
“SCHLEIN E CONTE NON HANNO NÉ LA FORZA POLITICA, NÉ IL CARISMA PER ASPIRARE ALLA LEADERSHIP DEL CENTROSINISTRA” – L’EX SENATORE LUIGI ZANDA AFFOSSA ELLY: “BISOGNA ALLARGARE IL PD MENTRE MI SEMBRA CHE SCHLEIN NON SI OCCUPI MOLTO DEL PARTITO, ANZI MI SEMBRA CHE SIA INFASTIDITA DAL CENTRO DEL SUO PARTITO. RISPETTO SCHLEIN MA LA VERITÀ VA DETTA: LEI NON ERA ISCRITTA AL PD E PER STATUTO NON ERA CANDIDABILE, ENRICO LETTA HA MODIFICATO LE REGOLE AD PERSONAM ALLA VIGILIA DELLE PRIMARIE E LEI HA PERSO TRA GLI ISCRITTI ED È STATA ELETTA DAI NON ISCRITTI. VISTA LA GENESI DELLA SUA SEGRETERIA, C’ERA DA ASPETTARSI UNA GESTIONE UNITARIA DEL PARTITO, NON DI MAGGIORANZA - SERVIVA UN CONGRESSO STRAORDINARIO SULLA POLITICA ESTERA ORA LEGGO CHE SI PENSA A UN CONGRESSO PER RIDARE IL MANDATO A SCHLEIN…”
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
«[…] Il nostro Paese avrebbe bisogno di partiti forti e di una classe dirigente all’altezza». Luigi Zanda è uno dei fondatori del Pd e segue le vicende del suo partito con molta apprensione.
E invece?
«I partiti sono stati trasformati in movimenti comandati da leader che parlano per slogan. Anche il Pd è caduto in questa trappola».
E la classe dirigente?
«A destra l’unica leader è Giorgia Meloni, che però non riesce a fare la presidente del Consiglio per tutto il Paese e lo fa solo per la sua parte. All’opposizione Schlein e Conte non hanno né la forza politica, né il credito o il carisma per poter aspirare alla leadership del centrosinistra. […]».
Comunque, non dovrebbe essere il partito maggiore, cioè il Pd, ad assumere la leadership?
«Le coalizioni tra partiti e partitini possono funzionare soltanto se c’è un partito forte attorno al quale gli altri possano ritrovarsi. Ma per ottenere questo obiettivo bisogna rinforzare e allargare il Pd mentre mi sembra che Schlein non si occupi molto del partito, anzi mi sembra che sia infastidita dal centro del suo partito».
Si riferisce ai riformisti?
«Fatico a chiamarli riformisti perché tutte le riunioni degli organismi dirigenti si concludono con votazioni all’unanimità. E queste nuove correnti di cui leggo sui giornali probabilmente nascono solo per manovre di sottobordo. Questo stato di cose è uno dei motivi che tiene il Pd inchiodato a quel 21, 22 per cento che gli danno i sondaggi».
Che dovrebbero fare i dem?
«Il Pd ha necessità di iniziare un processo interno che lo porti ad aspirare a diventare il partito dei tempi di Veltroni, che aveva il 33 per cento […]».
E Schlein potrebbe avviare questo processo?
«Difficile, se fa la segretaria della sua maggioranza a scapito dell’unità del partito o se cerca di risolvere le differenze di opinione nel gruppo degli europarlamentari con qualche telefonata invece di prendere l’aereo e andare a mettersi in gioco a Bruxelles».
Ce l’ha con la segretaria?
elly schlein - manifestazione pro gaza a roma
«Rispetto Schlein ma la verità va detta: lei non era iscritta al Pd e per statuto non era candidabile, Enrico Letta ha modificato le regole ad personam alla vigilia delle primarie e lei ha perso tra gli iscritti ed è stata eletta dai non iscritti. Vista la genesi della sua segreteria, c’era da aspettarsi una gestione unitaria del partito, non di maggioranza. […]».
Però, a quanto pare, il congresso straordinario da lei reclamato si farà.
«Più di un anno fa ho detto che al Pd sarebbe servito un congresso straordinario sulla politica estera […] ora leggo che più proficuamente si pensa a un congresso per ridare il mandato a Schlein. È una cosa molto diversa. Un congresso sulla politica estera serve al Pd, un congresso come quello che si sta preparando serve solo alla segretaria». […]