ARCHEO! "UN’ADUNATA SEDIZIOSA DI ITALIANE IN FIORE. LA TV DI BONCOMPAGNI È PURA GENIALITÀ" - “AMBRA FA VEDERE CHE SA CAMMINARE SULLE ACQUE: IL PROBLEMA PER LEI E PER LE SUE AMICHE È QUANDO RIMETTERANNO I PIEDI PER TERRA” – ORESTE DEL BUONO E ENZO BIAGI SU ‘NON E’ LA RAI’ E ‘DOMENICA IN’ BY GIANNI BONCOMPAGNI, “UNO CHE DI COMUNICAZIONI DI MASSA NE CAPISCE DAVVERO” – BIAGI: AMBRA INCANTA LE PLATEE DEI COETANEI INTONANDO UN CORO CHE DICE: “MERDA, MERDA, MERDA”. FORSE LA PICCINA PENSA DI COLLABORARE ALLA PROPOSTA DI UN NUOVO INNO NAZIONALE"

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Oreste Del Buono e Enzo Biagi per il Corriere della Sera ripubblicato da 7 – Corriere della Sera

 

 

ambra boncompagni ambra boncompagni

Questo doppio intervento dedicato al programma «Non è la Rai» venne pubblicato sul Corriere della Sera in due date diverse: il primo, di Oreste Del Buono, il 4 gennaio 1990; il secondo, di Enzo Biagi, il 15 settembre 1994. Ve li riproponiamo insieme, dall’Archivio del Corriere, come «Pro e contro», due pareri discordanti eppure entrambi interessanti sulla trasmissione di Boncompagni.

 

ORESTE DEL BUONO - 4 gennaio 1990 - Il COrriere della Sera

Questa volta spero di trovarla d’accordo per quanto riguarda quel gran polpettone che va sotto il nome di Domenica in»: dall’esordio della lettera proveniente da Bresso a firma Massimiliano Daniele si può capire che chi scrive non trova il programma di Gianni Boncompagni di proprio gradimento. «Nel mio ingenuo immaginario di giovane spettatore televisivo, mi auguravo cambiamenti capaci di movimentare e di rendere “più digeribile” un simile programma. E invece? Invece ci siamo ritrovati con un cruciverba il cui tabellone è almeno triplicato, e con un gruppo di sedicenti cantanti che è salito a otto che in succinti abiti di scena storpiano grandi successi musicali nella drammatica convinzione di darne una memorabile interpretazione personale. È giusto? Le domando...».

oreste del buono oreste del buono

 

Il signor Massimiliano Daniele (o Daniele Massimiliano), quando scrisse la prima volta a questa rubrica per protestare contro un giudizio non troppo positivo sulla serie Moonlighting da lui adorata come il non plus ultra del brio, dell’eleganza, dello spirito televisivo americano, era studente liceale, ora si dichiara studente universitario ma non ha certo perduto la sua foga. «È giusto intrattenere gli italiani con urletti, schiamazzi, starnazzi di un esiguo gruppetto di adolescenti alle quali forniamo il pretesto di autodefinirsi “artiste” e “personaggi televisivi”? È giusto tutto questo? No, non credo...».

 

 

Caro signor Daniele Massimiliano (o Massimiliano Daniele), la giustizia non c’entra. C’è pur sempre il telecomando che permette di cercar scampo da quanto si aborre in televisione.

 

NON E' LA RAI NON E' LA RAI

Ma, secondo il mio modestissimo parere, Domenica in non è un pretesto per esibirsi offerto a un gruppetto di adolescenti, ma una trasmissione di massa. Infatti, non sono in scena solo le cantanti, ma anche le chitarriste e tutto il gruppone delle ragazze del coro. Una autentica massa su cui la conduttrice Edwige Fenech ha un potere relativo come sempre a un singolo dentro una massa. Si tratta quasi dell’adunata sediziosa di una leva di italiani, anzi d’italiane in fiore. È il trionfo della genialità (ma sì, genialità) strategica di Gianni Boncompagni, uno che di comunicazioni di massa ne capisce davvero.

 

NON E' LA RAI NON E' LA RAI

Domenica in è una creatura collettiva in perenne festa tribale. È una trasmissione più originale e più schietta dell’arrembante Fantastico. È una perla di Rai Uno. Mi scusi di non essere ancora una volta d’accordo con Lei, ma «Lei non è mica italiano», come direbbe la splendida Emma Coriandoli (al secolo Maurizio Ferrini). Comunque, Rai Uno sta lavorando anche per Lei. Il nuovo kolossal s’intitola Michelangelo, ma ha la garanzia della sceneggiatura di Julian Bond, della regia di Jerry London (quello di Shogun), dell’interpretazione di Frank Martel e Raffaello si chiama «Rafael», Firenze «Florence», Roma «Rome» e Milano «Milan». Come va, come va? Tutto okay, tutto okay.

