yulia navalnaya alexei navalny

"QUANDO ERA IN PRIGIONE NAVALNY MI DISSE 'PENSO CHE DA QUI NON USCIRÒ MAI'; IO RISPOSI: 'LO SO'" - YULIA NAVALNAYA, MOGLIE DEL DEFUNTO OPPOSITORE DI PUTIN, MORTO IL 16 FEBBRAIO IN UNA PRIGIONE RUSSA: "SULLA SUA MORTE NON SAPPIAMO MOLTE COSE, ALEKSEI ERA DA SOLO, CIRCONDATO DA POLIZIA POLITICA, E TUTTO È AVVENUTO SOTTOCOPERTA. INOLTRE SANNO CHE INDAGHIAMO, QUINDI INSABBIANO TUTTO - "PUTIN? PIÙ SIAMO A PROTESTARE, PRIMA CADRÀ IL REGIME. SARÀ COME CON L'URSS"

Estratto dell’articolo di Irene Soave per il “Corriere della Sera”

 

yulia navalnaya berlino

Nomina il marito al presente, anche se è morto il 16 febbraio. Ride vivacemente, si commuove, parla veloce ed è immediato riconoscere in lei la donna piena di vigore e idee che Aleksei Navalny, nemico numero uno di Putin e poi il più celebre tra i suoi martiri, definiva «la mia complice». Posso chiederle dove si trova? «No».

Yulia Navalnaya, camicia confetto, chignon minimo, si collega su Zoom con Kira Yarmysch, storica collaboratrice del marito. Si ritiene che viva tra Stati Uniti e Germania, dove studiano i figli (Dasha, 23 anni; Zakhar, 15). Da luglio 2024 è oggetto di un mandato d’arresto in Russia. «Da anni non ho una casa».

 

[…] Nel finale delle sue memorie, Aleksei ricorda un vostro ultimo colloquio, ben prima della sua morte, in cui entrambi concordate che probabilmente lui non uscirà mai più di prigione. Che ricordo ha lei di questo colloquio? 

Yulia Navalnaya - appello per le elezioni in Russia

«Che non è stata una rivelazione. Non sono verità che io ho capito lì. Da dieci anni sapevo bene quanto fossero pericolosi i nemici di mio marito. Quanto fossero disposti a qualsiasi cosa per silenziarlo. Era così ovvio che tra noi non ne avevamo mai parlato in modo serio. In uno dei nostri ultimi incontri lui iniziò questa conversazione molto diretta, in cui disse: penso ci sia un’alta probabilità che da qui non uscirò mai, accettiamolo. Io risposi solo: lo so». 

 

Da allora lei lo ha visto poche altre volte. Ha appreso della sua morte dai notiziari, mentre era a Monaco, alla Conferenza sulla sicurezza, dove poi è comunque intervenuta. Ha tenuto discorsi pubblici, lottato perché la sua salma venisse resa a voi e poi seppellita, incontrato i grandi del pianeta, preso aerei. Che spazio si è data per vivere il suo lutto? 

ALEXEI NAVALNY CON LA MOGLIE YULIA

«Vorrei saperle rispondere, vorrebbe dire che ce la sto facendo. Ma le dirò invece che qualche volta uno fa solo quel che deve fare, e si chiede solo se è giusto o no. E anche questo è un modo di elaborare un lutto. Sono stata fortunata perché mio marito è stato una spalla molto solida, un esempio, una fonte di forza. Continua a darmene. Quindi, ecco, non c’è un momento in cui riesco a sedermi e meditare, far defluire i pensieri, per poi stare bene. Comunque per ora non ne avrei il tempo. Un giorno ci proverò» (ride). 

 

Il senso di morte di cui parlava prima non vi ha trattenuto dal ritornare in Russia, dopo l’avvelenamento e la convalescenza in Germania. Nelle sue memorie Navalny scrive di aver pensato che Putin non si sarebbe spinto al punto di farlo arrestare agli arrivi, e invece è andata proprio così. Cosa non avete capito? 

yulia navalnaya roberta metsola parlamento europeo

«Guardi, non funziona così. Non è che avremmo mai deciso di non tornare in Russia. Mio marito è stato un politico russo. Voleva stare coi suoi, nel suo Paese. Anche dare un esempio: ha passato tutta la vita a dire alla gente di non aver paura e quindi ha solo agito coerentemente. E poi io non parlavo solo con mio marito, ma col capo dell’opposizione. Un capo dell’opposizione che amavo molto, ma che doveva fare quel che doveva fare». 

