piero ottone

ADDIO A PIERO OTTONE - IL GRANDE GIORNALISTA AVEVA 92 ANNI. GLI DISSERO CHE MIGNANEGO, IL SUO VERO COGNOME, SUONA MALE. E ALLORA ADOTTÒ QUELLO DELLA MADRE - SCALFARI RICORDA CHE FU CHIAMATO A DIRIGERE IL 'CORRIERE' NEL '72 PERCHÉ AVEVA CAPITO CHE I COMUNISTI NON AVEVANO LA CODA, O ALMENO NON PIÙ - CACCIÒ MONTANELLI, RECLUTÒ PASOLINI, MANDANDO IN TILT LA BORGHESIA MILANESE - POI INIZIÒ A COLLABORARE CON 'REPUBBLICA' ED 'ESPRESSO'

piero ottonepiero ottone

 

1. ADDIO A PIERO OTTONE

Paolo Mauri per www.repubblica.it

 

Piero Ottone, scomparso all'età di 92 anni, ha sempre pensato e ha sempre detto che la giusta posizione del giornalista di fronte a quel che accade intorno a lui e nel mondo è quella dello spettatore, in omaggio al mestiere imparziale ammirato da sempre nella stampa anglosassone e un po' anche in quella francese di Le Monde. Nato a Genova nel '24 comincia presto a frequentare i giornali, prima Il Corriere Ligure poi, nel '45, La Gazzetta del Popolo diretta da Massimo Caputo.

 

Gli dicono che Mignanego, il suo vero cognome, suona male e allora adotta quello della madre: Ottone, appunto. Per La Gazzetta farà in seguito il corrispondente da Londra e, negli anni Cinquanta, da Mosca per Il Corriere di cui è poi anche redattore capo. Nel '68 diventa direttore del Secolo XIX di Genova e quattro anni dopo Giulia Maria Crespi lo invita a dirigere il Corriere che ha bisogno di essere in maggiore sintonia con la borghesia lombarda progressista.

piero ottone eugenio montalepiero ottone eugenio montale

 

Ezio Mauro ? @eziomauro

Ciao a Piero Ottone, lo stile nel giornalismo e nella vita

 

Ottone, ricordò una volta Scalfari, era stato scelto anche perché aveva capito che i comunisti non avevano la coda, o almeno non l'avevano più. Comunque Ottone subentrò a Spadolini che trovava simpatico come persona ma pessimo come direttore: perennemente impegnato in telefonate con i politici faceva aspettare i redattori fuori dalla porta, mentre una luce rossa segnalava che non si poteva entrare. Una volta Buzzati si portò una sedia per non aspettare in piedi. Ottone raccontava questi aneddoti schivando quelli che lo riguardavano più da vicino. Di me, amava dire, si ricorderà soltanto che ho fatto scrivere Pasolini in prima pagina e che ho licenziato Montanelli.

piero ottone corrierepiero ottone corriere

 

In realtà doveva a Gaspare Barbiellini Amidei l'acquisto di Pasolini come collaboratore  e ricordò sempre di non aver neanche voluto leggere il primo articolo, lasciando appunto che Barbiellini, di cui si fidava assolutamente, lo mandasse in tipografia. Con lo scrittore ebbe in realtà pochissimi contatti diretti: una volta gli telefonò per dirgli che preferiva non pubblicare un articolo che poteva dar luogo a problemi legali e Pasolini lo ritirò tranquillamente.

 

Il caso Montanelli fu in qualche modo più spinoso, perché si trattava di un giornalista principe del Corriere che non sopportando il nuovo corso si preparava a fondare un nuovo quotidiano, Il Giornale. Non è vero che se ne andò sbattendo la porta: Ottone lo licenziò in tronco nell'ottobre del '73 e non fu una vicenda indolore perché alcune firme seguirono poi Montanelli in quella che fu una vera secessione.

