MANZO STAI MANZO! TRE VICE DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, PAOLO GRAZIANO, PRONTI A DIMETTERSI IN POLEMICA CON IL CONSULENTE GABRIELE MANZO PER IL QUALE VIENE CHIESTO UN ‘RIDIMENSIONAMENTO’ - LA GIUNTA DEI PM NEL MIRINO DEI PM: “IL MATTINO” RIVELA CHE RAPHAEL ROSSI E’ STATO ASCOLTATO IN PROCURA COME PERSONA INFORMATA DEI FATTI - I MAGISTRATI VOGLIONO VEDERCI CHIARO SULLO SFANCULAMENTO CHOC DEL PROFESSORINO DA PARTE DI GIGGINO ‘A MANETTA, SULLE 23 ASSUNZIONI “BLOCCATE” DA ROSSI E ANCHE SULLA FLOTTA DELLA MUNNEZZA - RAPHAEL AVRA’ VUOTATO IL SACCO? AH SAPERLO…

Carlo Tarallo per Dagospia

"O noi o lui!": tira una brutta aria in Confindustria Napoli, e al centro della polemica, secondo gli spifferi, c'è la figura di Gabriele Manzo, consulente del presidente Paolo Graziano, considerato il vero direttore generale dell'Unione Industriali sotto ‘o Vesuvio. Le voci interne raccontano di una bufera in corso, per ora rimasta chiusa all'interno di Palazzo Partanna, ma pronta ad esplodere. Ed ecco il dagospiffero choc: sarebbero pronte le dimissioni di tre vicepresidenti di Graziano, che avrebbero rotto gli indugi e messo già penna su carta, annunciando un traumatico addio alla loro carica se non si provvederà a un "ridimensionamento" della figura di Manzo, tutt'altro che ben visto anche da Emma Marcegaglia.

La polemica riguarderebbe l' "iperattivismo" del consulente di Graziano, considerato troppo ingombrante dai tre vice pronti all'addio. La patata scotta nelle mani di Paolo Graziano: la nomina di Giorgio Volpe, storico dirigente di Confindustria, a facente funzioni, non è servita a placare gli animi in attesa della scadenza del 31 gennaio, entro la quale occorre nominare il nuovo Dg. E Emma? La Marcegaglia preme per una rapida soluzione della vicenda e non vede l'ora che Manzo venga ridimensionato.

I nomi in pole per la carica? Eccoli: favorito sarebbe Sarino Branda, proveniente da Cosenza; a seguire Aurelio Crudeli (Federterme), Cesare Bernini (ec Confindustria Bologna), Girolamo Pettrone (ex dg Confindustria Salerno). Chi la spunterà? Ah saperlo...


2. Leandro Del Gaudio per Il Mattino
La storia delle dimissioni rassegnate alla fine dell'anno e accolte dal sindaco Luigi De Magistris, il continuo richiamo all'etica pubblica, i rapporti tra Asìa e Comune. Anzi: i rapporti tra Asìa, forza lavoro, aziende appaltatrici e i vertici di Palazzo San Giacomo. Ma anche la questione assunzioni: quelle 23 unità lavorative inserite di recente nel settore rifiuti, nel periodo della città che torna a respirare, ma anche dei «bastimenti» che dal golfo puntano al nord Europa per traghettare il capoluogo partenopeo fuori dalle secche di un'emergenza che - anno 2012 - fa sempre e comunque paura.
Rifiuti, la Procura manda a chiamare Raphael Rossi, l'ex manager Asìa che ha lasciato dopo qualche mese di gestione di una delle principali municipalizzate comunali. Rossi, potenziale teste d'accusa, dunque. O meglio: l'esperienza di Rossi da mettere a verbale in un fascicolo ancora formalmente aperto. Vicenda ancora tutta da esplorare.
Per il momento si sa poco. Si sa, ad esempio, che l'ex manager Asìa è stato convocato dai pm titolari di un'inchiesta che in questi mesi ha prodotto arresti, sequestri, attività investigative su un presunto intreccio politico amministrativo per anni radicato all'ombra della municipalizzata. Vicenda investigativa che porta la firma del procuratore aggiunto Gianni Melillo, indagini che spaziano dal piano ambientale al filone amministrativo, con gli accertamenti condotti in questi mesi dai pm Danilo De Simone, Giuseppe Noviello, Luigi Santulli, Maria Sepe, Paolo Sirleo, Ida Teresi.

Nodi da sciogliere ce ne sono, anche alla luce della recente decisione di Rossi di chiudere i conti con Asìa. Interviste alla mano, stando solo agli ultimi giorni del divorzio con Asìa, non è difficile immaginare quale sia il ragionamento dei pm, quali siano i punti su cui confrontarsi: c'è un caso assunzioni nella dialettica tra Asìa e Comune di Napoli? È vero che il manager piemontese aveva detto no all'assunzione di 23 dipendenti ex bacino Napoli cinque? E quali sono stati i motivi che lo hanno spinto a mettersi di traverso? Domande che rendono necessari approfondimenti, quanto basta a chiedere di incontrare Rossi. Pochi particolari sono finora trapelati.

Si sa che la prima convocazione di Rossi come persona informata dei fatti - era prevista nel tardo pomeriggio di ieri, in una vicenda che resta comunque trincerata da massimo riserbo investigativo. Ma facciamo un passo indietro. Non c'è un solo tassello della vita amministrativa di Asìa che non sia stato battuto dagli accertamenti di Digos e Guardia di Finanza. Si lavora a ritroso, si scava negli ultimi dodici anni di vita del principale braccio operativo del Comune. Poi c'è un evento che dà un input alle indagini.

Si parte da un episodio che risale addirittura al settembre del 2010, con l'assalto di un gruppo di lavoratori al reparto macchine di Enerambiente, azienda appaltatrice del servizio raccolta rifiuti per conto di Asìa. Scavando più a fondo, sotto i riflettori finisce una sorta di triangolazione aziendale e imprenditoriale: Asìa e Enerambiente e altre aziende che entrano nel giro della raccolta rifiuti in città come subappaltatrici.

A leggere gli atti finora resi pubblici (che fanno comunque riferimento alle passate gestioni amministrative di Palazzo San Giacomo), sembra che la raccolta della spazzatura dai cassonetti di Napoli sia stata dettata anche da logiche politico clientelari. Passate gestioni amministrative - si legge nei provvedimenti adottati finora - e spunta l'ipotesi di voti o soldi in cambio di assunzioni.

C'è una convinzione al centro delle indagini condotte finora: alcune mobilitazioni di piazza (tra cui anche l'assalto in via De Roberto del 2010) sarebbero state gestite da chi aveva interesse a controllare il pacchetto assunzioni. Combine tra pubblico e privato? Scenari che attendono risposte giudiziarie, in una vicenda che ora attende la versione di Rossi, l'ultimo manager dell'azienda cittadina che appena la scorsa settimana ha deciso di consegnare le dimissioni dopo pochi mesi di governance.

 

luigi de magistris RAPHAEL ROSSIEMMA MARCEGAGLIA paolo grazianogabriele manzo con montezemolo

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)