di maio salvini mattarella

IL WEEKEND E’ SACRO: NIENTE PREMIER FINO A LUNEDI’ - GLI IMPEGNI DI MATTARELLA DANNO AI DIOSCURI SALVINI E DI MAIO TRE GIORNI DI TEMPO PER AGGIRARE I PALETTI DEL QUIRINALE SUL NUOVO GOVERNO - IL COLLE VUOLE METTERE BOCCA SU CHI VA A PALAZZO CHIGI, SULLA LISTA DEI MINISTRI E VUOLE VIGILARE (E MOLTO) SUL...

 

Ugo Magri per la Stampa

 

SERGIO MATTARELLA

Il governo presidenziale è sempre lì, pronto nel cassetto. Ma la curiosità di sapere chi ne farebbe parte, incominciando dal premier, forse non verrà soddisfatta. Dipenderà dal negoziato in corso tra Cinque stelle e Lega, aperto a qualunque sbocco. Il Quirinale sarebbe lieto che i partiti trovassero da soli la quadra, senza bisogno di intervenire. Per questo motivo, Sergio Mattarella non ha avuto difficoltà a concedere le 24 ore di «time out» richieste ieri mattina tanto da Luigi Di Maio quanto da Matteo Salvini. La scadenza delle ore 17 è slittata a questo pomeriggio, e in teoria entro stasera qualcosa dovrà succedere, in un senso o nell' altro.

 

PAZIENZA «ZEN»

BERLUSCONI MATTARELLA

Mettiamo dunque che in giornata Salvini e Di Maio facciano sapere per telefono al Colle di avere raggiunto un' intesa. In quel caso, Mattarella ne vorrebbe approfondire i termini, magari incontrando i partiti interessati all' accordo per ragionarci a voce e in maniera formale, perché non può essere che un Presidente si limiti a metterci su il timbro.

 

MATTARELLA E SALVINI

Quando si potrebbero svolgere questi incontri chiarificatori non è ben chiaro, visto che l' agenda quirinalizia è colma di impegni: oggi a Firenze per una conferenza europea, domani a Palermo, sabato a Dogliani per le celebrazioni di Einaudi.

 

Di sicuro, Mattarella chiederebbe lumi sulla composizione della maggioranza, sugli obiettivi cardine del programma, sulla struttura ministeriale e, dulcis in fundo, domanderebbe a chi si pensa quale possibile premier. La decisione di conferire o meno l' incarico discenderebbe dalla somma delle risposte. Bisogna vedere se i protagonisti saranno in grado di fornirle, in tutto o in parte.

 

MATTARELLA E LUIGI DI MAIO

Circola insistente voce che oggi, quando si faranno vivi col Quirinale, Di Maio e Salvini difficilmente saranno in grado di annunciare «abbiamo sciolto ogni nodo», e dunque possano sollecitare altri giorni di proroga, magari una settimana o forse più. Impossibile prevedere se il Capo dello Stato accorderebbe o meno la dilazione, e in che misura.

 

Di sicuro, pretenderebbe anzitutto di toccare con mano gli eventuali passi avanti, senza accontentarsi della dichiarazione serale di Berlusconi che compie il famoso passo «di lato». Oltretutto, fanno presente con una punta di disagio i frequentatori del Colle, Mattarella sta dimostrando una pazienza mai vista, quasi zen. In solo tre giorni si è visto cambiare altrettante volte le carte in tavola: prima Salvini pretendeva un incarico per sé, poi ha reclamato elezioni subito, e adesso si riparla di accordo coi Cinquestelle. È un balletto che non potrà trascinarsi all' infinito. Servono punti fermi.

DI MAIO SALVINI MATTARELLA

 

Paletti europei In generale, l' impressione è che il Capo dello Stato confidi in una soluzione positiva, ma non intenda approvare nulla a scatola chiusa. Un' alleanza inedita come quella in cantiere presenta numerosi aspetti problematici, incominciando dal terreno internazionale. Già stamane Mattarella pianterà i primi paletti, parlando a Badia Fiesolana in occasione della conferenza sulla solidarietà in Europa. Ribadirà che l' Italia ha preso impegni con l'Ue e con la Nato cui resterà fedele. La Lega al governo non comporterebbe un rovesciamento filo-russo delle nostre alleanze internazionali.

MATTARELLA GENTILONI

 

È ancora presto per pronosticare fino a che punto si spingerà la vigilanza del Colle su altri vincoli, tipo articolo 81 (pareggio di bilancio). Di certo il Presidente eserciterà le prerogative di nomina dei ministri che gli vengono dall' articolo 92: se non sarà convinto della scelta, niente cadrega. Parlando alle vittime del terrorismo, Mattarella ha ribadito che prima vengono gli interessi fondamentali del Paese: riguardano tutti e sono «in questo senso neutrali». Da arbitro, considera suo compito farli valere.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?