 

 

 

ENZO BIAGI - 15 SETTEMBRE 1994 - IL CORRIERE DELLA SERA

enzo biagi enzo biagi

C’è di tutto: abbiamo nella Marsica gli orsi come nei Carpazi, in Sardegna le foche come sulla banchisa polare e a Siracusa il papiro come in Egitto. E poi i primati. Un concittadino, Leonardo, ha dipinto la Gioconda, il quadro più prezioso che esiste. Il più insigne poliglotta di tutti i tempi è un bolognese, il cardinale Mezzofanti: sapeva tradurre in 4 lingue e ne parlava correttamente 39. Il Palladio ha disegnato l’Olimpico di Vicenza, il più antico teatro coperto.

 

Avevamo anche il secondo partito comunista, dopo quello russo, ma non c’è più. Però abbiamo Ambra: un fenomeno che non ha eguali sulla Terra. Mentre Clinton vede un aereo che sta tentando di atterrare nella sua stanza da letto,mentre si discute delle pensioni, dei Leoni del cinema e della truffa infinita sulla sanità (mille miliardi solo in Sicilia) da noi c’è polemica su questa adolescente, che, con altre creaturine anche più giovani, incanta le platee dei coetanei intonando un coro che dice: «Merda, merda, merda». Forse la piccina pensa di collaborare alla proposta di un nuovo inno nazionale.

 

Ha 16 anni la bimba che sgambetta nel programma Non è la Rai, e parla proprio come se fosse viva. Dietro ai suoi discorsi c’è, come è ovvio, un suggeritore: lei è, più che altro, una doppiatrice; e dice di Berlusconi: «È invidiosissimo di me». Come è ridotto il povero presidente del Consiglio, nonché proprietario della Fininvest.

 

ambra gianni boncompagni ambra gianni boncompagni

È, anche questa ragazzina, un prodigio, ed è circondata da 140 fanciulline, e tra loro c’è anche qualche vispa negretta, perché i nostri giovani non sono affatto razzisti. Il programma ha addirittura degli autori, che percepiranno come meritano dei diritti, e lasciano stare i doveri. «Si fa», scrive la bravissima Alessandra Comazzi sulla Stampa, «ma non è civile». Forse questa esperienza lascerà un segno nelle giovinette che per nove mesi continueranno ad esibirsi, tutti i giorni, in un gioco che, secondo la psicologa Daniela Conzales, mitizza «solo i valori della bellezza e del consumismo».

 

Ambra ha fatto vedere che sa camminare sulle acque: il problema per lei e per le sue amiche è quando rimetteranno i piedi per terra. Pare che due milioni di fedeli spettatori guardino Non è la Rai, il che dimostra ancora una volta la forza del mezzo televisivo. Dice Ambra, questa volta spontaneamente: «Qualunque cosa io faccia, loro mi seguono». Capita anche coi «grandi». A me fa piacere che non sia proprio la Rai che ha a che fare con questa, e anche con qualche altra trasmissione: ci sono «fenomeni » ai quali non è poi un grave sacrificio dovere rinunciare.

gianni boncompagni ambra angiolini gianni boncompagni ambra angiolini

 

Qualcuno ha detto che la telecamera non è mai innocente, perché amplifica tutto: anche il nulla. D’ora in poi Ambra affronterà argomenti seri, si fa per dire: intervisterà ospiti non di eccezione, ma i consueti intellettuali di servizio. Non avrà problemi: l’affluenza è garantita. Per Ambra, credo, come per l’estroso personaggio di una commedia di André Roussin: «L’intellettuale è uno che entra in una biblioteca anche quando non piove».

 

GLI AUTORI

ORESTE DEL BUONO - Toscano dell’Isola d’Elba, dove nacque (a Marciana) nel 1923, Oreste Del Buono fu scrittore, giornalista e traduttore. Grande sostenitore della cultura popolare, curò con Umberto Eco un volume su James Bond e diede vita ad un’enciclopedia del fumetto italiano. Sul Corriere scrisse tra il 1963 e il 1989. Fu critico letterario e televisivo del quotidiano e nelle pagine della Cronaca di Milano fondò la fortunata rubrica La Talpa di Città. Morì ottantenne a Roma nel 2003.

ambra - boncompagni ambra - boncompagni

 

 

 

ENZO BIAGI - Giornalista, scrittore e conduttore tv in rai, Enzo Biagi nacque nel 1920 a Lizzano Belvedere, nel Bolognese. Cominciò a collaborare con il Corriere nel 1963 e vi restò fino al 1971, quando assunse la direzione del Resto del Carlino che durò appena qualche mese, dopo che la proprietà non lo difese in un violento scontro con il ministro Luigi Preti. Tornò al Corriere, per restarvi fino al 1981. Dopo lo scandalo P2, lo lasciò per Repubblica. Tornò nel 1988 e scrisse fino al 2007, quando, 87enne, morì a Milano.

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