 

[…] Tra i complimenti che lui le indirizza nel libro c’è anche molta ammirazione politica. «È più radicale di me», scrive. È così? 

Ride. «Grazie, Aleksei. Mi mette in una posizione difficile ogni volta che lo dice. Sa, è facile essere molto radicali quando chiacchieri di politica in cucina con tuo marito, e più difficile quando sei una personalità pubblica. Ora io non lo so più se sono più o meno radicale di lui. Penso certamente che in Russia abbiamo bisogno di un cambiamento il prima possibile.

 

alexei navalny 1

Penso anche che moltissimi, e certo il potere, si aspettassero che io a un certo punto avrei detto: basta, hai una famiglia, possiamo fare una bella vita, lascia perdere, qui avvelenano gli oppositori. Noi siamo stati fortunati, siamo stati una famiglia anche felice, e avremmo potuto risparmiarci l’opposizione, le condanne, la prigione. Ma non è così che funziona. Basta non glielo avrei detto mai. Proprio perché eravamo in un Paese che avvelena i suoi oppositori».

 

[…] Ma oltre che con i russi comuni lei parla anche con capi di Stato, con persone straordinarie, persone di potere. Di cosa parla più spesso con loro?

«Di queste stesse cose. Molti di noi sono in esilio, ma molti in Russia vivono con la repressione. Possono finire in galera per un like sui social, per essere andati a manifestare con un foglio di carta bianco, per ragioni senza senso. Persone che hanno paura di ogni cosa, ed è necessario che sappiano che il resto del mondo, fuori dalla Russia, è dalla loro.

 

yulia navalnaya roberta metsola parlamento europeo 3

Con la propaganda, e il controllo dei media e la narrazione vittimista della Russia esclusa dall’Occidente, Putin se la cava bene. E per questo ci siamo noi. Che cerchiamo di dare informazioni indipendenti. I nostri canali YouTube sono molto visti soprattutto in Russia. Io incontro capi di Stato e spiego loro questo, che i russi comuni non sono con Putin solo perché stanno zitti». 

 

Tra i prigionieri rilasciati il 1 agosto c’era un giornalista russo-spagnolo, Pablo Gonzalez. Col pretesto di scrivere di Russia, spiava voi. Come è cambiata ora la sua vita in termini di sicurezza? 

JOE BIDEN ABBRACCIA YULIA NAVALNAYA

«Beh come vede questa intervista ha luogo su Zoom (ride). Ho saputo in un secondo momento, dalle notizie, che questa persona seguiva Aleksei. Ma in generale, Aleksei veniva seguito sempre: da quando ancora vivevamo tutti e quattro a Mosca, e Aleksei ha iniziato a essere una figura importante nel movimento dell’opposizione, avevamo regolarmente perquisizioni in casa, ci requisivano sempre tutto, e non è che ci fossimo mai davvero abituati.

 

Ogni volta era spiacevole: vengono i poliziotti, passano tutto il tempo a casa tua, cercano dovunque e non trovano niente ma nel dubbio si portano via il tuo computer, le tue carte e tutto. Noi abbiamo sempre vissuto così: che apri la porta e puoi trovarti un poliziotto sul pianerottolo. Che ci puoi fare?» 

yulia navalnaya 2

 

[…] Nel suo discorso in morte di Aleksei ha detto: è stata uccisa metà di me, metà del mio cuore. Cosa resta nell’altra metà? 

Fa una pausa molto lunga, di almeno quindici secondi. «È molto difficile dirlo. Se n’è davvero andato un pezzo grande di me. Siamo stati molto, molto fortunati e molto felici. Era un mio grande amico, per 25 anni non mi sono mai sentita sola. Potevamo sempre fare le nostre vacanze insieme, esserci per le difficoltà. Non ci siamo annoiati mai. Mi manca tantissimo, mi manca parlargli, dirgli cosa penso, sentire cosa pensa lui». 

