HA VINTO IL PD O IL PDR (PARTITO DI RENZI)? - SENZA IL TRAINO DEL LEADER, AI BALLOTTAGGI IL PARTITO HA PERSO 6 PUNTI RISPETTO ALLE EUROPEE - SI VOTA SOLO LA PERSONA: IN ITALIA OLTRE METÀ DEGLI ELETTORI CAMBIA VOTO DA UN’ELEZIONE ALL’ALTRA

Ilvo Diamanti per “la Repubblica”

Chi ha vinto queste elezioni? Il Pd o il PdR? Il Partito Democratico o il Partito di Renzi? È il quesito che echeggia, all’indomani dei ballottaggi delle amministrative, appena conclusi. Ultimo atto della competizione elettorale, cominciata due settimane fa, con le elezioni europee e il primo turno delle amministrative. Le europee, infatti, hanno fornito un risultato inequivocabile.

renzi in vietnam con il presidente truong tan sang renzi in vietnam con il presidente truong tan sang

E hanno offerto, al tempo stesso, una chiave di lettura che ha condizionato quel che è avvenuto dopo. Fino al risultato di ieri. Con la tentazione, paradossale, di interpretarlo tutto in chiave interna. Ponendo Renzi di fronte – e, in alcuni casi, contro – il suo partito. D’altronde, l’esito del voto amministrativo e, in particolare, dei ballottaggi, tende ad essere riassunto in alcuni “casi”, di particolare importanza simbolica. Livorno, Urbino, Perugia, Riccione: città storicamente “rosse”, dove il Centrosinistra ha perso. Come a Padova, dove governava da dieci anni.

VESPA FA UN SELFIE TRAPPOLA A RENZI VESPA FA UN SELFIE TRAPPOLA A RENZI

Peraltro, in termini percentuali, il confronto fra il voto al PdR e il PD, nelle città dove si votava, ha mostrato una chiara prevalenza del primo. Non per caso, il PD alle europee ha ottenuto più che alle amministrative. Circa 6 punti in più (ha stimato l’Istituto Cattaneo), mentre in passato avveniva il contrario. Da ciò la conclusione: la “ditta”, per citare la formula utilizzata da Bersani nel corso della campagna elettorale del 2013, conta molto meno dell’imprenditore (politico). Il PD, senza Renzi, diventa molto meno competitivo e per questo, a livello locale, fatica. Perde colpi. Perfino nei suoi luoghi sacri. Nei suoi territori protetti.

Personalmente, credo che occorra usare prudenza, nel proporre questa chiave di lettura. Perché, il grande risultato del PdR non permette di interpretare il bilancio di queste elezioni amministrative come un insuccesso del PD. Certo, i “casi esemplari” suscitano interesse. Ma vanno inseriti nello scenario generale. E i dati complessivi delle amministrative sottolineano una crescita ampia e sostanziosa del centrosinistra e del PD, che ne è, dovunque, il riferimento.

RENZI PALLONARO RENZI PALLONARO

Nei capoluoghi di provincia dove si è votato per il Sindaco, infatti, prima di queste elezioni, il PD e il Centrosinistra amministravano 16 comuni. Oggi 20. Nei Comuni con oltre 15 mila abitanti, la tendenza si conferma in modo anche più esplicito. I sindaci del PD e del Centrosinistra, prima del voto, erano 128. Oggi sono saliti a oltre 160. Eletti, soprattutto, a spese del Centrodestra (oltre 50), che esce molto ridimensionato. Prima del voto, aveva quasi 90 sindaci. Oggi gliene restano 43. Meno della metà.

RENZIRENZI

Questa distinzione, peraltro, suggerisce un primo cambiamento. Nel passato, infatti, il Centrosinistra era più forte – e governava – soprattutto nei Comuni più grandi e, dunque, nei capoluoghi. Oggi non è più così. È più forte in provincia. Ciò si spiega, fra l’altro, con la concorrenza – accesa – imposta, soprattutto nei contesti urbani, da altri attori politici e da altre liste. Dal M5s, ma anche da liste e comitati espressi nell’ambito della Sinistra. 

