IL CINEMA DEI GIUSTI - BRUMM! BRUMM! ANCHE SE NON SE NE SONO FATTI MOLTI DI FILM DEDICATI ALLA FORMULA 1 E ALLE GRANDI CORSE, TROPPO COSTOSI E DIFFICILI, VA DETTO CHE SONO QUASI TUTTI NOTEVOLI - ''LE MANS '66/LA GRANDE SFIDA'' HA LE CARTE IN REGOLA DEL GRANDE FILM CLASSICO DI GRANDE INTELLIGENZA E PADRONANZA DELLA STORIA, ANCHE SE MAGARI HA MENO CHANCES DI VITTORIA DELL'OSCAR

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Marco Giusti per Dagospia

 

Les Mans 66 –La grande sfida di James Mangold

 

Brumm! Brumm! Anche se non se ne sono fatti molti di film dedicati alla Formula 1 e alle grandi corse, troppo costosi e difficili, va detto che sono quasi tutti notevoli. Da Grand Prix di John Frankenheimer, quello che amo di più, con un 70 mm e un continuo split-screen che lo rende invisibile in tv, a Le 24 ore di Les Mans firmato da Lee H. Katzin, iniziato da John Sturges e diretto in gran parte da Steve McQueen. Dal più antico Destino sull’asfalto di Henry Hathaway con Kirk Douglas al favoloso Linea Rossa 7000 di Howard Hawks con James Caan. In questo Les Mans ’66 – La grande sfida diretto da James Mangold con la coppia di star Matt Damon e Christian Bale ritroviamo la stessa purezza di questi grandi film di bolidi sull’asfalto.

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Una purezza da eroi americani fordiani (nel senso di John non di Henry), decisamente legata alle grandi stagione hollywoodiane. E’ la sfida dell’uomo contro altri uomini e dell’uomo con la macchina. James Mangold, regista di grandi film decisamente fordiani e western, da Cop Land Logan, riprende la sfida con i maestri del passato, da Hawks a Franknheimer, per raccontare questa clamorosa vera storia americana che vede l’ex eroe di guerra e pilota Ken Miles, interpretato da Christian Bale, e il costruttore di auto Carrol Shelby, interpretato da Matt Damon, al soldo della Ford e del suo presidente, interpretato da Tracy Letts, sfidare i campioni della Ferrari e del vecchio Enzo, il nostro Remo Girone, sulla pista di Les Mans nella celebre 24 ore.

 

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Ma la guerra dei due vecchi compari, Ken Miles e Carrol Shelby, non è tanto con i bolidi della Ferrari, che fino al 1966 aveva sempre vinto sulla Ford, quanto con i business men della Ford stessa per avere la macchina che vogliono e piazzare il pilota ideale, cioè il poco “vendibile” al marketing Ken Miles. Ferrari e il suo team sembrano vecchi cavalieri ottocenteschi rispetto agli uomini d’affari della Ford e alle loro logiche di mercato. Non a caso il vecchio Enzo non si è piegato quando Henry Ford gli ha chiesto di vendergli il marchio. E guarda con profondo rispetto il cavaliere Ken Miles che tenta l’impresa impossibile.

 

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Il film, lungo come si addice alla storia che racconta, già scritto da Jason Keller per Tom Cruise e Brad Pitt e poi dai fratelli inglesi Jez e John Henry Butterworth per la regia di Joseph Kosinski, prima di passare alle mani esperte di Mangold, offre alla Disney, da poco padrona della Fox, un film decisamente adatto alla corsa agli Oscar. E vedrete se non fioccheranno nominations per tutti, a cominciare dai due magnifici protagonisti, Christian Bale e Matt Damon, al regista. Per questo il film, che doveva uscire in America quest’estate, è stato spostato a un’uscita autunnale da corsa agli Oscar, pronto a scendere in campo contro Joker, C’era una volta a… Hollywood e The Irishman.

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Magari ha meno chances di vittoria, ma va detto che ha le carte in regola del grande film classico di grande intelligenza e padronanza della storia. Mangold non si lascia andare a nessuno degli effetti spiacevoli di oggi, come i droni sulla testa degli attori, ma si mantiene fermo sulle macchine in corsa e sui primi piani degli attori, alla Frankeheimer, non perde mai di vista la costruzione della storia, alla Hawks, e punta decisamente al ritratto umano e fordiano (John non Henry)  dei suoi protagonisti. Se Bale e Damon sono perfetti, non meno bravi sono Tracy Letts come Ford e il nostro Remo Gironi come Ferrari, in grado di dare una vena romantica e elegante al vecchio Enzo. In sala dal 14 novembre.

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