angelo aquaro

''ADDIO AL NOSTRO VICEDIRETTORE 'ELETTRICO''' - ANGELO AQUARO (54 ANNI), DAL 2001 A ''REPUBBLICA'' TRA DESK E CORRISPONDENZE DA STATI UNITI E CINA - ''DIFFICILE IMBATTERSI IN UN GIORNALISTA ALTRETTANTO APPASSIONATO E CURIOSO, CHE PER IL MESTIERE NUTRIVA UNA SORTA DI AMORE DEVOTO. SOLO LUI POTEVA DIRIGERE 'ROBINSON' DA UN LETTO DI OSPEDALE. E' MORTO DA VIVO'' - IL TWEET DI VERDELLI

 

 

 

Simonetta Fiori per www.repubblica.it  

 

ANGELO AQUARO

Era così Angelo, prima di tutto la responsabilità del giornale. E fino all’ultimo ha fatto quel che desiderava fare: lavorare con gli altri, per gli altri. Difficile imbattersi in un giornalista altrettanto appassionato e curioso, che per il mestiere nutriva una sorta di amore devoto: generoso fin quasi alla dissipazione di sé. Un amore anche irrequieto, perché i veri amori non riposano mai. Di Angelo Aquaro non esiste un fermo immagine, neppure nei giorni bui dell’ospedale, perché immobile non sapeva stare.

 

C’era sempre qualcosa – una notizia, un titolo, un marchingegno elettronico, un musicista indie newyorkese – per cui valesse la pena di accendersi. Non c’era orario: anche se il giornale era ormai chiuso, alle 11 di sera, un’ultima agenzia di stampa, una telefonata di un corrispondente, bastava per rivoluzionarlo.  Non aveva ancora 54 anni, ma in fondo era senza età, come può esserlo un folletto impaziente.  Nel suo ufficio mostrava una caricatura disegnata da un collega e amico: occhiali da sole da rocker, una chitarra in mano e la scritta “Aquarius, il vicedirettore elettrico”. La considerava un ritratto fedele.

 

· ARCHIVIO / I SUOI PEZZI Sette colori per sette note

 

ANGELO AQUARO

Nato in Puglia, a Martina Franca, la passione per il mestiere l’aveva respirata in famiglia, dal padre giornalista. Ma la sua vita professionale comincia lontano da casa, alla Gazzetta di Parma, dove approda giovanissimo dopo un passaggio alla Scuola di giornalismo della Luiss. La grande avventura l’aspetta però a Milano, nel magazine del Corriere della SeraSette, dove si appropria del codice giornalistico del settimanale a cui affiancherà a breve la pratica del quotidiano. Ed è la contaminazione tra le due tecniche di lavoro a costituire la cifra particolare di Angelo, capace di arricchire la fattura delle pagine giornaliere con uno sguardo proprio del magazine: la notizia e il suo approfondimento, l’intervista e il ritratto del personaggio, la cura ossessiva dei dettagli, il titolo che s’impenna nel gioco di parole. 

 

· IL REPORTAGE DA HAITI Nella notte delle barricate, la speranza è una canzone

 

Anche a Repubblica ripeterà la duplice esperienza, prima al fianco di Laura Gnocchi alla guida del Venerdì, sempre più spinto verso le sponde del news magazine, e poi nel lungo cursus honorum nella redazione del quotidiano che lo vede prima caporedattore centrale e poi vicedirettore: un ruolo di responsabilità, mai ammantato di superbia e sempre esercitato con una capacità di invenzione inesauribile.

 

ANGELO AQUARO

«Angelo aveva il sentimento del giornale, uno sguardo di insieme che gli permetteva di seguire la fattura del quotidiano in ogni suo passaggio», racconta Ezio Mauro, il direttore che l’assunse nel 2001 facendolo poi crescere nei successivi incarichi di direzione. «Cominciava a pensarlo fin dalla riunione del mattino, e non si stancava di stargli dietro fino alla fine. Con una caratteristica speciale: non si accontentava mai. E per questo disposto a cambiare le pagine sino all’ultimo».

 

Viveva praticamente in redazione. Non la lasciava neanche per la pausa pranzo: gli bastava un gelato per tirare avanti fino a sera, indifferente ai nostri consigli di seguire una dieta più sana.

 

I SUOI RACCONTI DAGLI USA Quelli con lo scatolone / Frank Lloyd Wright, Obama e l'Unesco 

 

I giornali sono come le persone, disse una volta a un gruppo di studenti in visita in redazione. Hanno un loro carattere, delle regole, delle abitudini precise. «Solitamente il giornalista giura al proprio giornale amore eterno, come nel matrimonio: fino naturalmente a un eventuale divorzio». Da Repubblica non avrebbe mai divorziato, indossando con naturalezza l’abito del quotidiano di cui conosceva l’anima. Per arrivare in anticipo sul futuro era disposto a sperimentare tutte le novità, sia che fossero i dispositivi elettronici o le prime prove della Tv digitale.

