VIETNAM DEMOCRATICO: CIVATI CAPEGGIA I DISSIDENTI ANTIGOVERNATIVI (BINDI, GOZI, PUPPATO, MARINO, DAMIANO E MINEO)

M.G. per "Libero"

Il Vietnam comincia adesso. Pagato il tributo di quasi unanimismo al rituale del voto di fiducia, nel Partito democratico va prendendo corpo la fronda contro il governo Letta. Detta fronda, come sempre accade quando tali fenomeno sono ancora a livello embrionale, presenta due caratteristiche distintive: la trasversalità e l'identificazione con un leader emergente. Quanto alla prima caratteristica, basta un'occhiata ai nomi dei dissidenti per rendersi conto di come il mal di pancia antigovernativo abbia unito sotto la stessa bandiera anime e sensibilità diverse all'interno del partito.

Ci sono i prodiani Sandra Zampa e Sandro Gozi, il cui principale obiettivo è e resta consumare la tremenda vendetta per l'impallinamento del Professore nella corsa al Quirinale; c'è Rosy Bindi; c'è la sinistra interna tutta Internet e società civile di Laura Puppato, Davide Mattiello e Lucrezia Ricchiuti (che ieri si è rifiutata di votare la fiducia al governo adducendo la decisiva motivazione che «Berlusconi ha tenuto per anni in casa Mangano») per cui la sintonia con la piazza è la priorità; c'è la sinistra interna più ortodossa e di partito, con i vari Ignazio Marino (che ha fatto mancare il proprio sì al governo disertando Palazzo Madama perché impegnato nella campagna elettorale per il Campidoglio), Cesare Damiano e Walter Tocci che maldigeriscono la virata liberale imposta dalle larghe intese;

ci sono gli ultimi giapponesi bersaniani che non si rassegnano al naufragio del proprio mentore (Corradino Mineo, Massimo Mucchetti e Alessandra Moretti); ci sono i neoeletti Sabrina Capozzolo, Antonio Decaro, Paolo Gandolfi, Luca Pastorino e Alessia Rotta che firmano una lettera aperta per chiedere al partito di far durare il governo il meno possibile e di tenere aperte le comunicazioni con Sel e Cinque stelle.

La seconda caratteristica porta il nome di Giuseppe Civati detto Pippo. Se la fronda interna al Pd ha un volto, questo è quello dell'ex consigliere regionale lombardo e neodeputato del Pd. Massima espressione dell'area giovanilmovimentista del partito, è da qualche tempo il front runner dell'opposizione interna: conteso dai talk show, attivo sui social network (il cui proverbiale popolo lo tiene in gran conto, a differenza del resto della dirigenza), gran catalizzatore del dissenso anti-inciucista.

Le ultime settimane hanno visto la sua trasformazione da figura di secondo piano nota solo agli addetti ai lavori a personaggio da proscenio, le cui ospitate tv e dichiarazioni vengono compulsate con attenzione e apprensione. La mutazione della geografia interna del Pd in relazione alla questione governo, infine, rischia di andarsi a sovrapporre su quella della gestione del partito.

Ad oggi, il Pd è ancora nel limbo seguito alle dimissioni da segretario di Pier Luigi Bersani. E le prospettive per il futuro sono nebulose. L'unica certezza è che per sabato 11 maggio è stata convocata l'Assemblea nazionale del partito per fare il punto sul percorso che dovrà portare al congresso. La linea prevalente, data la composizione assai moderata della compagine governativa, è che all'ala ex diessina spetti la gestione del partito.

Il nome in pole position resta quello di Guglielmo Epifani, ben visto dalla segreteria uscente e portatore di robustissima cinghia di trasmissione con la Cgil. Il problema è che in parecchi vedono come inevitabile la candidatura di Epifani stesso alle primarie da cui dovrà uscire il nome del successore di Bersani. Una prospettiva che non può piacere all'altro competitore annunciato, il sindaco di Firenze Matteo Renzi. I cui parlamentari d'area, guarda caso, iniziano a chiedere garanzie che il traghettatore, chiunque egli sia, non partecipi poi al congresso.

 

Pippo Civati moretti alessandra Rosy Bindi ed Enrico Lettaaba22 on sandro gozi mo emanuelaCORRADINO MINEO IGNAZIO MARINO Laura Puppato CESARE DAMIANO

Ultimi Dagoreport

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – GIAMPAOLO ROSSI IERI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI NON HA INCONTRATO SOLO I FRATELLINI D’ITALIA, MA TUTTI I PLENIPOTENZIARI PER LA RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI). TUTTI SI SONO LAMENTATI CON L’EX FILOSOFO DI COLLE OPPIO, MA IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOTENENTE DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI ALLEGRI DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO DI LARIANO…

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....