benito mussolini claretta petacci

CLARETTA PETACCI FU STUPRATA PRIMA DELLA FUCILAZIONE - UN LIBRO RACCONTA LE ULTIME ORE DI VITA DI MUSSOLINI E DELLA SUA COMPAGNA – IL RACCONTO DELLA CATTURA: LEI E IL DUCE SAREBBERO MORTI IN DUE MOMENTI E LUOGHI DIVERSI - LA PETACCI VIENE MALMENATA, VIOLENTATA E SEVIZIATA, COI CARNEFICI CHE LE URINANO E LE DEFECANO ADDOSSO, PRIMA DI FUCILARLA – “QUANDO ERA IN VITA, LA INVIDIAVANO O DENIGRAVANO. DA MORTA, L'HANNO DIMENTICATA. CLARETTA È LA DONNA PIÙ OFFESA D'ITALIA…” – VIDEO

 

Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”

 

benito mussolini claretta petacci appesi a piazzale loreto

Così Ben e la Clara a Milano/ per i calcagni a Milano./ Che i vermi mangiassero il torello morto. Nulla meglio dei versi di Ezra Pound è riuscito a rendere l' atrocità dello scempio consumatosi in Piazzale Loreto. Nonché la sua oscenità, perché osceno fu il gesto di esibire come trofei e costringere al pubblico ludibrio i cadaveri di Mussolini, della Petacci e di alcuni gerarchi fascisti, infierendo su di loro. Ma tanto fu visibile e macabra quella esposizione, quanto furono misteriosi gli eventi che precedettero il tragico epilogo.

 

Eventi sui quali ci è stata fornita da sempre una verità ufficiale, ma in merito ai quali non è ozioso indagare, anche per restituire umanità alle vittime e provare a non ucciderle una seconda volta.

 

In questo sforzo si è cimentata la scrittrice Maria Pia Paravia che, con un paziente lavoro di raccolta di documenti e fonti vive durato due anni e mezzo, è approdata a un' altra versione dei fatti relativi alla fine della Petacci e di Mussolini, e ne ha tratto un libro, Il giallo di una vita spezzata, pubblicato dal geniale editore ebreo Graus (pp.64, euro 12) e presentato negli scorsi giorni in Senato.

 

claretta petacci 2

L' opera, scritta con tocco di grazia a mo' di un racconto dei cantastorie (in origine doveva chiamarsi Omissea apoetica), attraverso un io narrante che coincide con la stessa Petacci, tocca i momenti salienti del suo rapporto col Duce: dal loro incontro casuale, a bordo delle rispettive auto, lungo la strada per Ostia, all' esplodere di un amore da lei vissuto come un continuo esercizio di attesa e dedizione, fino a quel 25 luglio 1943, che comporterà l' arresto, oltre che di Mussolini, anche della Petacci e della sua famiglia: Claretta, con la sorella Miriam e la madre, vengono portate nel carcere di Novara, in una «cella fetida», tra le «sevizie» e le «offese indicibili» dei carcerieri, e qua costrette a sopportare le più drammatiche condizioni igieniche.

 

claretta petacci cover

 Alla liberazione dal carcere, dopo l' 8 settembre, Claretta si trasferisce sul lago di Garda in una villa vicina a quella del Duce: «Vivemmo come clandestini la nostra ultima storia, io vivevo come reclusa in una villa isolata. I nostri incontri, sempre più radi, avevano il sapore salato delle lacrime», fa dire la Paravia a Claretta. Da ultimo, la tragedia degli ultimi giorni, dopo il 25 aprile 1945, quando alla famiglia Petacci viene ordinato di mettersi in salvo, riparando in Svizzera per poter poi giungere in Spagna. Ma, se la mamma e la sorella di Claretta riescono ad arrivare in Svizzera, per lei e suo fratello Marcello le cose non vanno come previsto.

 

E qui comincia la contro-storia fornita dalla Paravia. Una versione consentita dalle testimonianze di un prozio della scrittrice, Alfredo Galdi, militare prigioniero degli inglesi e poi in contatto con ambienti del Msi, e di Roberta Cenciarelli, moglie di un gerarca fascista che, ci dice la Paravia, «sapeva tutto sulla fine di Claretta». Ma l' autrice si è servita anche di fondi documentari presenti in archivi privati in Inghilterra, Polonia e Bulgaria, nei quali sono affiorati «i racconti degli uccisori degli uccisori degli uccisori di Benito e Clara». Sì, perché «la morte del Duce e della sua compagna scatenò una catena di omicidi, verosimilmente ordinata dal Partito Comunista, in modo che la verità su quella storia venisse per sempre insabbiata».