 

Verdelli

Al lavoro di macchina andò alternando prima la corrispondenza americana, poi quella cinese, condotte sempre con lo stesso spirito di scoperta. E precedute da uno studio rigoroso. I suoi reportage raccontano i mutamenti sociali e i movimenti che partono dal basso, siano i ragazzi di Occupy Wall Street o la Rivolta degli Ombrelli ad Hong Kong. Articoli mossi da passioni diverse che spaziano dalla politica alla cronaca, dagli spettacoli alla cultura.

 

La musica era l’altro grande amore di Angelo. Da Bruce Springsteen ai Wilco, dai Temptations a James Brown, non c’era artista che sfuggisse ai suoi interessi - «onnivoro, curioso di tutte le tecnologie applicate al suono», lo ricorda il suo amico Luca Valtorta. E anche per questo New York divenne presto la sua seconda casa: per un ragazzo cresciuto sulle note del jazz e dell’acid jazz - disposto a tutto pur di correre a Londra per assistere alla reunion dei Velvet Underground di Lou Reed e John Cale - Manhattan rappresentò il palcoscenico da cui non si sarebbe mai separato. Là acquistò anche una casa che mise a disposizione dei colleghi. E non appena aveva tre giorni liberi, faceva la follia di precipitarsi nell’Upper West Side con la sua Anna.

 

CRONACHE DALL'ORIENTE La lunga marcia delle invenzioni / Il Messi della Corea del Nord / La presidente Park e l'amica sciamana

 

 

 

«Angelo aveva il sentimento del giornale, uno sguardo di insieme che gli permetteva di seguire la fattura del quotidiano in ogni suo passaggio», racconta Ezio Mauro, il direttore che l’assunse nel 2001 facendolo poi crescere nei successivi incarichi di direzione. «Cominciava a pensarlo fin dalla riunione del mattino, e non si stancava di stargli dietro fino alla fine. Con una caratteristica speciale: non si accontentava mai. E per questo disposto a cambiare le pagine sino all’ultimo».

 

Viveva praticamente in redazione. Non la lasciava neanche per la pausa pranzo: gli bastava un gelato per tirare avanti fino a sera, indifferente ai nostri consigli di seguire una dieta più sana.

 

I SUOI RACCONTI DAGLI USA Quelli con lo scatolone / Frank Lloyd Wright, Obama e l'Unesco 

 

 

 

 

Repubblica era la sua vita anche per Anna, la giovane collega conosciuta al Venerdì e poi sposata. Aveva per lei un amore grande, ma mai cedeva ad affettuosità pubbliche. Era riservato Angelo, umanissimo con quel suo sguardo ironico e complice, ma mai incline a esposizioni sentimentali. E anche quando la malattia incalzava, era difficile raccoglierne un lamento.

 

Solo Angelo poteva dirigere dal letto di un ospedale Robinson, il settimanale culturale che gli venne affidato da Mario Calabresi. Anche durante le cure continuò a fare titoli e ordinare pezzi. Tutto bene? Tutto bene, Angelo. Ottimo, sempre ottimo. Era un entusiasta vero: non c’era palla che rimanesse nel suo campo, pronto a restituirtela indietro con doppia piroetta. Nessuno tra noi lo ricorda mai angosciato o di cattivo umore. Delle cose coglieva sempre il lato positivo. E quando protestavamo per i suoi titoli un po’ azzardati, a ricalco delle canzonette, assumeva quella sua espressione divertita e mite a cui si perdonava tutto.

 

Una volta tornato al giornale, fu felice che il neodirettore Carlo Verdelli gli affidasse nuove responsabilità da vicedirettore. Per l’8 marzo ci fece trovare le mimose sul tavolo: era la prima volta che le regalava, c’erano tante cose da festeggiare, non solo le donne. Solo qualche settimana fa era contento di coprire il turno di un intero week end in redazione: non gli capitava da tempo, di stare da solo al timone di Repubblica. E finalmente ritrovava l’adrenalina del quotidiano, fino a notte avanzata, per le elezioni in Basilicata. Ce l’aveva fatta. E se ne poteva tornare a casa tranquillo, sapendo di aver fatto la sua buona battaglia. È morto da vivo, Angelo.

 

mario calabresi direttore de la repubblica (6)ezio mauro

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?