
IL VERTICE DI BUDAPEST TRA PUTIN E TRUMP È UNO SCHIAFFO ALL'UCRAINA E ALL'EUROPA (DI NUOVO MESSA AI MARGINI) - L’UNGHERIA, PAESE AUTORITARIO E ISOLATO NELL’UE, VIENE RIPORTATO AL CENTRO DELLA SCENA DA TRUMP, CHE NON FA MISTERO DEL SUO DISPREZZO PER L’UNIONE EUROPEA NATA “PER FOTTERE GLI STATI UNITI” – IL CAPO DELLA CASA BIANCA RIPROPONE INVECE IL MECCANISMO DELLO YO-YO, CHE OGNI VOLTA LO VEDE MINACCIARE SANZIONI A MOSCA E CONSEGNE DI ARMI A KIEV, ULTIMI I MISSILI TOMAHAWK, TRANNE RIMANGIARSI TUTTO IN CAMBIO DI NULLA DOPO...
Paolo Valentino per corriere.it - Estratti
C’è uno sberleffo alla Storia e una simbolica ferita all’Ucraina nella scelta della capitale ungherese come sede per il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin. Fu proprio nella città danubiana, nel 1994, che fu firmato il Memorandum di Budapest, con cui Kiev, tornata tre anni prima indipendente, rinunciò alle sue bombe atomiche (1.900 testate, un terzo dell’intero arsenale nucleare sovietico) in cambio delle garanzie di sovranità russe.
Il leader del Cremlino, che ha tradito quella promessa solenne lanciando l’invasione del 2022, torna ora sul luogo dello spergiuro insieme al presidente Usa, con il trepidante padrone di casa, Viktor Orbán, felice di srotolare per loro il tappeto rosso.
Ma già solo nel suo annuncio, il summit magiaro ha anche un altro significato, ancora più grave e potenzialmente denso di conseguenze. È uno schiaffo in faccia all’Europa, che in questi anni ha sostenuto la battaglia esistenziale del popolo ucraino e ora si vede nuovamente marginalizzata dopo la breve parentesi seguita al vertice di Anchorage in Alaska.
(...) Un Paese autoritario e isolato nel concerto d’Europa viene riportato al centro della scena da Trump, che non fa mistero del suo disprezzo per l’Unione europea nata, ipse dixit, «per fottere gli Stati Uniti».
Offrendo a Orbán il palco di un summit di pace, egli ne premia la fedeltà e soprattutto tradisce l’intenzione di usare i sovranisti come grimaldello per squassare il progetto comune. Verso il leader russo, il capo della Casa Bianca ripropone invece il meccanismo dello yo-yo, che ogni volta lo vede minacciare sanzioni a Mosca e consegne di armi a Kiev, ultimi i missili Tomahawk, tranne rimangiarsi tutto in cambio di nulla dopo una telefonata «produttiva»: parafrasando Rabelais, Trump difende le sue idee «fino a Putin escluso». Perché lo faccia resta il grande mistero
DONALD TRUMP - VLADIMIR PUTIN
DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA MOSTRA LA SUA FOTO CON VLADIMIR PUTIN - FOTO LAPRESSE
viktor orban vladimir putin