 

piero  ottonepiero ottone

Molti anni dopo Ottone disse che forse era stato un errore, ma sono convinto che se fosse tornato indietro avrebbe fatto la stessa cosa. Nel '77, quando Montanelli fu gambizzato dalla Brigate Rosse, Il Corriere non riportò il suo nome in prima pagina. Intanto Il Corriere era diventato proprietà della Rizzoli che confermò a Ottone la direzione. Poco dopo però lui stesso si dimise volontariamente: fu il mio angelo custode a darmi un buon consiglio, raccontò molti anni dopo. Sul Corriere incombeva di lì a poco la P2. Per quanto poi abbia ricoperto incarichi importanti, Ottone, nella memoria di tutti, resta il direttore del Corriere in quella ormai lontana stagione e sebbene fosse un professionista eccellente lo si ricorda più per la sua direzione che per i suoi articoli.

 

Passò alla Mondadori con importanti incarichi di consulenza per i periodici e per la tv nell'epoca in cui la casa editrice di Segrate era governata da Mario Formenton. Di lì a poco ci sarebbe stata l'avanzata di Berlusconi e Segrate sarebbe diventato terreno di guerra.

 

Ottone divenne poi editorialista di Repubblica e tenne fino a poche settimane fa una rubrica sul Venerdì intitolata Vizi & Virtù: un colloquio con i lettori in cui commentava eventi salienti con il disincanto di chi il mondo lo conosce bene. Gli piaceva ripetere, con Oswald Spengler, che l'Occidente è ormai al tramonto e non credeva neppure che l'Unione Europea potesse risollevarne le sorti più di tanto.

piero ottone carlo caracciolopiero ottone carlo caracciolo

 

Piero Ottone ha scritto molti libri: biografie di uomini politici (Fanfani e De Gasperi), reportage sulla Russia, inchieste sull'industria italiana (Saremo colonia?). Suo anche un ritratto di Gianni Agnelli Visto da vicino (2003). "Aveva - commentò - soprattutto il terrore di annoiarsi". Nel 2005 scrisse anche un libro di memorie, le Memorie di un vecchio felice, perfettamente in linea con l'understatement con cui aveva sempre vissuto.

 

In una intervista ad Antonio Gnoli in occasione dei novant'anni aveva confessato di aver trascurato di leggere quei classici che tutti fingono di aver letto (per esempio Proust) e di poter dire con piacere: sono stato sempre me stesso. Intendeva anche rivendicare il suo essere genovese: un genovese lontano dalla retorica e soprattutto buon comandante. Era innamorato della vela e la barca era sempre stato il suo vero paradiso. Quella volta in cui fece naufragio, lo fece (e lo raccontò) con la classe di sempre.  

 

 

BIOGRAFIA DI PIERO OTTONE

  Dal sito di Giorgio Dell’arti, www.cinquantamila.it, scheda aggiornata al 23 giugno 2014 da Massimo Zanaria

 

• (Pier Leone Mignanego) Genova 3 agosto 1924. Giornalista. Ha diretto Il Secolo XIX (1968-1972) e il Corriere della Sera (1972-1977). Dal 1977 a Repubblica.

PIERO OTTONEPIERO OTTONE

• «È approdato, ai giornali di De Benedetti, Repubblica e l’Espresso, dopo un breve passaggio alla Mondadori e soprattutto dopo i fasti della direzione del Corriere della Sera negli anni di piombo, quando cacciò Indro Montanelli, reclutò come editorialista Pier Paolo Pasolini e col suo sinistrismo demagogico mandò in deliquio la borghesia progressista» (Pietrangelo Buttafuoco).

 

• «Non una sola volta ho discusso del giornale con Indro, mai mi ha criticato direttamente e personalmente, anche se sapevo perfettamente cosa diceva del mio modo di dirigere. I rapporti tra di noi erano ineccepibili. Ma poi accadde che Montanelli concesse una lunga intervista su un settimanale a Cesare Lanza, un giornalista che conoscevo bene. L’avevo assunto al Secolo XIX e poi era andato a dirigere Il Corriere d’Informazione, quotidiano milanese della sera. In quella intervista c’erano critiche durissime al mio modo di fare il Corriere, c’era l’accusa di tradire la borghesia lombarda.

