sgarbi roma colosseo

“POTREI FARE IL SINDACO DI ROMA” - VITTORIO SGARBI: “GLI ULTIMI DUE PRIMI CITTADINI ANDAVANO BENE PER SERMONETA, NON PER L’URBE - LA CITTA’ NON HA MOLTI PIÙ PROBLEMI DI PRIMA. MA OGNI SUO PUNTO DI FORZA È CADUTO - PERCHE’ GIRO PER L’ITALIA AVANTI E INDIETRO? IL BISOGNO DI QUATTRINI: NON CI SONO PIÙ QUELLI CHE MI DAVA LA TV. RESTANO SOLO LIBRI E SERATE”

Fabio Isman per “il Messaggero”

 

SGARBI

Parlare con Vittorio Sgarbi è improbo. Fissa appuntamenti in contemporanea. Domandi di beni culturali, e risponde dicendo di politica. Conclude a stento le frasi, che inframmezza con mille telefonate, fatte o ricevute. Finché confessa: vorrebbe diventare sindaco di Roma, perché «la città ha perduto la sua immagine». Nella sua indefettibile coerenza, intanto, fa politica in Sicilia; sperava «di ottenere un tre per cento dei voti, ma ho barattato la candidatura per il posto di assessore alla cultura, con il centrodestra che vincerà».

Però, andiamo in ordine.

SGARBI CAPRONI

 

Quattro libri, uno all’anno, sui “Tesori d’Italia” in gran parte assai poco noti: tre con Bompiani, per poi seguire la sorella Elisabetta sulla “Nave di Teseo”.

«Adesso esce il quinto, “Dalla luce al mito”: da Canova a Boldini. Seguirà, e concluderà l’impresa, uno dai Futuristi a De Chirico. C’è tantissima Italia sconosciuta. A Perugia, ho esposto 120 quadri di proprietà delle banche; però, ne possiedono13 mila. Il “Ciarlatano” di Bernardino Mei, del Monte dei Paschi, vale un Caravaggio».

Michelangelo - Sgarbi

 

Una scoperta imperdibile?

«Per dieci anni ho tentato invano di vedere la “Madonna Nicopeia” del VII secolo; l’hanno le suore Visitandine, di clausura, a Treviso. Per Federico Zeri, la più importante opera a Venezia: portata via da Costantinopoli, e nascosta in un convento, per salvarla dalle razzie di Napoleone. Ho rotto tanto le scatole, che ora, per questa “Vergine della Cintura”, hanno creato un piccolo museo».

 

E qualcosa che le piacerebbe invece possedere?

«Non saprei. Fin da ragazzo volevo il “Compianto” di Niccolò dell’Arca, che è in una chiesa bolognese; ma ho trovato il suo “San Domenico”, e così mi accontento; credo che la “Pala Portuense” di Ercole de’ Roberti, già a Ravenna, sia il più bel quadro di Brera: supera perfino Piero della Francesca; ma anche questo autore non manca tra i miei».

vittorio sgarbi sul wc

 

Quanti dipinti, o sculture, compera ogni settimana?

«Prima, dieci o quindici; ora, mi modero un po': perché ho meno quattrini».

 

In compenso, gira l'Italia come un forsennato.

«In un anno, 200 spettacoli del mio Caravaggio: lo paragono a Pasolini; Giuseppe Pelosi, che l'ha ucciso, è Amore vincitore. E altre cento serate per parlare dei miei libri. Mi restano dieci giorni liberi all'anno. Il primo gennaio, ero a Belforte del Chienti, duemila abitanti».

 

La solita e inveterata bulimia?

«Anche il bisogno di quattrini: non ci sono più quelli che mi dava la televisione. Restano soltanto quelli dei libri e delle serate. Il prossimo spettacolo è su Michelangelo: già 70 date prenotate».

 

vittorio sgarbi fa il bidet

E che Italia ha trovato?

«Più attenta, curiosa e appassionata di quanto pensassi».

