LO ZAR PROVOCA OBAMA: SEI CHIACCHIERE E DISTINTIVO - BARACK SUL VOTO DEL CONGRESSO SI GIOCA LA PRESIDENZA

Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

È battaglia sulle prove dell'attacco chimico lanciato a Damasco il 21 agosto scorso, con Mosca e Parigi che si sfidano, mentre i militari approfittano della pausa imposta alle operazioni dal presidente Obama per rafforzare gli schieramenti.

Il fronte del no all'intervento, guidato dalla Russia, ha risposto ieri alle accuse lanciate dal segretario di Stato Kerry sui test che dimostrano l'uso del gas sarin, negandole. Il ministro degli Esteri Lavrov ha dichiarato che «la documentazione mostrata da americani, britannici e francesi non è convincente, e risulta inconclusiva».

Quindi ha aggiunto: «Non siamo davanti a fatti, ma semplicemente a chiacchiere su quanto già si sa. Quando gli abbiamo chiesto di conoscere le prove, ci hanno detto che erano segrete. Non c'era nulla di specifico: coordinate geografiche, nomi, conferme che i test sui campioni sono stati condotti in maniera professionale. Questo non significa incoraggiare la cooperazione internazionale».

Era difficile aspettarsi una posizione diversa da Mosca, anche perché l'intelligence americana non aveva l'interesse di confidare ai rivali i dettagli, per non rivelare metodi e fonti. Putin comunque ha avviato la macchina della propaganda, e sta considerando di inviare una delegazione parlamentare negli Stati Uniti, per convincere il Congresso a votare contro l'autorizzazione per l'uso della forza chiesta dal presidente.

Questo è un assaggio di come cercherà di usare il vertice dei G20 in programma da giovedì a San Pietroburgo, per trasformarlo in un forum dove isolare gli Usa sulla Siria.

La Cina sostiene questa linea, all'Onu e in tutti i consessi internazionali. Infatti il ministero degli Esteri di Pechino ha ribadito la sua posizione: «Niente attacchi unilaterali, perseguiamo le soluzioni politiche». Gli ispettori del Palazzo di Vetro ieri hanno consegnato ai laboratori europei i campioni raccolti sul luogo dell'attacco, quindi l'interrogativo ora riguarda i tempi dei risultati.

Kerry ha detto che sono irrilevanti, perché tanto confermeranno quanto già noto, visto che il mandato dell'Onu consente solo di accertare se le armi chimiche sono state usate, ma non assegnare colpe. Nei giorni scorsi, però, l'inviato per la Siria Brahimi ha detto che gli agenti vietati sono stati impiegati, e le eventuali prove fornite dal Palazzo di Vetro rafforzerebbero la mano di Obama.

Parigi intanto ha risposto a Mosca, confermando l'attacco. Il presidente francese Hollande, anche se spiazzato dalla mossa parlamentare di Obama, resta convinto della necessità di agire. Ieri, infatti, la sua intelligence ha presentato le proprie prove: «Uso massiccio e coordinato di agenti chimici, lanciati da posizioni tenute dal regime, che ha ucciso almeno 281 civili».

Washington nel frattempo non sta ferma. Il presidente ieri ha ricevuto i senatori repubblicani McCain e Graham, favorevoli a un intervento contro la Siria ancora più duro di quello pianificato, e ha sentito altri parlamentari per convincerli a votare in favore dell'uso della forza.

La Casa Bianca sembrerebbe intenzionata a cambiare in parte la risoluzione inviata al Congresso. Intanto il collega israeliano Peres lo ha appoggiato, e il gruppo americano Aipac sta premendo sul Congresso per l'intervento. Obama ha ricevuto una mano anche dalla Lega Araba, che spinta dall'Arabia Saudita ha approvato una risoluzione con cui condanna Assad e sollecita la comunità internazionale a prendere le misure necessarie per fermarlo.

Non è l'invito esplicito ad attaccare che avrebbero voluto gli Usa, ma è un via libera implicito, che consente all'amministrazione di sottolineare come il mondo arabo e le potenze regionali condividano la sua posizione.

Gira anche la voce di un possibile secondo voto, in caso di novità significative, a Londra, (dove però sta nascendo un caso attorno alla vendita al regime di Assad da parte britannica, nel 2012, di elementi chimici «dual use» per produrre gas nervini come il sarin). Mentre il segretario della Nato Rasmussen ha detto di non avere dubbi sulla colpevolezza di Assad.

Forse non è ancora il consenso di cui ha bisogno Obama, che si giocherà la presidenza col voto in Congresso, ma intanto i militari continuano i preparativi: il Pentagono ha inviato nella regione la portaerei Nimitz, e Mosca la nave spia Pirazovye.

 

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