiato un mitologico conflitto di sottofondo fra Fbi e Cia, anche quello piuttosto datato: "L'11 settembre ha riconciliato l'agenzia e i federali. Entrambi hanno lasciato perdere i conflitti interni per dedicarsi totalmente alla minaccia del terrorismo.

E mentre la Cia si è militarizzata, passando dalla raccolta di informazioni alla guida della guerra con i droni, l'Fbi si è fatta carico delle minacce interne, ha sventato attacchi infiltrando centinaia di agenti nelle cellule terroristiche sul suolo americano, e ha iniziato a fornire finte bombe agli estremisti per incriminarli.

Lo descriverei più come un periodo di collaborazione che di frizione", dice al Foglio Ronald Kessler, autore di "The Secrets of the Fbi". Kessler è stato il primo a fornire prove che la fonte di Woodward e Bernstein nello scandalo Watergate era Mark Felt, il numero due dell'Fbi. Per Kessler (e per le sue fonti) la versione pubblica dell'indagine che ha tagliato la testa di Petraeus è inverosimile: "Gli agenti hanno iniziato a guardare le email in aprile, possibile che abbiano messo al corrente il procuratore generale Holder solo alla fine dell'estate? E' semplicemente impossibile da credere.

Così come è impossibile credere che l'inchiesta non abbia a che fare con le elezioni. L'unico scandalo emerso finora è l'inchiesta dell'Fbi, condotta con metodi e segreti che nemmeno ai tempi di Hoover si vedevano. Molti agenti all'interno del Bureau sono inorriditi". Obama e Holder hanno difeso l'operato dell'Fbi, e il procuratore ha elogiato i federali per non aver avvertito la Casa Bianca prima del tempo, in ottemperanza alle procedure che garantiscono l'indipendenza dell'organo.

Anche Tim Weiner, autore di "Enemies. A History of the Fbi", dice che "nella corrispondenza fra Petraeus e Broadwell non è stato trovato nessun reato federale e nemmeno minacce alla sicurezza nazionale". Allora perché l'Fbi ha continuato a scavare? Per via di Frederick W. Humphries II, l'agente amico di Kelley che incarna il tipo aggressivo- ossessivo che abbonda nei corridoi del Bureau.

"L'aggressività nell'Fbi è un bene, l'ossessione un po' meno", dice Weiner. Eppure Humphries, per quanto ossessionato, è uscito di scena subito dopo aver segnalato ai colleghi lo scambio di email sospetto ed è rientrato con una telefonata al Congresso fatta quando ormai l'indagine era fatta e Holder era al corrente di tutto. La versione ufficiale dice che Obama è stato avvertito soltanto il 7 novembre, il giorno dopo le elezioni. Due giorni più tardi un riluttante Petraeus ha rimesso il suo incarico nelle mani del presidente e l'America si è trovata senza un pilastro della sicurezza nazionale e senza un reato o una minaccia che ne giustificasse la perdita.

 

PAULA BROADWELL FA LA PUBBLICITA PER KRISS ARMI DA ASSALTOPAULA BROADWELL FA LA PUBBLICITA PER KRISS ARMI DA ASSALTOPAULA BROADWELLPAULA BROADWELLPAULA BROADWELLPAULA BROADWELLPAULA BROADWELL FA LA PUBBLICITA PER KRISS ARMI DA ASSALTOFBIFbicia central intelligence agencypetraeus kelley broadwell PETRAEUS E JILL KHAWAM KELLEY petraeus in mezzo alle gemelle khawam DAVID PETRAEUS E LA MOGLIE HOLLY

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