draghi scholz

WHATEVER IT GAS – DRAGHI È RIUSCITO A CONVINCERE PERSONALMENTE OLAF SCHOLZ (ANCHE GRAZIE ALL'ASSE CON MACRON) E OTTENERE IL VIA LIBERA DEL CONSIGLIO EUROPEO AL PRICE CAP. O MEGLIO, A UN’INTESA SULLA “CLAUSOLA DI FIDUCIA”, UNA SUPERCAZZOLA PER RASSICURARE GERMANIA E OLANDA, CHE SONO SCETTICHE SULLA MISURA – IN PRATICA, È STATO OTTENUTO UN VAGO INDIRIZZO POLITICO PER PERMETTERE ALLA COMMISSIONE DI ANDARE AVANTI CON IL PIANO E CONCLUDERLO ALL’INIZIO DI NOVEMBRE...

1 - GAS OK AL TETTO

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN

«Il Consiglio europeo continuerà ad occuparsi della questione». È dietro a questa frase, apparentemente innocua, che si nasconde la vera svolta che nella notte tra giovedì e ieri, dopo più di dieci ore di negoziati, ha permesso ai 27 leader Ue di siglare l'intesa sul piano per l'energia. Una frase aggiunta all'ultima riga del testo, ma che in realtà è di primaria importanza perché introduce la cosiddetta "clausola di fiducia".

 

Uno strumento che in caso di necessità permetterà di riportare il pacchetto energia ("price cap" compreso) al tavolo del Consiglio europeo, togliendolo così dalle mani dei ministri. E la differenza è sostanziale: al Consiglio Energia il pacchetto segue l'iter previsto dall'articolo 122 del Trattato, che richiede decisioni a maggioranza qualificata, mentre al Consiglio europeo si decide all'unanimità. In pratica il diritto di veto, messo alla porta dal piano di Ursula von der Leyen, rientra dalla finestra.

 

MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV

Chi ha seguito i negoziati racconta che è stato Charles Michel a estrarre dal cilindro questo stratagemma. Nella serata di giovedì, il presidente del Consiglio europeo ha iniziato a tastare il terreno tra le delegazioni con l'obiettivo di dare rassicurazioni alla Germania e all'Olanda, che non ne volevano sapere di includere nelle conclusioni il tetto dinamico al prezzo del gas.

 

La speranza è che questa "clausola di fiducia" non venga mai attivata, ma il semplice fatto di averla prevista è servito a tranquillizzare i governi più scettici. Che hanno inoltre chiesto (e ottenuto) di mettere nero su bianco alcuni paletti per il «meccanismo di correzione dei prezzi», peraltro tutti già previsti dalla bozza di regolamento della Commissione: la necessità di non mettere a rischio le forniture di gas, di non portare a un aumento dei consumi e di garantire i flussi intra-Ue. L'Austria e l'Ungheria hanno invece fatto inserire una precisazione per specificare che l'eventuale limite ai prezzi non si applicherà ai contratti a lungo termine in essere. Poi Viktor Orban ha fatto licenziare il suo diplomatico che aveva seguito il dossier energia.

MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN

 

Nonostante tutti questi "se" e questi "ma", Ursula von der Leyen si è detta soddisfatta per aver ottenuto ciò che voleva: un indirizzo politico per andare avanti su questa strada. Ora spetterà alla Commissione definire i dettagli tecnico-giuridici che saranno poi negoziati dai ministri dell'Energia a partire dalla riunione prevista per martedì, con l'obiettivo di chiudere definitivamente l'intesa all'inizio di novembre (salvo eventuali "ricorsi" al Consiglio europeo).

 

OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

«Ho fiducia che non servirà un nuovo summit» ha assicurato Olaf Scholz, tra i più scettici. Il cancelliere ha insistito nel dire che quello concordato non è un vero e proprio "price cap", ma soltanto «un meccanismo per limitare i picchi di prezzo».

 

Mario Draghi - salutato dai colleghi con un video celebrativo - ha però rivendicato il risultato perché «questo piano accoglie tutte le nostre proposte» e ha minimizzato le divergenze con Scholz. «Per la prima volta il Consiglio europeo ha mostrato la disponibilità ad avere un tetto al prezzo del gas e questo non era affatto scontato. Grazie all'intesa il costo delle bollette presto scenderà». Quando? «Alcuni effetti di queste decisioni - ha spiegato Draghi - sono già visibili». Ieri il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam ha perso un altro 9%, scendendo a 115 euro per Megawattora.

