ignazio visco

IN PISA VERITAS - VISCO: ''LA GERMANIA HA SPESO 60 MILIARDI PER SALVARE IL SISTEMA BANCARIO, COSA CHE A NOI È STATO IMPEDITO''. IL GOVERNATORE DI BANKITALIA VUOTA IL SACCO, MA SOLO CON GLI STUDENTI DEL SANT'ANNA DI PISA. NEL 2008 I CREDITI DETERIORATI NON ERANO CONSIDERATI UN PROBLEMA, ANZI: DARE PRESTITI ALLE IMPRESE, PURE TRABALLANTI, SERVIVA A TENERE IN PIEDI L'ECONOMIA REALE. MA APPENA LA VIGILANZA È PASSATA ALLA BCE…

 

Claudio Antonelli per “la Verità

IGNAZIO VISCO

 

Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, seduto in cattedra evidentemente si rilassa. Così, presentando il suo ultimo libro alla scuola Sant' Anna di Pisa, si è lasciato scappare una frase, anzi un macigno. «La Germania ha speso», ha detto, «60 miliardi per salvare il sistema bancario, cosa che a noi dopo è stato impedito». In Pisa veritas, verrebbe da dire. Il riferimento è ai maxi interventi pubblici del 2008 sugli istituti tedeschi, all' indomani del crac della banca d' affari Lehman Brothers.

 

All' epoca il nodo infatti verteva quasi tutto attorno all' esposizione agli strumenti derivati, gli stessi che hanno mandato piedi all' aria le banche di Wall Street, di cui la Germania era (e in misura minore lo è ancora) zeppa. In quegli anni le sofferenze (Non performing loans, Npl) non erano considerati un problema, motivo per cui l' Italia non ha avviato i salvataggi pubblici.

 

CREDITI DETERIORATI

Anzi, per decenni la politica italiana ha incentivato le banche a sostenere il Pil tricolore concedendo a molte filiere produttivi fidi praticamente perpetui. Chi oggi critica quella mossa da parte del governo Berlusconi e della stessa Bankitalia omette un dettaglio: gli Npl sono diventati una lettera scarlatta solo dopo. I governi di Roma consideravano la politiche delle sofferenze una droga necessaria per pompare l' economia.

 

È stato il passaggio di testimone tra Roma e Bruxelles a cambiare improvvisamente i parametri, e a quel punto il sistema bancario italiano si è trovato fuori gioco. Costantemente sotto capitalizzato e in difficoltà. Visco dialogando con gli studenti ha aggiunto: «Non siamo una federazione Ue ma un insieme di Paesi con sistemi bancari e industriali diversi dove la discussione politica è complessa».

 

ignazio visco piercarlo padoan guzzetti patuelli

Non solo, la mancanza dell' unità europea ha limitato le politiche reflazionistiche dopo la crisi finanziaria globale, «politiche invece attuate da Usa e Cina», ha aggiunto spiegando che a bloccare le dinamiche è stato «l' incubo della Germania» di dover pagare i costi per una eccessiva spesa pubblica di altri Stati, «ma questo non è mai successo», ha concluso Visco. In pratica, il numero uno di Bankitalia fa emergere i limiti di una politica troppo filotedesca e in poche e sincere parole spiega per quali motivi all' Italia sia stato impedito di mettere mano al debito pubblico per ricapitalizzare una volta per tutte l' intero sistema bancario.

 

Lasciandolo di conseguenza in balia dell' evolversi della Vigilanza bancaria Ue, sempre più «soggettiva» nei suoi interventi. L' ultimo esempio l' abbiamo avuto con gli addendum sull' esposizione agli Npl. Sarebbe stato emozionante ascoltare le medesime parole di Visco però in Parlamento, e magari davanti a platee ufficiali. A partire dal 2011. Invece, niente da fare.

 

Così come le critiche sul bail in: sono state sempre fatte a posteriori, e mai poste al momento opportuno. Cioè ai tavoli decisionali e al momento delle scelte definitive. E non ci riferiamo solo all' inverno del 2015, quando il governo guidato da Matteo Renzi decise addirittura di anticipare l' approvazione della norma Ue di ben due anni (con tutti i drammi che ne sono conseguiti), ma il medesimo discorso si applica anche ai silenzi dello scorso dicembre.

CREDITI DETERIORATI

 

Quando l' Ecofin ha approvato un pacchetto bancario senza che governo e Bankitalia abbiano avuto nulla da eccepire. «È un passo molto importante nella direzione dell' Unione bancaria, sono misure che rendono il sistema bancario europeo più forte, stabile e resiliente», ha detto il ministro austriaco Hartwig Loger, presidente di turno dell' Ecofin.

 

Le misure puntano a «rafforzare il quadro della risoluzione bancaria», in particolare fissando il livello necessario e la qualità delle passività sottoposte a bail in. Il dettaglio interessante è un altro: «Introducono la possibilità per le autorità di risoluzione di sospendere i pagamenti di una banca o gli obblighi contrattuali quando è sotto risoluzione - il cosiddetto moratorium tool - per aiutare a stabilizzare la situazione della banca». E per evitare la fuga dallo sportello.

VISCO E DRAGHI 05

 

Che significa? I lettori più attenti della Verità ricorderanno che abbiamo già trattato questo argomento più di un anno fa. A novembre del 2017, infatti, a seguito di richiesta della Consiglio europeo e del Parlamento, la Banca centrale europea pubblicò un parere sulle proposte di riforma della normativa che regola il bail in. Proviamo a immaginarci l' eventualità nella quale una banca finisca nel mirino del regolatore.

 

il bail in europeo cagata pazzesca

A seguito di ripetuti crolli sui mercati azionari oppure di indiscrezioni trapelate a mezzo stampa, scatterebbe il cosiddetto bank run, cioè la corsa agli sportelli da parte dei correntisti allo scopo di salvare i propri risparmi. Immaginate Carige senza il decreto del governo. Ecco, sarebbe potuto scattare il blocco dei prelievi: come accadde a Cipro nel 2013. Chissa che cosa ne penserà Ignazio Visco del moratorium tool approvato. Speriamo che fra dieci anni non spieghi a dei liceali che il bank run è pericoloso, ma bloccare i soldi privati dei correntisti è incostituzionale.

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