anatocismo banche risparmi

VOLETE L’AUTONOMIA PER LE REGIONI? IL RISCHIO E’ CHE AUMENTINO LE TASSE PER TUTTI - L'ALLARME DEI TECNICI DEI MINISTERI: SONO PREVISTE NORME CONTRADDITTORIE SULLE RISORSE FINANZIARIE PER GARANTIRE DEGLI ACCORDI A SALDO ZERO PER LO STATO E ANDRANNO TROVATE NUOVE COPERTURE - E COME FINIRA'? INFILANDO LA MANONA NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI...

Andrea Bassi per “il Messaggero”

 

tasse

Una clausola di salvaguardia per i conti dello Stato. Niente, invece, per garantire le tasche dei cittadini dagli effetti collaterali del regionalismo differenziato, la richiesta di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E il punto è che, tra i tecnici dei ministeri e quelli del Parlamento, serpeggia più di un dubbio che la pressione fiscale per tutti i contribuenti possa aumentare. Anzi, è quasi una certezza.

 

È l'effetto di come è stato scritto l' articolo 5 delle bozze d' intesa, quello pubblicato sul sito del Dipartimento degli Affari Regionali e sul quale, il ministro Erika Stefani ritiene di aver avuto un via libera «di massima» da parte del ministero del Tesoro che, invece, non ha ancora messo nessun bollino sotto quella norma. Qual è il punto?

 

tasse

Il nodo è il combinato disposto di due commi dell' articolo 5. Il primo dice che, in attesa che arrivino i fabbisogni standard, ossia che sia stabilito quanto effettivamente debba essere riconosciuto come risorse finanziarie per ogni servizio trasferito alle tre Regioni, che l' ammontare delle risorse assegnate «non può essere inferiore al valore medio nazionale pro-capite della spesa statale per l' esercizio delle stesse».

 

Il secondo comma, fatto inserire in fretta e furia dal ministero dell' Economia, prevede invece che dall' applicazione dell' intesa «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». L' effetto dei due commi, secondo i tecnici, renderebbe ineluttabile un aumento delle tasse o in alternativa un taglio della spesa pubblica.

tasse

 

La ragione è semplice. Garantire a Veneto e Lombardia «il valore medio pro-capite della spesa statale» per l' esercizio delle funzioni trasferite, significa che le due Regioni otterranno più risorse di quelle che spendono oggi per istruzione, ambiente, infrastrutture e per tutte le altre che hanno richiesto. Secondo i calcoli fatti dall' agenzia di rating Fitch, i bilanci delle due Regioni diventerebbero più pesanti di circa il 50%. Solo per il Veneto sarebbero 6 miliardi in più.

 

Lo Stato centrale, dunque, dovrebbe rinunciare a quote di Iva e Irpef trasferite a Veneto e Lombardia per finanziare le funzioni regionalizzate, in quantità maggiore dei soldi spesi oggi centralmente per pagare quegli stessi servizi. Se però, tutto questo, come dice il secondo comma dell' articolo, deve avvenire «senza oneri» a carico della finanza pubblica, allora sarà necessario trovare delle coperture: aumenti di tasse o tagli di spesa.

 

TASSE

Un altro elemento che inizia a suscitare qualche perplessità, è che le intese non citano mai la legge sul federalismo fiscale. Insomma, è come se tutto si muovesse al di fuori di quell' impianto. Eppure il federalismo dava una cornice importante distinguendo le funzioni Lep (per le quali devono essere determinati i livelli essenziali delle prestazioni) e le funzioni non-Lep. Le prime hanno delle prescrizioni di perequazione, ossia di solidarietà verso gli enti con meno risorse, maggiori. Non si capisce, insomma, perché la cornice del federalismo non sia entrata nelle intese.

 

LA PARTECIPAZIONE

Resta sullo sfondo anche il tema del debito pubblico. Non è chiaro, dalle intese, come le Regioni potranno in futuro partecipare agli sforzi di finanza pubblica in caso di necessità. Cosa accadrebbe, per fare un esempio estremo, se lo Stato decidesse una manovra di contenimento della spesa, per esempio, bloccando gli stipendi statali? Il personale regionalizzato parteciperebbe? E in caso negativo, in che modo le Regioni che hanno ottenuto l' autonomia differenziata parteciperebbero?

 

Tutte domande per le quali ancora non c' è una risposta. Intanto il ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani continua a lavorare con determinazione sull' attuazione dell' autonomia ma sempre «con un continuo confronto» con le parti interessate. E, a questo proposito, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha azzardato un «si può cominciare da subito» aprendo «un dibattito in Parlamento» che «non può essere chiamato a ratificare solo un sì o un no».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…