MEME SU PUTIN E IL GAS

 

Via libera anche alle altre misure energetiche, come l'obbligo di aggregare la domanda di gas per un volume pari al 15% degli stoccaggi: le società dovranno fare appalti congiunti, ma l'effettivo acquisto resterà su base volontaria. I leader hanno poi incaricato la Commissione di fare «un'analisi costi-benefici» sull'estensione a tutta l'Ue del modello iberico, che prevede un prezzo amministrato per il gas utilizzato nella produzione di energia elettrica. Per finanziarlo servirebbe un nuovo fondo Ue, ma le posizioni restano estremamente distanti. «Per uno strumento di debito comune ci vorrà ancora del tempo» ha ammesso Draghi. Se ne riparlerà al vertice di dicembre, quando a rappresentare l'Italia ci sarà Giorgia Meloni.

URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI

 

2 - ASSE CON PARIGI E FERMEZZA, COSÌ ROMA HA CONVINTO BERLINO

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

Ad un certo punto della notte agli sherpa del Consiglio si presenta una scena inedita: Macron, Scholz e Draghi si appartano, si mettono a scrivere praticamente da soli un intero paragrafo delle conclusioni del summit. Si invocano soluzioni «europee e non nazionali» per le future scelte strategiche nel mercato dell'energia dell'Ue. Un funzionario di alto grado commenterà con ironia, rappresentante un'alta burocrazia per un attimo estromessa: «E' anche il paragrafo meno chiaro» del documento.

 

E' un elemento di colore, ma è anche emblematico. In fondo, come sempre, tutti rivendicano. E tutti cercano di enfatizzare quello che interessa agli Stati che rappresentano.

 

MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ

Anche nel paragrafo in questione. Draghi, al suo ultimo miglio di governo, non ha torto nel manifestare soddisfazione: per primo, a dicembre dell'anno scorso, parlò di acquisti comuni di gas. Per primo, a marzo di quest' anno, lanciò la proposta del price cap. Ora entrambi i dossier acquistano concretezza. Anche Macron rivendica: sembra che con Scholz, durante le trattative, sia stato particolarmente duro: «In questo modo ti stai isolando». Alla fine il Cancelliere tedesco è uscito dall'isolamento, ma ha tenuto a puntualizzare: «Non si tratta di un vero price cap».

 

Se ognuno tira acqua al suo mulino di sicuro l'Italia ne tira più degli altri. Mario Draghi consegna al governo della Meloni una road map più netta di prima, ora toccherà al nuovo esecutivo vigilare sui prossimi passi della Commissione, sull'attuazione rapida del compromesso. Di sicuro è un passo avanti notevole, registra Draghi quando fa notare che la reazione del mercato del gas è un crollo del prezzo di quasi il 10%.

 

TETTO LA QUALUNQUE - BY CARLI

Come abbia fatto il premier, nelle ultime ore del suo mandato, a convincere Berlino a cambiare atteggiamento è un mix di diversi fattori. Un ruolo lo ha giocato il forte asse con il presidente dell'Eliseo.

 

Lo stesso Macron, nel corso della notte, è stato fra i primi ad annunciare la novità, «a inizio novembre avremo questo nuovo meccanismo sul tetto al prezzo del gas e potrà essere implementato, ora penso si possa andare spediti». Come ad ammettere che ha ceduto, ma non troppo, poco dopo Scholz ha sottolineato che ora «c'è ancora molto lavoro tecnico da fare, con molte questioni che non sono semplici e dovranno essere esaminate».

 

Ma lo stesso Draghi ha raccontato un'altra dinamica. Ad un certo punto è stato esplicito nel rappresentare non solo gli obiettivi di Roma, ma anche dei 15 Stati che in queste ultime settimane le hanno condivise con la nostra diplomazia.

DRAGHI - ORBAN - MACRON - MITSOTAKIS - VON DER LEYEN

 

Le proposte sul tavolo del Consiglio in materia di energia «riguardavano solo i volumi», non il prezzo del gas, e «ho dovuto far presente che su un intervento ad una sola dimensione, noi non saremmo stati interessati». Insomma se non una minaccia, quantomeno lo spauracchio di una possibile catastrofe diplomatica, con l'Italia che si tira indietro. Ancora Draghi racconta: quando si è capito che l'Italia poteva tirarsi indietro «si è arrivati ad un decisione all'unanimità, c'è voluto molto tempo, ci sono stati scambi su tutti gli elementi del pacchetto, ma alla fine è arrivato un risultato».

PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....