dario franceschini guido crosetto verderami

LA "PROVA D'AMORE" DI DARIO FRANCESCHINI VERSO I MAGISTRATI E QUEI MESSAGGI CIFRATI TRA PM E PD - IL DISCORSO IN AULA DEL SENATORE DEM CONTRO LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE VIENE INTERPRETATO DA FRANCESCO VERDERAMI SUL “CORRIERE DELLA SERA” COME UN SEGNALE SUL REFERENDUM SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA – IL MINISTRO CROSETTO INSORGE: “SPERO CHE FRANCESCHINI SMENTISCA LA TESI DI QUESTO FONDO DEL "CORRIERE" E CIOÈ CHE I PM POSSANO USARE I LORO POTERI PER “GUIDARE” LA DEMOCRAZIA. SECONDO CIÒ CHE SCRIVE VERDERAMI OGGI L’AZIONE DELLA MAGISTRATURA SAREBBE CONTRO IL MAGGIOR PARTITO DI OPPOSIZIONE (CONTRO L’AREA RIFORMISTA DEL PD?) PER SPINGERLO A FARE LE BARRICATE CONTRO LA RIFORMA. DOMANI, PER RICAMBIARE IL FAVORE, L’ATTACCO POTREBBE RIVOLGERSI ALL’ATTUALE MAGGIORANZA? SAREBBE DI UNA GRAVITÀ ASSOLUTA….”

 

 

Dal profilo X di Guido Crosetto

 

GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

Spero che Dario Franceschini, di cui ho stima e di cui mi considero amico da anni, smentisca in modo inequivocabile e sdegnato la tesi di questo fondo del Corriere e cioè che i PM possano usare i loro poteri per “guidare” la democrazia, utilizzando le inchieste contro la politica e che lui si sia sentito in dovere di intervenire in aula al Senato per chiarire che il segnale è arrivato chiaro e forte al PD.

 

Secondo ciò che scrive Verderami oggi l’azione della magistratura sarebbe contro il maggior partito di opposizione (contro l’area riformista del PD?) per spingerlo a fare le barricate contro una riforma votata da un Parlamento, democraticamente eletto, in rappresentanza del popolo.

michela di biase dario franceschini

 

Domani, per ricambiare il favore, magari in vicinanza delle prossime elezioni nazionali, l’attacco potrebbe rivolgersi all’attuale maggioranza, in modo tale che si possa contare su un Parlamento più remissivo in futuro?

 

Sono certo che la quasi totalità dei magistrati concorderebbe con me nel considerare questa ipotesi surreale una cosa che sarebbe di una gravità assoluta.

 

Intanto però le inchieste di Milano e Pesaro, da ciò che è possibile leggere sui resoconti giornalistici, testano accuse incomprensibili ed ipotesi di reato che appaiono costruite più su teoremi e su giudizi ideologici, che su fattispecie solide basate su presupposti normativi. Non mi stuferò mai di dire che la totale discrezionalità di azione ed il potere di infangare chiunque (sbattendolo in prima pagina senza possibilità di difendersi), senza temere alcuna responsabilità, sono un’arma che rende fragile la democrazia. E non mi stancherò mai di dirlo soprattutto perché non può esistere nessun equilibrio democratico se uno dei poteri non risponde mai dei propri errori ed ha la possibilità di prevaricare gli altri.

 

guido crosetto giorgia meloni matteo salvini

Lo dico anche sapendo di fare cosa sgradita ad alcuni della parte politica cui appartengo, nel difendere avversari, ma Milano e Pesaro sono, a mio avviso, ennesimi esempi di un potere che può agire anche senza presupposti normativi certi o reati accertati ma solo sulla base di pregiudizi o altre logiche. Voler attirare investitori in una città diventa un reato, cercare di rendere veloci le risposte degli enti pubblici diventa un favore al privato, fare cose di successo in un comune diventa un reato perché fatto per avere consenso e crescere nella stima dei cittadini.

 

Tra l’altro senza tenere in alcun conto ciò che prevede la Bassanini e cioè la totale separazione tra potere amministrativo ed indirizzo politico. Vorrei capire quale dovrebbe essere l’obiettivo di un amministratore se non governare con efficienza e come può essere considerato responsabile di procedimenti che non sono sua competenza.

casini franceschini castagnetti intonano bianco fiore

 

Altra cosa, ma tutta politica e non giudiziaria, per fare l’esempio di Milano, è l’attacco a un governo di sinistra che ha costruito una città solo per ricchi e senza minimamente occuparsi della parte più debole della cittadinanza e delle problematiche della gente comune: affitti, costo della vita, sicurezza.

 

Questi sono certamente motivi per una seria contrapposizione politica, per chiedere le dimissioni da parte dell’opposizione ma non so se bastino per lanciare sui media inchieste eclatanti che tendono a far giudicare le persone prima che sia iniziato un processo.

 

guido crosetto giorgia meloni matteo salvini

Non ho mai utilizzato politicamente gli atti della magistratura ed ho sempre contestato l’utilizzo mediatico di atti che dovrebbero rimanere riservati perché sono un modo becero e miope di confrontarsi con gli avversari.

