VOLANO GLI STRACCI TRA MONTI E I POTERI FORTI - SQUINZI HA BOCCIATO IN ANTICIPO IL DECRETO SVILUPPO BIS APPROVATO IN SERATA DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI - MERCOLEDI' HA SMENTITO LA TESI DEL GOVERNO SULLA RIPRESA NEL 2013: "SAREI FELICE SE ARRIVASSE NEL 2015" - E IERI NUOVA LEGNATA: "E' IL MOMENTO DI CAMBIARE PASSO" - GLI INDUSTRIALI NON INCASSANO PIU': I CONSUMI SONO IN PICCHIATA E IL POTERE D'ACQUISTO DELLE FAMIGLIE CROLLA….

Francesco De Dominicis per "Libero"

Due fronti opposti. E sempre più lontani. Le previsioni sulla crisi e, soprattutto, sul riavvio del ciclo economico dividono Governo e industriali. Secondo più di un esponente dell'Esecutivo tecnico guidato da Mario Monti già l'anno prossimo si vedrà la luce. La ripresa comincerà «già nella prima parte del 2013, se pur a ritmi contenuti, per poi espandersi ed accelerare nella seconda metà dell'anno» ha osservato il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, mercoledì. Ipotesi che Giorgio Squinzi, da qualche giorno, respinge con fermezza. Il numero uno di Confindustria sostiene che sarebbe contento di vedere la ripresa nel 2015.

Il patron della Mapei ieri è tornato alla carica: «Credo che se vogliamo vedere una crescita vigorosa, se tutto va bene, dobbiamo aspettare il 2015». Non solo. Il leader di viale dell'Astronomia ha parlato di uno «scenario molto difficile» e perciò «è il momento di cambiare passo» per poter cominciare a crescere al ritmo del 2% l'anno: «Traguardo difficile ma non impossibile» secondo Squinzi. Quello del presidente di Confindustria è un chiaro invito al Governo a dare la scossa. E, allo stesso tempo, un'affermazione che denota un certo scetticismo per i provvedimenti e le misure già varate o quelle in cantiere a palazzo Chigi.

I dati macroeconomici che quotidianamente vengono snocciolati da enti e istituzioni di varia natura dipingono un quadro assai cupo. I consumi, a esempio, restano asfittici. Le indicazioni di Confcommercio relative ad agosto indicano una discesa, rispetto allo scorso anni, del 2,7%. E come se non bastasse, va sempre più giù pure il potere d'acquisto delle famiglie: l'Istat ha rilevato una flessione dello 0,8% nel 2011.

O meglio: i redditi salgono, ma l'inflazione se li mangia. Il dato sui consumi delle famiglie riapre il dibattito: secondo Coldiretti per effetto del calo del potere d'acquisto sei italiani su dieci (61%) non dispongono di un reddito adeguato, ma c'è addirittura un 6% che non riesce mai ad arrivare a fine mese.

Numeri, questi, che certamente non fanno piacere a chi produce. E che la crisi stia mordendo più delle peggiori previsioni lo dimostra anche l'iniziativa del sindacato: per sabato 20 ottobre la Cgil ha infatti organizzato a Roma una manifestazione nazionale di tutte le aziende in crisi, dall'Ilva all'Alcoa. Insomma non si intravedono spiragli nella spirale recessiva nella quale il Paese è ormai finito.

Il futuro resta assai incerto. Non resta che aggrapparsi ai gioielli di Stato. Come l'Eni, che nonostante la crisi continua a investire. L'amministratore delegato Paolo Scaroni, premiato ieri da Vladmir Putin con l'Ordine dell'amicizia, ha parlato di 50 miliardi di euro nei prossimi quattro anni per le attività di ricerca e i programmi di estrazione. Una montagna di quattrini per la quale avranno precedenza i fornitori italiani.

Una sorta di circuito virtuoso tutto italiano che potrebbe far ripartire il ciclo economico interno. Del resto, le ultime indicazioni del Fondo monetario internazionale sono preoccupanti. «Ci vorrà di certo almeno un decennio dall'inizio della crisi perchè l'economia globale ritorni in ordine» ha detto il capo degli economisti Fmi, Olivier Blanchard. Pure Mario Draghi è poco fiducioso. Non a caso, il presidente della Banca centrale europea ieri ha lasciato i tassi invariati allo 0,75%, tenendosi nel cassetto l'opzione di portare il costo del denaro a mezzo punto percentuale in caso di un eventuale peggioramento.

 

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