IL CINEMA DEI GIUSTI – “VEDO TUTTO GRIGIO”, DICE UN INDIANO. “SPOSTA L’ELEFANTE”, GLI RISPONDE UN ALTRO INDIANO. E’ LA BATTUTA CHE MI HA FATTO PIÙ RIDERE DI QUESTO ELEGANTE, SOLIDO E STRANAMENTE MOLTO ATTUALE “COMEDIANS”, LA CELEBRE COMMEDIA DI TREVOR GRIFFITH CHE GABRIELE SALVATORES HA RISCRITTO PER LA SECONDA VOLTA –  E’ COME SE IN PIENA PANDEMIA SALVATORES AVESSE VOLUTO FARE I CONTI CON LE SUE ORIGINI TEATRALI, CON IL LAVORO DEL COMEDIAN PIÙ CHE DEL COMICO E CON LA FORZA STESSA DEL TESTO DI GRIFFITH… – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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“Vedo tutto grigio”, dice un indiano. “Sposta l’elefante”, gli risponde un altro indiano. E’ la battuta che mi ha fatto più ridere di questo elegante, solido e stranamente molto attuale “Comedians”, la celebre commedia di Trevor Griffith che Gabriele Salvatores ha riscritto per la seconda volta rifacendosi più al testo originale inglese del 1978, dove l’audizione dei commedianti protagonisti, tutti di estrazione operaia e proletaria, era ambientata in quel di Manchester, che alla sua prima versione cinematografica, “Kamikazen”, girata nel 1985 nella Milano da bere craxiana e berlusconiana, in attesa di un provino per trovare il successo a “Drive In”.

giulio pranno in comedians di gabriele salvatores giulio pranno in comedians di gabriele salvatores

 

Nella vecchia versione, che mi sono rivisto davvero con grande piacere, ci sono gli eroi del Teatro dell’Elfo di trent’anni da, un Paolo Rossi meraviglioso come Zampa, il comico alla ricerca dello “sgrunz” (vallo a spiegare oggi cosa è lo sgrunz…), Antonio Catania con i capelli neri, Claudio Bisio con qualche capello, Silvio Orlando in versione pre-morettiana (faceva ridere), Bebo e Renato Storti, Flavio Bonacci, apparizioni eccellenti di Aldo e Giacomo, Diego, Riondino, una Mara Venier fighissima nel ruolo della cacciatrice di talenti per Mediaset, perfino il vecchio Nanni Svampa. E c’erano Gino e Michele, che avevano fatto da ponte tra il teatro e la tv per tanti di questi comici.

 

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Nella nuova versione, ambientata a Milano, ma girata a Trieste, c’è una sola donna, la fenomenale Elena Calligari nel ruolo di una cattivissima portiera, ci sono vecchi maestri della comicità come Natalino Balasso e Christian De Sica, che valgono i Jonathan Pryce e Stephen Rea dell’edizione inglese originale, Ale e Franz tristi e bravissimi, e nuovi talenti dell’Elfo, Walter Leonardi, Marco Bonadei, Vincenzo Zampa e un giovane di talento, Giulio Pranna, già visto nel precedente film di Salvatores, “Tutto il mio folle amore” e nel disastroso “Security”.

 

paolo rossi kamikazen paolo rossi kamikazen

E’ come se in piena pandemia Salvatores avesse voluto fare i conti con le sue origini teatrali, con il lavoro del comedian più che del comico e con la forza stessa del testo di Griffith. “Ho scoperto il Dark Side di questo testo, più profondo, più malinconico”, ha detto stamane presentando il film durante la prima conferenza stampa di un film nel 2021 al cinema Adriana pieno di acari e di giornalista che sembravano i reduci di chissà quali battaglie.

 

christian de sica comedians christian de sica comedians

Quindi via la Milano da bere, via la forza della tv berlusconiana e ricciana. I comici chiusi nel corso di recitazione del professor Eddy Barni, cioè Natalino Balasso, soppesati da una star popolare che ha poche regole legate tutte a quel che vuole il pubblico (“due risate valgono più di una risata”), Christian De Sica, perfetto nel ruolo e mai così misurato, sono anche loro dei reduci di chissà quale battaglia con la vita, e si confrontano con il senso stesso del loro lavoro.

ale e franz comedians ale e franz comedians

 

 Alla fine è un film molto diverso rispetto a “Kamikazen”, non ha l’euforia, anche se velata di tristezza, degli anni della Milano degli anni ’80, dove tutti, attori, registi, erano così giovani e pronti a arrivare da qualche parte. E’ come se fossero tutti, giovani e meno giovani, dei reduci di una battaglia già persa con lo spettacolo, dove le risposte stanno solo o nelle risate del pubblico o nel lavoro fatto sul proprio testo e sul proprio corpo. Sta al comico scegliere.

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Non allo spettatore. Comprimendo il tutto nel suo luogo teatrale originario, riprendendo parte della vecchia traduzione di Ettore Capriolo, Salvatores ne esalta la costruzione e la riempie con una messa in scena di grande effetto. Ma è impossibile, almeno per me, per lo spettatore non ancora omologato alla comicità di “Lol”, che in fondo è meno lontano di quel che si pensi da “Comedians”, non metterlo a confronto col vecchio film con Paolo Rossi. Alla ricerca di uno sgrunz, che anche qui a tratti traspare negli attori, e che servirebbe così tanto al nostro cinema e a tutto il nostro spettacolo. In sala dal 10 giugno. 

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