WIKI-ALALÀ: QUANDO LA LOTTA AI NEOFASCISTI PREOCCUPAVA L’AMERICA

 

Stefania Maurizi per http://espresso.repubblica.it/

Uno stretto controllo degli apparati di sicurezza dello Stato per impedirne la politicizzazione e la penetrazione da parte dei comunisti. È questo che chiedono gli americani negli anni dal 1973 al 1976. A rivelarlo sono i "Kissinger Cables" di WikiLeaks, a cui l'Espresso ha avuto accesso esclusivo per l'Italia in collaborazione con
Repubblica.

È il 1976 e il ministro degli Interni, Francesco Cossiga, informa l'ambasciatore Usa a Roma di volere trasferire l'Arma dei carabinieri dal ministero della Difesa a quello degli Interni. «Non ha senso non unificare tutte le forze di polizia», ragiona il Picconatore. Ma l'ambasciatore non è d'accordo: «È un'Arma formidabile, non solo la più efficace del Paese, ma anche la più prestigiosa». E da Washington il Dipartimento di Stato concorda: niente spostamento, anche se «ovviamente la decisione ultima spetta all'Italia».

Anche quando i democristiani ipotizzano di spostare le funzioni della sicurezza interna del Paese dal controllo militare dei servizi segreti del Sid a quello civile del ministero degli Interni, gli americani si oppongono fermamente, perché in questo modo «la sicurezza interna del Paese finirebbe sotto una guida più direttamente politica di quanto non accada con il Sid. E, soprattutto, la possibilità di penetrazione dell'apparato interno di sicurezza dello Stato da parte dei comunisti sarebbe significativamente maggiore».

Sono gli anni dei fascisti di Ordine Nuovo, del Golpe Borghese, di Gladio, di Gelli e della "Rosa dei venti". I cablo di WikiLeaks dimostrano l'insofferenza degli americani per la repressione delle trame nere da parte della magistratura italiana. Quando nel gennaio del 1974 viene arrestato Amos Spiazzi per il suo ruolo nell'organizzazione neofascista "Rosa dei Venti", l'ambasciatore Usa a Roma informa subito Washington che questa mossa «alimenterà le campagne della sinistra».

Stessa conclusione appena finisce agli arresti Vito Miceli, il potentissimo capo del Sid, al centro delle trame nere, dalla Rosa dei Venti fino al tentativo di golpe del principe Junio Valerio Borghese. La diplomazia di via Veneto fa sapere al Dipartimento di Stato che «l'ambasciata ha l'impressione che questa caccia alle streghe in corso è alimentata e usata per avvantaggiare la sinistra, portata avanti da giovani magistrati, che in alcuni casi hanno fatto filtrare alla stampa informazioni scioccanti. Questa campagna continua appare mirata a demoralizzare e isolare le forze di centrodestra, associandole alla già discreditata destra extraparlamentare e del Movimento Sociale. L'obiettivo complessivo sembra essere quello di far sterzare a sinistra la politica italiana».


Grazie alla visualizzazione grafica offerta dal database di Wiki-Leaks, è infine possibile scoprire un dettaglio curioso e intrigante. I cablo che riguardano il Sid di Miceli, venivano inviati dall'ambasciata di Roma al Dipartimento di Stato a Washington, com'è normale. Ma non si fermavano lì: venivano in alcuni casi inoltrati in Vietnam, a Ho Chi Minh City. Perché? Laggiù, nella profonda Asia sconvolta dalla guerra, chi poteva avere interesse per le trame del Sid?

 

2. IL MOVIMENTO POPOLARE E I SOLDI DI WASHINGTON

Lettera di Roberto Formigoni a "La Repubblica"

Caro direttore, la prima manifestazione ufficiale del Movimento Popolare è del dicembre 1975 ma in realtà il Movimento era già nato nella primavera dello stesso anno, aveva già aperto sedi in diverse province italiane e organizzato manifestazioni pubbliche. Fra l'altro, è importante affermare che MP presentò propri candidati come indipendenti nelle liste della Democrazia Cristiana alle elezioni amministrative del 15 giugno 1975 e molti tra di loro risultarono eletti.

Per quanto riguarda presunti finanziamenti da parte del governo statunitense, posso affermare con certezza che né il Movimento Popolare e nemmeno nessuna delle opere ad esso riconducibili ha mai ricevuto alcuna sovvenzione dal governo Usa o da organizzazioni collegate.

 

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