 

In Michelangelo, affianca al Giudizio l'Origine du monde di Courbet, a lungo già di Jacques Lacan: la mette al centro del dipinto di Buonarroti. Sacro e profano....

«Portare l'arte nei teatri è un modo nuovo per diffonderla. L'attuale spettacolo è più difficile: dell'autore della Sistina voglio spiegare pure la misura umana. Caravaggio è la quotidianità; Michelangelo ha una dimensione più spirituale; ma il rischio è che ci appaia lontano, irraggiungibile. Il che invece non è».

sgarbi e la testa di capra

 

E a Roma, quando?

«Ora vado a Milano; nella Capitale a marzo, al Teatro Olimpico. Sempre con musiche, immagini ed elaborazioni visive. Nel Giudizio, c'è la prova dell'esistenza di Dio; ma il punto più alto è nella volta della Sistina. Questi spettacoli mi divertono, e credo che siano anche utili, visto il pubblico che calamitano: 200 mila spettatori solo per Caravaggio».

 

Adesso, ha scritto anche Rinascimento, a metà con Giulio Tremonti; ma quando era ministro, non affermava che «con l'arte non si mangia?»

compleanno di vittorio sgarbi

«No: ha smentito, e si è convertito. Dice che gli Uffizi sono più importanti della Volkswagen. Il libro è il più venduto: più anche che quello di Renzi».

 

Ma questo connubio assai singolare, come è nato?

«Era venuto qui a colazione. Per fare una lista nazionale, occorre un gruppo parlamentare; lui ha stilato il programma politico, io il resto. Volevo cominciare dalla Sicilia, anche se Tremonti non era d'accordo. Alla fine, non ci presenteremo; ma nel Continente sì, quando si voterà”.

 

E con quale obiettivo?

«Diventare ministro dei Beni culturali. Anzi del Tesoro, fuso con i Beni culturali. Il nostro vero tesoro sono loro, no? All'Italia serve un nuovo Rinascimento».

sgarbi rivisto da pierino della francesca

 

Ha cambiato casa. Vede due delle più belle chiese di Roma. Ogni locale, e sono tanti con tre terrazze, è ingombro di arte oltre ogni dire: un'ora solo per compiere il tour du proprietaire. Per fortuna, all'abitazione pensa Sabrina Colle. A proposito, e Roma come è, come la trova?

«Troppo facile dirne male. Qualunque cosa fai, non succede nulla. Nel 2006, ero assessore a Milano. E Roma, che ancora godeva l'eco delle presenze di Rutelli e di Veltroni, era parecchio più avanti di lei. Oggi, il capoluogo lombardo è assai più avanzato che la Capitale d'Italia».

 

In che senso?

«Parliamo solo di mostre: Palazzo Reale a Milano, ne fa parecchie di più di prima; e da noi, la Fondazione Memmo è inattiva; rimpiango Emmanuele Emanuele, che in città era più organico e presente. Roma non ha molti più problemi di prima. Ma ogni suo punto di forza è caduto. Era un fuoco vivo: oggi, soltanto il barlume di una fiamma lontana».

 

E come mai?

VITTORIO SGARBI SI ABBIOCCA DURANTE UN COLLEGAMENTO

«Al sindaco, manca l'immagine. Gli ultimi due erano validi per Sermoneta, non per l'Urbe. Qui, tutto si amplifica. Serve un'amministrazione con personalità di calibro e con voglia di fare. Non di incapaci, sempre in difesa. Hanno cambiato i nomi degli assessorati; ma mi chiedo, cosa è la Crescita culturale? A Roma, si pensa che tutto sia chiuso; sbarrato; non visibile. La città ha perduto la forza che possedeva; non è più quello che era. E si autodistrugge: ora, buttano giù un palazzo accanto a quelli di Coppedé: ma che immensa sciocchezza».

 

Qualche rimedio?

SGARBI

«Beh, il sindaco potrei farlo io, no? E dico sul serio». 

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