 

PIERO OTTONEPIERO OTTONE

Fu allora che con i Crespi decidemmo che non poteva più restare con noi, che era stato sleale. Andai io a dirglielo di persona nella sua bellissima casa di piazza Navona. Fu un pomeriggio triste, molto triste, ci abbracciammo quasi, dicendoci addio. Non mi ero tanto offeso per quella slealtà, ma prima ancora di tutto, quando Montanelli non difese Alfio Russo un grande giornalista, direttore precedente Spadolini, che fu licenziato per quello che Montanelli diceva di lui……Gli faceva la fronda e non lo difese quando decisero di metterlo fuori» (a Franco Manzitti) [Blz 17/4/2014].

 

• «Fanfani non voleva Piero Ottone alla direzione del Corriere. Mio padre si impegnò con Fanfani, ma quando vide i risultati delle vendite, disse: “Come faccio a mandarlo via?”» (Angelo Rizzoli a Gigi Moncalvo) [Lib 8/9/2009].

 

• «Il Corriere della Sera, come tutti i giornali, aveva diversi metri e diverse misure per giudicare i fatti. C’era una disputa sindacale? Il Corriere senza dubbio privilegiava le notizie di fonte confindustriale e minimizzava – se non ignorava addirittura – le notizie di fonte sindacale. I partiti, la Dc innanzitutto e poi i repubblicani, i socialdemocratici, i liberali erano trattati da partiti per bene: i comunisti erano tenuti nell’angolo e ciò che da loro partiva era sempre presentato col contagocce o in maniera distorta. Ciò che io ho introdotto al Corriere è stato semplicemente questo concetto: trattiamo tutti alla stessa maniera. E pertanto: davamo uguale rilievo alla Confindustria e alla Cgil. E se avevamo una nostra opinione allora lo dicevamo, appunto, come opinione e non come fatto. Questo ha funzionato, per me, anche con i comunisti. Io non sono mai stato comunista» (da un’intervista di Stefano Jesurum).

 

PIERO OTTONEPIERO OTTONE

• «Una certa borghesia milanese dice (ancora adesso) che Piero Ottone era “comunista”; per me, è stato, come qualche altro con cui ho lavorato, un grande direttore del Corriere» (Piero Ostellino) [Cds 11/2/2012].

• Capofila, assieme a Lamberto Sechi, della scuola di giornalismo dell’obiettività, quella de “i fatti separati dalle opinioni”: «Dall’altra parte c’erano i giornalisti che, ritenendo l’obiettività difficile da raggiungere, si toglievano l’impiccio di provarci» (Giulio Anselmi a Salvatore Giannella) [Set 13/6/2014].

 

Piero Ottone Piero Ottone

• Ultimo libro: Novanta. (Quasi) un secolo per chiedersi chi siamo e dove andiamo noi italiani (Longanesi, 2014).

 

• È stato presidente Pubblicità Progresso. «Alla pubblicità non sono contrario in linea di principio, e so di vivere in un mondo fatto così. Ma quel che trovo intollerabile è il modo in cui la televisione ce la rovescia addosso. Come viene viene. Così succede che una notizia importante, magari tragica, l’annuncio di una strage o di una scoperta sensazionale, sia interrotto dalla figura di una donna che si lamenta perché ha la pancia gonfia e ha bisogno di una purga. Anche nei giornali, è vero, può esserci la vicinanza inopportuna di certe notizie e certa pubblicità, ma sono io a decidere quando leggo una cosa, quando l’altra. In televisione la contiguità è brutale» [Ven 23/5/2014].

 

• Sposato con Hanne Winslow, due figli. Vive a Camogli. È appassionato di vela.

 

 

Ultimi Dagoreport

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…