 

yulia navalnaya al parlamento europeo 9

In questi giorni sono uscite molte piccole ricostruzioni sulla sua morte. Gli oggetti sequestrati, le ferite riportate. Cosa non sappiamo? 

«Molte cose. Stiamo facendo una grande inchiesta, e spero tanto che avremo risposte complete un giorno. Come è stato per il suo avvelenamento. Qui è molto più complicato perché Aleksei è morto in carcere. Era da solo, circondato da polizia politica, e tutto è avvenuto sottocoperta e in segreto. Inoltre sanno che noi indaghiamo, quindi insabbiano tutto. Ma un giorno sapremo la verità». 

 

Le pagine del libro che Aleksei ha scritto in carcere sono piene di ironia, ma raggelanti. Com’è stato per lei leggerle, man mano che arrivavano? 

alexei navalny e la moglie yulia 2

«Io ho letto anche di peggio, nelle lettere che mi scriveva. Certo, non si lamentava mai ma… Ci sono stati episodi tremendi. È stato detenuto in condizioni tremende. Per me è stato facile leggere il libro, nel senso che era anche lavoro. Molto più difficile è stato in questi due anni sapere come stava, pensarlo là, solo, in quelle condizioni». 

 

È vero che sarebbe dovuto uscire nello scambio di prigionieri, e che poi all’ultimo è stato Putin a decidere di no? 

«Abbiamo solo teorie, per ora, e penso sia così».  

 

Che effetto le ha fatto sapere che poi lo scambio di prigionieri c’è stato lo stesso? 

«È stato un momento dolceamaro. Sono contenta che questi innocenti siano stati scarcerati. Ma è molto triste che mio marito non sia tra loro». […]

 

Eppure è morto in carcere. A marzo 2023 lei e i suoi figli avete ritirato l’Oscar per il documentario Navalny. A giugno 2024 ha ritirato per lui il premio per i diritti umani del Freedom Forum di Oslo. In questi anni è successo spesso che i premi per i dissidenti - come i Nobel per la Pace - li ritirassero le loro famiglie, perché loro erano in carcere. Nel libro, Aleksei Navalny scrive proprio: «Abbiamo sottovalutato il potere delle autocrazie». I tiranni stanno vincendo? 

alexei navalny

«Spero di no. Spero, spero, che alla fine non vincano. Non vinceranno mai alla fine. Sono solo bravi a spaventare la gente, e questo dà loro un vantaggio nel breve termine. Ma quando i regimi cadono, in quei Paesi torna la felicità. Più siamo a protestare, prima cadrà il regime. Succederà come con l’Urss». 

 

Quali sono le somiglianze tra l’Urss e la Russia di oggi? 

«Sono moltissime. La gente sta male ed è oppressa da una dittatura. Come allora, le persone non possono parlare senza rischiare la prigione. Come allora, la propaganda è forte. Il potere fa credere ai russi, come allora, che il mondo occidentale sia contro di loro. La Russia sovietica è del resto il mondo in cui Putin si è formato. Di cui ha nostalgia». 

 

navalny

L’Urss è caduta. Cosa succederebbe domani se cadesse Putin? 

«Nessuno lo sa. Certo, per prima cosa finirà la guerra in Ucraina. Poi cadrà questo regime personalistico fondato sul terrore». 

 

Lei è alla guida dell’opposizione. Avete un programma, per quel momento? 

«Ci stiamo lavorando ed è importante. Quel momento arriverà».

 

 

navalny in aula alla lettura della sentenza 2L UOMO CHE SUSSURRAVA AI NAVALNY - MEME BY EMILIANO CARLI navalny con la moglie in tribunale 1alexei navalny e vladimir putin by edoardo baraldi Alexei NavalnyLA MORTE DI NAVALNY - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIAalexei navalny in carcere EDUCAZIONE SIBERIANA - MEME BY EMILIANO CARLI alexei navalnyVLADIMIR PUTIN E IL TE - MEME BY EMILIANO CARLI navalny sfida a putin 4

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…