huawei tommaso verdini matteo salvini federico freni joe biden xi jinping

LO ZIO SAM IN ALLARME PER IL CASO VERDINI-HUAWEI – COME RIVELATO DA “DOMANI”, IL COLOSSO CINESE AVEVA INGAGGIATO LA SOCIETÀ DI VERDINI JR PER FARE ATTIVITÀ DI LOBBYING IN ITALIA. COSÌ HA INCONTRATO MINISTRI E SOTTOSEGRETARI, DA SALVINI A FRENI – UN AFFARE DI SICUREZZA NAZIONALE, CHE PREOCCUPA ANCHE L’INTELLIGENCE AMERICANA, VISTI GLI STRETTI LEGAMI TRA HUAWEI E IL GOVERNO CINESE – L’ATTENZIONE SUI PROGETTI PER LA RETE 5G

Articoli correlati

QUESTIONE DI OPPORTUNITA': UN VICEPREMIER PUO' INCONTRARE I CLIENTI DEL COGNATO? - IL CASO SALVINI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Federico Marconi e Giovanni Tizian per “Domani”

 

HUAWEI

Un affare di sicurezza nazionale, che preoccupa e non poco l’intelligence americana e italiana. Non è, dunque, solo una storia di lobby e affari quella degli incontri tra Huawei e rappresentanti di governo, istituzioni e grandi aziende procacciati dai Verdini, che con la loro società di consulenza (ora sotto inchiesta della procura di Roma) avevano ottenuto l’incarico dal colosso cinese delle telecomunicazioni.

 

Questa è anche una vicenda che fa riaffiorare i sospetti che negli ultimi anni hanno avvolto Huawei per via dei suoi legami con il governo della Repubblica popolare. Domani ha raccontato degli incontri che – prima e dopo le elezioni del 2022 – Huawei ha ottenuto o cercato di ottenere con diversi esponenti del nuovo esecutivo.

 

tommaso denis verdini

Nella lista ci sono gli incontri con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e con un altro leghista, il sottosegretario all’Economia Federico Freni. Ci sono anche due pezzi da novanta di Fratelli d’Italia: il presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha incontrato Tommaso Verdini prima dell’elezione a seconda carica dello Stato; e hanno tentato anche con il ministro della Difesa Guido Crosetto, che a questo giornale ha detto di non averli «mai visti».

 

Le riunioni servivano a Huawei per conoscere gli esponenti del nuovo esecutivo, date le posizioni fortemente filo statunitensi dei partiti della maggioranza. Ad aver declinato bruscamente sono stati il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti. Alle nostre domande, Huawei ha deciso di non rispondere. La questione però supera i confini della politica, e interessa, appunto, la sicurezza del paese.

 

SAPERE È POTERE

JOE BIDEN HUAWEI

I legami tra Huawei e il governo cinese hanno riempito pagine e pagine di rapporti delle intelligence occidentali. Del resto il nostro paese non è nuovo a eventi che hanno attirato l’attenzione degli 007 alleati: Domani aveva raccontato della diplomazia parallela condotta da Salvini sulla guerra in Ucraina che incontrò in segreto l’ambasciatore russo a Roma. All’epoca la Lega faceva parte del governo Draghi, che però non era stato avvertito.

 

Un episodio che fece scattare il livello di allerta nei servizi segreti. Peraltro il protagonista, cioè Salvini, è a capo di un partito filorusso e coinvolti nella trattativa del Metropol, ossia il tentativo di ottenere un finanziamento russo per le elezioni europee del 2019.

 

MATTEO SALVINI

L’intelligence americana e italiana sa bene che negli anni della creazione delle infrastrutture per la rete 5G Huawei ha cercato di inserirsi cercando sponde e appoggi. Più recentemente, ha invece cercato di affievolire il ricorso al golden power.

 

Non solo: per quanto a conoscenza di Domani, le attività di lobbying e di ricerca informazioni condotte erano in particolar modo rivolte a conoscere i nomi delle persone all’interno degli apparati dello Stato coinvolte nella stesura delle prescrizioni sui progetti delle reti 5G presentate dagli operatori delle telecomunicazioni stranieri.

 

Il motivo? «Sapere è potere», si limita a dire una fonte autorevole e qualificata a conoscenza della vicenda. Quanto emerso fino a ora potrebbe essere solo l’inizio di una storia molto più complessa, che potrebbe creare qualche grana all’azienda e ai dirigenti coinvolti.

 

huawei

Il rapporto Verdini-Huawei nasce nel 2019. L’interfaccia con i lobbisti indagati era Eduardo Perone, ex direttore acquisti di Tim, entrato in azienda nel 2018 come vicepresidente. Domani ha chiesto un commento a Huawei e a Perone, che non hanno voluto rispondere. Proprio nel 2019, il Dipartimento per le informazioni per la sicurezza aveva lanciato un allarme nella sua relazione al parlamento sulle «aggressive strategie di penetrazione del mercato perseguite da player stranieri pure attraverso [...] attività di lobbying/networking». Non si fa il nome del colosso cinese, ma quello era l’anno della firma del Memorandum sulla Via della Seta del governo Cinque stelle-Lega con la Cina.

 

tommaso denis verdini

Sempre nel 2019 la Cia aveva accusato Huawei di ricevere finanziamenti dal governo, dall’esercito e dai servizi di intelligence cinesi. L’anno precedente, dati questi sospetti, gli Stati Uniti avevano estromesso Huawei dalla realizzazione della rete 5G. Da allora aumentano gli alert, che coinvolgono anche il nostro Copasir, il comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica, che più volte si è occupato di Huawei esprimendo preoccupazioni. Proprio per diradarle la società cinese si sarebbe rivolta alle società di Verdini.

 

federico freni

A quei tempi i soci della Inver erano Tommaso e Francesca Verdini, compagna del vice premier Matteo Salvini, che ha venduto le quote nell’estate del 2021 poco prima dell’inizio dell’inchiesta della finanza. Prima che Francesca Verdini lasciasse la società, la Inver ha realizzato l’incontro – raccontato da Domani – con l’allora ad di Tim Luigi Gubitosi. Successivo è l’incontro con l’ex direttore della Agenzia per la cybersicurezza Roberto Baldoni: con lui si è parlato di un’iniziativa di sensibilizzazione che Huawei avrebbe voluto realizzare nelle scuole con il patrocinio di Acn. Molto infastidito dalla richiesta, Baldoni avrebbe nettamente rifiutato.

 

XI JINPING E JOE BIDEN

[...] Emergono invece dalle carte dell’inchiesta della procura di Roma le relazioni tra i suoi dirigenti e i Verdini. Relazioni che continuano anche dopo le perquisizioni dell’estate 2022, con un uomo di Huawei che avrebbe fatto sapere ai Verdini che la società aveva aperto una «compliance interna, operando una valutazione del contratto in essere con Inver».

 

Per aggirare l’ostacolo, quindi, gli propone di passare il contratto da 10mila euro al mese, più bonus, a un’altra società indicata dai Verdini. E così è stato. Così i Verdini hanno continuato ad arricchirsi assicurando a Huawei incontri con i vertici dello Stato.

 

Incontri che hanno creato una certa preoccupazione nell’intelligence italiana e americana. Per la facilità con cui in Italia si può incrociare un ministro. Soprattutto se è cliente di un brand familiare chiamato Verdini.

TOMMASO VERDINI

federico freni 1 foto di bacco joe biden xi jinping

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...