craxi renzi d'alema

VIENI AVANTI, BAFFINO: “RENZI? SE PERDE DOVRÒ DIFENDERLO, COME FECI CON CRAXI” - “QUALCUNO STA GIÀ PRENDENDO APPUNTAMENTI CON ME PER IL DOPO REFERENDUM” - POI L’AFFONDO: “BETTINO ERA DI SINISTRA, MATTEO NON LO È. IL PRIMO FREQUENTAVA ARAFAT, IL SECONDO NETANYAHU"

Tommaso Labate per il Corriere della Sera

 

D'ALEMAD'ALEMA

Se dovesse vincere il No, «può anche capitare che Renzi debba difenderlo io. Questo è il Paese che allo sconfitto riserva il calcio dell' asino, è già capitato in passato...». La sala contiene duecento posti a sedere. Ma dentro ci sono forse più di trecento persone. Campobasso, palazzo della Provincia, martedì sera.

 

Il pubblico che sta ascoltando Massimo D' Alema, ospite d' onore di un' iniziativa sulla riforma della Costituzione organizzata dal deputato pd Danilo Leva, che fino a quel momento aveva tributato all' ex premier ovazioni e applausi, per un attimo ammutolisce. Come se in trecento, contemporaneamente, avessero capito male. Ma come, lo scenario è quello in cui il 4 dicembre vince il No e l' indomani D' Alema si mette a difendere Renzi?

 

RENZI REFERENDUMRENZI REFERENDUM

E così l' ex presidente del Consiglio, dal palco, riannoda i fili del discorso e sfoglia l' album dei ricordi. Ragiona sulla maggioranza del partito e dei gruppi parlamentari, sui «tantissimi che sono renziani solo per convenienza, opportunismo e conformismo». Si lascia scappare, senza fare nomi, che «qualcuno sta già prendendo appuntamenti con me per il dopo referendum». E poi arriva al parallelo. «Mi è già capitata, in passato, una situazione simile. All' epoca di Berlinguer, io ero tra quelli che la stampa chiamava i "colonnelli berlingueriani". Chissà perché, poi, "colonnelli"...». Il loro nemico numero uno era Bettino Craxi.

 

E - ricorda D' Alema - «quando Craxi cadde, mentre molti dei suoi fedelissimi si avventavano su di lui come cani pur di salvarsi e di rifarsi una verginità, toccò a me difenderlo. Lo stesso Craxi, tramite un ambasciatore, mi avrebbe poi fatto sapere che aveva apprezzato».

CRAXICRAXI

 

La sala continua a trattenere il fiato. D' Alema fa anche il nome dell' ambasciatore tra lui e Craxi. «Era Yasser Arafat», il presidente dell' Olp. «Quando Craxi stava per morire, io, che ero premier, tentai una trattativa umanitaria con la Procura di Milano per farlo tornare a curarsi in Italia.

 

Non ci riuscii. Vedete, molti sostengono che Renzi sia simile a Craxi. Forse nel piglio del potere, nel modo di gestire l' autorità... Ma Craxi era di sinistra, Renzi non lo è. Craxi frequentava Arafat, Renzi frequenta Netanyahu», il premier conservatore israeliano.

 

Nella serata molisana D' Alema, forse per la prima volta, ammette l' amarezza provata per il distacco di alcuni dei suoi. Non fa nomi, non cita Cuperlo o Orfini. «Nella vita non ho mai fatto battaglie partendo dalla compagnia. Per le cose in cui ho creduto, ho combattuto. In ogni caso, ci sarà un "dopo" in cui si tornerà a discutere. E, tra i renziani, discuterò più volentieri con chi ha sostenuto Renzi per convinzione che non con quelli che l' hanno sostenuto per convenienza».

 

Veltroni e D'alema CalciatoriVeltroni e D'alema Calciatori

I compagni di una vita, invece, ci sono e ci saranno sempre. Anche quelli con cui lo scontro è stato aspro. «Con Veltroni, per esempio, ho un ottimo rapporto. Ci sentiamo ancora oggi, le nostre famiglie sono vicine e le nostre figlie sono molto amiche, vivono entrambe in America e hanno già votato per il referendum. Mia figlia ha votato No, seguendo me. La figlia di Veltroni ha votato Sì, come il padre». Segno, insomma, di come si possa stare da diverse parti della barricata senza che i rapporti personali vengano interrotti o compromessi.

 

«Noi», scandisce D' Alema, «abbiamo sempre fatto così. E mai, mai nella nostra storia, abbiamo portato in politica la rottamazione delle persone». Quello, sussurra, «è un lascito di Renzi».

 

BERSANI D'ALEMABERSANI D'ALEMA

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…