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ATTACCATI AL RAZOV! – È STATO ARCHIVIATO L’ESPOSTO DELL’AMBASCIATORE RUSSO A ROMA, SERGEY RAZOV, CONTRO "LA STAMPA", PER UN ARTICOLO DI DOMENICO QUIRICO - IL DIPLOMATICO AVEVA ACCUSATO IL GIORNALISTA DELLA “STAMPA” DI AVER ISTIGATO ALL’OMICIDIO DI PUTIN. PECCATO CHE BASTASSE SCORRERE L’ARTICOLO PER CAPIRE CHE NON DICEVA AFFATTO QUELLO, MA IL CONTRARIO. POVERINI: I RUSSI SONO TALMENTE ABITUATI ALLA PROPAGANDA CHE HANNO DISIMPARATO A LEGGERE I GIORNALI…

Grazia Longo per “la Stampa”

 

sergey razov a piazzale clodio 1

La Stampa-Ambasciata russa in Italia: 1 a 0. Si chiude a favore del nostro giornale la partita scatenata dall'esposto dell'ambasciatore russo a Roma Sergey Razov contro un articolo di Domenico Quirico, accusato di aver istigato all'omicidio del presidente della Federazione russa Vladimir Putin.

 

La giudice per le indagini preliminari di Torino, Giorgia De Palma, ha infatti archiviato il procedimento penale nei confronti di Quirico e del direttore Massimo Giannini, accogliendo la richiesta del procuratore capo Anna Maria Loreto, in merito all'articolo Se uccidere il tiranno è l'unica via d'uscita.

 

L ARTICOLO DI DOMENICO QUIRICO SULLA STAMPA DEL 22 MARZO 2022 SUL TIRANNICIDIO

«L'articolo in esame - sostiene la procura - alla luce del principio costituzionale di necessaria offensività, non turba la sicurezza pubblica né è concretamente idoneo a provocare la commissione di delitti».

 

La vicenda esplose la mattina del 25 marzo scorso, quando Razov improvvisò una conferenza stampa di fronte ai cancelli della Procura di Roma per comunicare che aveva presentato una querela per istigazione a delinquere e apologia di reato in relazione a un articolo pubblicato il 22 marzo su La Stampa.

 

DOMENICO QUIRICO

«Nel titolo - tuonò Razov - si considera la possibile uccisione di Putin, questo è fuori etica, morale e regole del giornalismo. Nel codice penale dell'Italia si prevede l'istigazione a delinquere e apologia di reato. In precisa conformità alla legislazione italiana mi sono recato alla procura della Repubblica per registrare questa querela con la richiesta alle autorità italiane di esaminare questo caso. Confido nella giustizia italiana».

 

Ora la giustizia italiana gli ha dato torto. «A ben leggere l'articolo in esame - precisa Loreto nella richiesta di archiviazione - ed in disparte la vis polemica della replica di Domenico Quirico, questo Ufficio ritiene che essa colga nel segno, ovvero che non sussista la condotta materiale integrante i reati».

LA RUSSIA DENUNCIA LA STAMPA - VIGNETTA DI STAINO

 

Quirico, uno dei più riconosciuti esperti di guerre e politica internazionale, con trent' anni di esperienza sul campo, aveva subito replicato a Razov suggerendogli «di leggere una migliore traduzione del pezzo, dove io sottolineavo che l'idea ahimè abbastanza corrente che l'unico modo di risolvere il problema sia che qualche russo ammazzi Putin fosse priva di senso e immorale, e questo era scritto bene in evidenza, e in secondo luogo che non porterebbe a niente e anzi porterebbe ad un caos maggiore».

 

E aveva concluso: «Consiglio all'ambasciatore russo di scegliere un traduttore di qualità migliore».

sergey razov a piazzale clodio 4

 

Il direttore Massimo Giannini aveva aggiunto: «Solo nel mondo alla rovescia di "santa madre Russia", quella che piace tanto a Putin, può accadere che un ambasciatore di un Paese che ha decretato la più sporca guerra contro una democrazia liberale come l'Ucraina possa intentare una causa contro un giornale responsabile solo di raccontare quello che sta succedendo in quel Paese». E ancora: «Siamo un giornale libero che cerca di raccontare i nudi fatti. Un giornale che ha le sue idee e le propugna, le idee della liberaldemocrazia contro tutte le autocrazie».

sergey razov e sergio mattarella

 

A parte il fatto che, come constata la procura nella richiesta alla gip, «consultando le fonti aperte sono innumerevoli le fonti che diramavano la notizia dell'esistenza di un piano di uccisione del presidente russo», Quirico non suggeriva affatto la sua morte.

 

DOMENICO QUIRICO

«L'autore dell'articolo prende atto di un fatto asserito, ovvero della sussistenza del piano ideato da altri (Biden, la Nato e gli europei) di uccidere Putin e si domanda (peraltro fin dal titolo) se questo piano sia la via d'uscita alla crisi in atto. La risposta che si dà è negativa.

Anzi, a ben leggere l'articolo, si tratta di una critica alla mancata individuazione di soluzioni da parte dei soggetti citati nell'incipit».

 

JACOPO IACOBONI

Si chiude quindi con l'archiviazione questa pagina di dissidi tra l'ambasciatore Razov e il nostro giornale.

 

Che non è neppure la prima: già in passato l'ambasciata russa aveva attaccato il giornalista Jacopo Iacoboni per i suoi articoli sugli aiuti provenienti da Mosca e diretti al nostro Paese per affrontare l'emergenza coronavirus.

 

In quella occasione, era il 2020, l'ambasciatore russo si era "limitato" a una lettera aperta al direttore. Stavolta le accuse a La Stampa di essere un quotidiano "russofobo" sono sfociate in un procedimento penale. Ma la legge gli ha dato torto: «L'accusa di Razov trae davvero origine dal travisamento del testo».

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