 

claretta petacci 1

E allora ecco il racconto di quella vicenda, nella versione della Paravia. «Claretta e il fratello viaggiano in macchina insieme alla compagna di lui, Zita Ritossa, e ai loro due figli. Non è vero che sono nella stessa colonna di mezzi, tra i quali c' è la camionetta col Duce, come è stato sempre detto. Lungo il lago di Como l' auto dei Petacci viene fermata a un posto di blocco:

 

claretta petacci

Marcello si presenta come un diplomatico spagnolo, ma non viene creduto. I partigiani anzi riconoscono Claretta e la scaraventano fuori dall' auto. Si compie allora il massacro: la Petacci viene malmenata, violentata e seviziata, coi carnefici che le urinano e le defecano addosso, prima di fucilarla. Intanto suo fratello Marcello si tuffa nel lago per salvarsi, ma viene crivellato di colpi, mentre la sua compagna viene a sua volta stuprata, e i due figli assistono attoniti alla violenza. Nessuno da allora, né la Ritossa né i suoi figli, uno dei quali ancora vivo, hanno mai pronunciato alcunché su quella vicenda, forse perché costretti al silenzio».

 

E Mussolini invece? «Il Duce», continua la Paravia, «il 27 aprile viene riconosciuto a Dongo e quindi, dopo essere stato derubato di preziosi documenti e di un ricco bottino, viene portato via su un automezzo da alcuni partigiani, che si atteggiano a carcerieri "amici".

mussolini e claretta petacci

 

Lungo la strada tuttavia un' altra brigata partigiana ferma l' automezzo, trascina fuori il Duce, lo massacra con pugni e calci e lo fucila. A esplodere il colpo mortale è il Neri, nome di battaglia di Luigi Canali».

 

Pertanto, secondo questa ricostruzione, Claretta e Benito non si sarebbero mai più rivisti dopo essere partiti da Milano né sarebbero stati portati, per la loro ultima notte insieme, nella casa di una coppia di coniugi di Bonzenigo di Mezzegra, i De Maria, come è sempre stato raccontato. Ma sarebbero morti in due momenti e luoghi diversi: la fucilazione del 28 aprile a Giulino di Mezzegra, passata alla storia come versione ufficiale dell' esecuzione dei due, sarebbe stata, secondo la Paravia, «solo una messinscena.

Mussolini Petacci scaricati a piazzale Loreto

 

Mussolini e Petacci erano già cadaveri: i loro corpi sarebbero stati crivellati di proiettili uguali solo per rendere più credibile quella versione. Nei giorni seguenti gli esecutori materiali delle uccisioni, tra cui il Neri, vengono giustiziati. E uccisi saranno anche gli uccisori degli uccisori, da parte di sicari arruolati dal Pci». Finora, è da notare, nessuno ha smentito questa versione sostenuta dalla Paravia.

claretta petacci

 

I DattiloscrittI Un' altra questione riguarda i diari dattiloscritti della Petacci. «Tutti», avverte l' autrice, «ritengono autentici i diari conservati presso l' Archivio centrale dello Stato, che hanno dato lo spunto per alcuni libri, in cui emerge il profilo di una Petacci fascista totale e mente politica, capace di fare da consigliere al Duce. Questa ricostruzione è servita a screditare l' immagine della Petacci post mortem, alimentando la leggenda nera sulla sua figura. Ma è lecito supporre che quei diari siano dei falsi, creati ad arte.

 

Io ho potuto visionare alcune pagine dei diari autografi di Claretta, mai pubblicati e conservati dallo zio dell' oncologo novarese Francesco Brustia. In essi non c' è traccia di alcun interesse politico da parte della Petacci. Lei era una donna di pura emotività, amava Mussolini in quanto uomo e non in quanto simbolo di potere».

 

IL CADAVERE DI CLARETTA PETACCI

Tra le tante presunte mistificazioni, ciò che più duole, secondo la scrittrice, è l' atteggiamento delle donne verso la Petacci. «Quando era in vita, la invidiavano o la denigravano. Da morta, l' hanno dimenticata: nessuna storica si è mai occupata della sua figura, contribuendo con questo silenzio ad avallare le falsità sul suo conto. Ecco perché Claretta è la donna più offesa d' Italia. Ed ecco perché ho cercato di riscattarne l' immagine, restituendo dignità e verità alla sua vita e alla sua morte».

LA TOMBA DI CLARETTA PETACCI. CLARETTA PETACCI A RICCIONECLARETTA PETACCIMUSSOLINI PETACCIpetacci claretta petacci Petacci - Piazzale LoretoPETACCI PETACCI TOMBA CLARETTA PETACCI AL VERANO 2MUSSOLINI PETACCI 1CLARETTA PETACCICLARETTA PETACCICLARETTA PETACCImussolini e claretta petacci

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?