 

L’ho fatto nei confronti di avversari come Renzi o Appendino perché difendo i principi non le persone. Mi spiace che questa mia posizione chiara, immutata da decenni sia vista come un modo di attaccare la magistratura. È esattamente il contrario, cioè difendere il ruolo insostituibile che ha la Magistratura, che hanno i magistrati, in uno stato democratico. Ruolo che la maggior parte di loro, la stragrande maggioranza, assolve ogni giorno con serietà e dignità.

 

SEGNALI TRA PM E PD

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

 

Al Senato Dario Franceschini non ha parlato al governo, si è rivolto ai magistrati. È raro che l’ex ministro della Cultura intervenga in Aula, ma c’è un motivo se l’ha ritenuto necessario. Proprio mentre le Camere votavano la separazione delle carriere, il Pd era finito al centro di un’attenzione particolare da parte delle procure di mezza Italia.

guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2025 foto lapresse

 

Se non c’è stata casualità nella sua decisione, è perché Franceschini non ha ritenuto casuale quell’attivismo giudiziario. Che a suo parere non è frutto di «un’unica regia», ma è dettato da una serie di «singoli segnali» che «separatamente e in modo autonomo» trasmettono «lo stesso messaggio»: un appello a far fronte comune contro la riforma costituzionale scritta dal governo, una richiesta di solidarietà non formale che si esaurisca nel semplice dissenso in Parlamento. Insomma, una sorta di prova d’amore.

dario franceschini

 

Così il dirigente dem ha chiesto la parola per dire alle toghe di aver colto il loro messaggio e contemporaneamente per invitarle a cogliere il suo. L’ha fatto con un lessico d’altri tempi, privo di enfasi e retorica. Un linguaggio criptato a cui le Camere da moltissimi anni ormai non sono più abituate. D’altronde era quello che voleva il «giovane Trotsky», soprannome con cui Franceschini veniva additato quando militava nella Dc, dove faceva il rivoluzionario e intanto apprendeva il lessico iniziatico del potere. Che è lo strumento per le comunicazioni riservate. Per questo è riuscito a rivolgersi riservatamente ai magistrati attraverso un discorso pubblico.

 

Li ha rassicurati e garantiti sul punto cruciale della riforma che mira a colpire il potere delle toghe e che non è la separazione delle carriere. L’ex ministro infatti ha attaccato il meccanismo del sorteggio scelto dal governo per selezionare i componenti del Csm, «che potrebbe portare all’anarchia». E poi ha difeso il controverso sistema delle correnti interne alla magistratura, che a suo giudizio invece «svolgono un’opera di mediazione e di bilanciamento».

 

sergio mattarella guido crosetto 2 giugno 2025

Ma la prova d’amore è arrivata quando ha anticipato che la battaglia referendaria sarà «tutta politica». «Non ci metteremo a contestare i singoli aspetti della riforma. E dovremo evitare i tecnicismi», aveva anticipato Franceschini ai compagni di partito: «Dovremo dire che bisogna fermare le pericolose tentazioni autoritarie della destra». «Sarà un referendum pro o contro Meloni», avrebbe spiegato più tardi in Aula. «E loro perderanno». Seguendo un destino che ha accomunato quanti in passato hanno varato riforme costituzionali a maggioranza, bocciate poi dagli elettori.

 

Questo sarebbe «il miglior viatico» per una successiva vittoria del centrosinistra alle Politiche, con la garanzia di poter scegliere «ancora una volta» il capo dello Stato.

 

dario franceschini (2)

Franceschini è convinto di aver «aperto una breccia» dopo il suo intervento al Senato.

 

E soprattutto di aver suscitato timori e perplessità nello schieramento avverso. Ne ha parlato con un alto magistrato, al quale ha confidato che «la presidente del Consiglio starebbe meditando di rallentare l’iter della riforma in Parlamento, per evitare che il referendum si tenga prima delle elezioni e fare in modo che si svolga dopo il voto».

 

Non è dato sapere da chi l’ex ministro abbia raccolto questa indiscrezione. O se si sia trattato di un wishfull thinking, sfruttato per rassicurare il suo interlocutore. Di certo c’è che con il discorso in Parlamento è riuscito a far sapere alle toghe di aver colto il loro messaggio. E di aver trasmesso anche il suo.

 

Perché Franceschini coglie un rischio in certe azioni giudiziarie, «con le quali i magistrati rimarcano la forza del loro potere».

 

Alcune inchieste potrebbero infatti «compromettere il risultato della battaglia» contro la riforma del governo.

francesco verderami foto di bacco (2)

 

L’esercizio della giurisdizione è delicato e una gestione che possa risultare fuori misura finirebbe per «fornire munizioni ideologiche e politiche ai sostenitori» della legge sulla separazione delle carriere, fino a «giustificare» la sua necessità agli occhi dell’opinione pubblica.

 

È questo il passaggio più importante del messaggio alle toghe: sta nel «fermatevi» con il quale Franceschini si schiera dalla parte della magistratura ma consigliandole prudenza. Lo fa con l’abilità di un politico consumato, e come tale pronto a smentire perché non può consentire che emerga ciò che davvero pensa. E riservatamente dice.

il fondo di giuseppe verderamigiorgia meloni carlo nordio

 

dario franceschini (7)dario franceschini (3)sergio mattarella e guido crosetto all altare della patria 25 aprile 2025 foto lapresse

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