Sorti, non di rado, dall’interno e dall’intorno dello stesso PD. In nome del cambiamento, della rottura con il passato. Ma anche in seguito a frazionismi e divisioni (fra pro e anti-renziani). Inoltre, se osserviamo la geografia politica e amministrativa di questo voto, emerge una tendenza coerente con la “nazionalizzazione” del Centrosinistra, prodotta dall’irruzione di Renzi. 

FORMIGONI BALLOTTAGGIOFORMIGONI BALLOTTAGGIO

Il quale pare aver “trascinato” il PD anche su base locale. In altri termini, il Centrosinistra e il PD sembrano usciti dal recinto delle zone rosse, dove pure hanno aumentato il numero dei sindaci: da 77 a 82. Ma, soprattutto, hanno allargato, anzi: raddoppiato, la loro presenza nei governi locali del Nord “padano”. Dove i sindaci del PD sono passati da 24 a 58.

La sua principale zona di debolezza rimane, invece, come in passato, il Mezzogiorno. Dove è cresciuta la presenza del M5s e, ancor più, di liste civiche e locali.
Il PdR, dunque, ha conquistato l’Italia, perché ha superato i confini storici del PD. Ma il PD stesso, a sua volta, si è diffuso nella Provincia del Nord ma anche del Centro. Dove il peso degli apparati conta meno delle persone. Anzi, si identifica con loro. Con i sindaci. Perché questo è avvenuto, negli ultimi anni. 

ELEZIONI CATANZARO I SOSTENITORI DEL CENTROSINISTRA PROTESTANO DAVANTI ALLA PREFETTURA CHIEDENDO IL BALLOTTAGGIO ELEZIONI CATANZARO I SOSTENITORI DEL CENTROSINISTRA PROTESTANO DAVANTI ALLA PREFETTURA CHIEDENDO IL BALLOTTAGGIO

La fine dei partiti di apparato. Rimpiazzati, sempre più, dalle persone. E questo cambiamento è stato trascinato, in primo luogo, proprio dall’elezione diretta dei sindaci, nel 1993. Da allora, si è verificata una sorta di presidenzializzazione diffusa. Che ha abituato i cittadini a confrontarsi direttamente con le persone: candidati, amministratori. Sindaci. 

A livello nazionale, questa tendenza è stata stressata da Berlusconi, che l’ha tradotta, a proprio vantaggio, nella costruzione del proprio partito “personale”. E mediatico.
Guardato, a sinistra, con sospetto e con disagio. Salvo, poi, imitarlo, in modo inadeguato e gregario. Fino ad oggi. Quando Matteo Renzi ha “conquistato” il PD. Partendo da Firenze. Lui, sindaco, è andato “oltre” il partito. E i suoi limiti. Ma anche il PD, “deve” cambiare. Per fare fronte ai concorrenti che lo sfidano. Il M5s, ma non solo. Pena la sconfitta. Com’è avvenuto a Livorno e a Padova.

RENZI AFFACCIATO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI IN MAGLIETTA BIANCARENZI AFFACCIATO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI IN MAGLIETTA BIANCA

D’altronde, i Sindaci oggi stanno diventando più importanti dei partiti stessi. I quali sono divenuti soggetti al servizio dei leader. A livello locale. Ma anche nazionale. Questo, semmai, è il problema del Partito di Renzi. Il PdR. Non limitarsi a fare “come se il PD non ci fosse”. Ma spingerlo a riformarsi. Ridimensionando, ancora, lo spazio degli apparati, a favore di quello dei Sindaci e degli amministratori locali. Per rafforzare il rapporto diretto e continuo con i cittadini. (Ma anche i controlli, per evitare le degenerazioni emerse in questa fase.) 

Perché le fedeltà politiche, al tempo della personalizzazione, sono scomparse. E, anche in Italia, oltre metà degli elettori cambia partito, schieramento, parte politica da un’elezione all’altra. Mentre il 15% decide se e per chi votare negli ultimi giorni. Così, ogni elezione è un “salto nel voto”. Una partita aperta. Che neppure il PdR può immaginare di vincere senza un PD competitivo.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO