luca beatrice

ARTE’ E’ LIBERTA’? - VIETARE LE MOSTRE DI PAUL GAUGUIN PERCHÉ AVREBBE AVUTO RAPPORTI SESSUALI CON MINORENNI. RIMUOVERE UN DIPINTO DI BALTHUS PERCHÉ SAREBBE UN INNO ALLA PEDOFILIA: IN UN LIBRO LUCA BEATRICE RICOSTRUISCE IL NUOVO OSCURANTISMO CENSORIO - "CREDETE FORSE CHE VASCO ROSSI OGGI POTREBBE ANCORA GRIDARE, IN ‘COLPA D’ALFREDO’, ‘È ANDATA A CASA CON IL NEGRO LA TROIA’? IMPENSABILE ANCHE PER LUI. GLI ULTIMI A DIFENDERE LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E DI IMMAGINE SONO RIMASTI I..." – LIBRO+VIDEO

 

luca beatrice cover

Vietare le mostre di Paul Gauguin perché si suppone abbia avuto rapporti sessuali con minorenni. Rimuovere un dipinto di Balthus perché sarebbe un inno alla pedofilia.

 

Trattare i disegni di Egon Schiele alla stregua di materiale pornografico. Sono solo gli episodi più eclatanti del nuovo oscurantismo censorio che colpisce oggi l’arte visiva, proprio mentre i social, dove chiunque può scrivere e pubblicare ciò che vuole, oscurano dipinti e fotografie di nudo.

 

E quando non basta ci si mette di mezzo la politica, con il caso delle statue coperte durante la visita di Hassan Rouhani in Italia nel 2016. Anomalia incredibile: i nuovi censori provengono dagli ambienti progressisti, in nome di un politicamente corretto così deviato da far impallidire Robert Hughes.

 

 

gauguin

LUCA BEATRICE

È nato nel 1961 a Torino. Critico d’arte e docente di storia dell’arte all’Accademia Albertina e allo IAAD di Torino, scrive su “Il Giornale”, “Tuttosport” e “Linkiesta”. Tra i suoi numerosi saggi si ricordano: Da che arte stai? (2010), Pop (2012), Sex (2013) e Nati sotto il Biscione (2015), editi da Rizzoli. Per Baldini & Castoldi ha scritto le biografie di Renato Zero e Lucio Dalla, per Mondadori il più recente Canzoni d’amore. Nel 2009 ha curato il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia e per otto anni è stato il Presidente del Circolo dei lettori di Torino.

 

 

 

LUCA BEATRICE

Arte è libertà? Un’introduzione

 

 

Paul Gauguin - Nafea Faa Ipoipo

«Non sono d’accordo con quello che dici, ma da­rei la vita perché tu possa dirlo», passata alla sto­ria come una frase di Voltaire e poi attribuita alla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, è una di quelle espressioni somministrate per forza a quel­le generazioni che, come la mia, sono cresciute vi­ziate dall’ideologia. Proprio per uscire da questa logica, dell’uno contro l’altro armati, si faceva lar­go l’idea che fosse da difendere il libero pensiero a ogni costo, soprattutto di chi non la pensava come te. Pensiero libero contro pensiero unico.

 

Questa frase, peraltro, non mi è mai piaciuta. L’ho sempre trovata insulsa, una massima di scar­so valore e significato, adatta a mantenere i toni fin troppo moderati, dove invece mi accendeva­no il paradosso, l’iperbole, l’esagerazione, la scor­rettezza, ingredienti se non obbligatori almeno auspicabili in un’opera d’arte. Che infatti non è mai realtà, ma qualcos’altro.

 

Da ragazzo, negli anni Settanta, combattevo per principio contro chiunque mettesse a rischio la mia libertà d’espressione. Allora le restrizioni arrivavano dagli ambienti più conservatori, bacchettoni e benpensanti, intrisi di morale borghese, di valori cattolici, mentre noi “rivoluzionari”, di destra o di sinistra, giocavamo con le parole, l’assurdo, il non senso e chiunque ci dicesse di smetterla era uno squallido censore. Non esisteva allora il termine “politicamente scorretto” e qualsiasi cosa fosse scorretta ci piaceva eccome.

luca beatrice

 

Potrei quasi dire che mi sono avvicinato, ho studiato, insegnato e analizzato criticamente le arti, dalla pittura alla musica, dalla letteratura al cinema, perché sentivo che lì la mia libertà fosse assolutamente tutelata e non minacciata dalla realtà.

 

È che spesso non siamo così facili profeti. Come non avrei mai saputo prevedere che un virus riuscisse a mettere in ginocchio il mondo nel 2020, altrettanto non avrei pensato che la storia dell’arte, passata e presente, potesse essere censurata nel terzo millennio, complice il cosiddetto “libero pensiero dei social network”. Gauguin,

 

Balthus, Waterhouse e Schiele sono alcuni tra gli esempi più clamorosi di pittori che oggi, a distanza di un secolo, poco meno poco più, vengono vivise­zionati dal punto di vista etico-moralista, quando l’arte e la cultura dovrebbero rispondere sempre e soltanto al giudizio estetico.

schiele disegni

 

Né immaginare che la prestigiosa Università americana di Yale avrebbe voluto cancellare il corso di Storia dell’arte del Ri­nascimento perché unicamente basato sul punto di vista occidentale che non tiene conto della cultura degli altri popoli. Fatti di cui si è parlato molto nell’escalation del politicamente corretto, che or­mai non risparmia nessuno.

 

Non risparmia neppure i grandi autori di cine­ma, neanche due ultraottantenni come Roman Po­lanski, premiato tra le contestazioni a Venezia nel 2019 e al più recente Cesar, o Woody Allen, la cui pubblicazione dell’autobiografia Apropos of Nothing è stata rifiutata da Hachette (ma non da Elisabet­ta Sgarbi, editrice de La Nave di Teseo, che l’ha pubblicata nel maggio scorso).

 

schiele d

Su Polanski pesa la grave accusa di stupro perpetrata ai danni di una minorenne nel 1977, una vecchia e brutta storia che nulla toglie alla genialità del regista; in quanto ad Allen, è la figlia Dylan Farrow a scagliarsi sui social contro un padre indubbiamente difficile di cui peraltro si sa già tutto. Ma allora si giudica l’o­pera o l’uomo? Discorso analogo vale per il mon­do della musica rock, nata ribelle e oggi dominata da conformismo e buoni sentimenti.

 

schiele c

Morrissey, già leader degli Smiths, è tra le pochissime star a dichiararsi conservatore, favorevole alla Brexit e supporto di For Britain, il movimento accusato di razzismo. Questo non è piaciuto ai fan, che han­no strappato i suoi manifesti e distrutto i dischi. Morrissey si è appellato al rispetto della diversità di opinioni e alla libertà di parola e invece la cen­sura si è abbattuta anche su quello che è sempre stato considerato un territorio franco.

 

Il rischio della degenerazione di questo atteg­giamento censorio, che passa dalla melassa del po­liticamente corretto all’instaurarsi di un paesaggio orwelliano, avamposto della dittatura, si è manife­stato a lungo durante il diffondersi della pandemia da coronavirus. Guai a manifestare dubbi, dissen­si, incertezze rispetto alle decisioni della politica, supportati da virologi ed esperti. Durante il lockdown, insieme alle persone, sono rimaste chiuse in casa le loro coscienze.

schiele/klimt royal academy

 

Consigliando la lettura di 1984 Nicola Por­ro su “Il Giornale” prospetta uno scenario for­se inquietante, ma non improbabile: «Stiamo esagerando? Forse. Ma a scanso di equivoci, in questa quarantena, dategli una lettura. All’epoca c’era lo stalinismo, oggi la tirannia ha un’altra più garbata forma, ma il risultato non cambia». Più sicurezza e meno libertà è un refrain che anticipa le dittature.

 

schiele/klimt royal academy

Poche voci dissonanti si sono alzate davanti al buonismo mediocre dell’hashtag #iorestoacasa: Enrico Del Buono su “Rolling Stone” – «la rivelazione più terribile di questa epidemia è il bisogno diffuso, finalmente demistificato, di inchinarsi al primo grande inquisitore che passa»; Filippo Facci su “Libero” – «non mi farò mettere app sul telefono che equivalgono al braccialetto dei carcerati o alla dittatura cinese, non mi farò spiare da un drone, anzi, se ne vedrò uno lo abbatterò con la fionda»; Camillo Langone ancora su “Il Giornale” – «ma restateci voi a casa, amebe che non siete altro: non esistono più giovani ribelli, fieri vegliardi, artisti maledetti o, più semplicemente, intellettuali dissidenti?».

 

schiele/klimt royal academy

Lasciando la cronaca e tornando alla questione del politicamente corretto, nel 1993, il grande Robert Hughes pubblicava la sua reprimenda intitolata La cultura del piagnisteo, si riferiva a questioni del proprio tempo. Nessuno, neppure il più oltranzista tra i censori, si sarebbe sognato di portare indietro di secoli l’orologio dell’arte; oggi c’è chi lo fa, applicando letture moralistiche a opere nate sotto ben altre stelle.

 

Tra tutti, il caso Yale è il più clamoroso e assurdo perché all’epoca del Rinascimento italiano l’arte era quella, solo quella e nulla più. Può darsi che da qualche parte del nostro pianeta, prima della scoperta dell’America, forse nel Centro Africa o nel Sud Est asiatico, ci fossero abilissimi artigiani capaci di intagliare legno, assemblare materiali, ma privi di qualsiasi aspirazione all’autorialità perché proprio non la conoscevano.

 

La firma, nell’arte, è da sempre sinonimo di garanzia e ci sarà dunque un motivo se Giotto vale di più di un anonimo maestro di bottega. Una data segna il cambiamento, ed è il 1989, con la mostra Magiciens de la Terre che a Parigi espone per la prima volta in un grande museo i prodotti artistici extra-occidentali. Inutile arrampicarsi sui vetri, prima di allora l’arte era soltanto europea, l’America si riconosce solo dal

Novecento pieno, il resto non conta, non esiste.

dylan farrow contro woody allen

 

Discorsi che non piacciono alla maggior parte degli osservatori contemporanei, invaghiti dal senso di colpa contro la “nostra” mentalità colonialista. Non potendo portare a suffragio delle loro teorie qualche esempio calzante, si dedicano alla nobile arte della censura retroattiva, con accuse di maschilismo, sessismo, comportamenti devianti.

 

L’assurdo sta proprio qua. Nel terzo millennio i maggiori censori arrivano dagli ambienti accreditati come i più progressisti. Accademici, direttori di museo, intellettuali di oggi non hanno nulla a che fare con il background culturale dei loro genitori, che negli anni Sessanta e Settanta lottavano per la libertà sessuale e di pensiero, sognando una società libera da ogni costrizione.

 

roman polanski

Un cavallo di battaglia della sinistra, una tra le tante promesse mai mantenute. Tra le occupazioni più recenti dei moralisti loro eredi c’è chi scandaglia, aiutandosi col web e rilanciando le proprie opinioni in questa terra di nessuno, i manuali di arte alla ricerca di immagini perverse, sottolinea i romanzi dove compare la parola negro, ebreo o altri lemmi di discriminazione sessuale.

 

Se la prende con la volgarità dei rapper e viviseziona qualsiasi canzonetta, anche la più stupida: credete forse che Vasco Rossi oggi potrebbe ancora gridare, in Colpa d’Alfredo, «è andata a casa con il negro la troia»? Impensabile anche per lui. Gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine sono rimasti i conservatori, i liberali, che forse in un altro tempo si sarebbero indignati e oggi, chiamati in causa, si sentono di fermare la corsa alla censura.

vasco rossi

 

Perché questa è una folle corsa che limita la libertà di tutti, di chi fa arte e di chi la guarda, di chi la espone e di chi la ama. E pensare che nella storia dell’uomo arte è sinonimo di libertà, o almeno lo è stato a lungo. Non oggi, perché alcuni modi di fare arte o di essere stati artisti non sarebbero più legittimi nel nostro mondo.

 

Oggi leggiamo l’opera come un insieme di qualità estetiche, stilistiche ed etiche, con una netta prevalenza di quest’ultima. Ed è sbagliato. Se l’arte si giudica dalla cronaca, eccoci davanti alle nuove forme di “pornografia del dolore” che invadono le biennali, le fiere, le mostre indipendenti e i musei progressisti. Eppure nessuno mai si sognerebbe di additare il cinismo di chi si serve delle tragedie a scopi commerciali e autopromozionali.

morrissey

 

Cercasi migranti, sciagure, femminicidi, guerre, disastri ambientali. Tutto è addomesticato, tutto è uguale, perfettamente corretto. La minoranza è in e la maggioranza out. L’omosessualità in e l’eterosessualità out. Il cristianesimo out e le altre religioni in. L’occidente out e il terzomondismo in.

CESARE BATTISTI BRINDA

 

Un editore di estrema destra va espulso dal Salone del libro di Torino e il criminale Cesare Battisti può essere pubblicato da Einaudi (fuori catalogo, fortunatamente). L’elenco può continuare all’infinito, funziona solo ciò che è perfettamente corretto, «nessuno si senta offeso» come cantava Francesco De Gregori. E intanto la libertà dell’arte va a farsi fottere, se si può ancora dire.

LUCA BEATRICE

robert hughesnudo schielenudo femminile di schieleakt di egon schiele amicizia schieleegon schieleschieleEGON SCHIELESchiele

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…