eugenio scalfari

COME GESÙ CRISTO, ANCHE SCALGARI LASCIA CHE A SCRIVERE IL SUO VANGELO SIANO GLI APOSTOLI: GNOLI E MERLO - VENEZIANI: ''È STATO FASCISTA E ANTIFASCISTA, MONARCHICO E REPUBBLICANO, LIBERALE E SOCIALISTA, RADICALE E COMUNISTA, DANNUNZIANO E VOLTERRIANO. PERÒ NON ERA MAI STATO CATTOLICO. ORA PERÒ HA ELETTO BERGOGLIO COME SUO VICARIO IN TERRA, ED È IL PAPA A ESSERE DIVENTATO UN SUO CREDENTE. MI FA MALE LEGGERE I SUOI EDITORIALI DI OGGI, COSÌ PIENI DI ERRORI. DOVREBBE…''

 

Marcello Veneziani per ''La Verità''

 

 

Come Gesù Cristo anche Eugenio Scalfari lascia che a scrivere il suo Vangelo siano gli apostoli. Due bravi apostoli, come Antonio Gnoli e Francesco Merlo.

gnoli merlo cover grand hotel scalfari

L' opera, ben scritta in prima persona come se l' avesse dettata Lui, non s' intitola In verità vi dico o Parola del Signore ma in modo più mondano Grand Hotel Scalfari (Marsilio, 296 pagine).

 

Da quando è apparso a papa Bergoglio, Scalfari ha completato il suo tragitto. È stato, come lui stesso rivendica con candore leggermente spudorato, fascista e antifascista, monarchico e repubblicano, anzi fondatore de La Repubblica, liberale e socialista, radicale e comunista, dannunziano e volterriano. Però non era mai stato cattolico. Ma da quando Bergoglio siede alla Sua destra, Scalfari lo ha eletto a Suo Vicario in terra, lo ispira e a volte gli attribuisce pensieri ed eresie che appartengono invece ai giochi teologici della Sua Mente libertina. Eugenio non è diventato credente ma è convinto che Bergoglio sia diventato un suo credente, oltre che inquilino nella sua Casa.

 

scalfari montanelli

Scalfari è un grande del giornalismo ma è un grandissimo come impresario, fondatore e direttore dei giornali. Non è un principe della scrittura - come per esempio i solisti Curzio Malaparte o Indro Montanelli - non è eccelso come politologo e profeta politico e non è quel colto umanista che da qualche tempo vuol apparire. Ma è stato un eccellente croupier di grandi firme e grandi avventure editoriali, con gran fiuto.

 

 In particolare con La Repubblica che fondò, portò a grandi vendite e persino al sorpasso del Corriere della Sera. La Repubblica ha influenzato tanto la politica e cultura e ha accompagnato più di ogni altro la trasformazione della sinistra da comunista in radical, da proletaria in neoborghese, da popolare in elitaria, da credente in supponente, da classe operaia in corpo docente, da massa in razza padrona.

 

Scalfari, Umberto Eco & C. sono stati i battistrada di quella mutazione antropologica laicista. Portarono la sinistra da Mosca a New York, con scalo ideologico a Parigi.

mauro scalfari

Non tornerò sul suo fascismo giovanile, che ora Scalfari ammette senza ritrosie, anche se lo giustifica curiosamente: «Tutto quel mio essere convintamente fascista ha poi reso solido il mio antifascismo». Come dire che l' antifascismo coerente di Vittorio Foa, scontato con la galera, fosse meno solido del suo, che diventò comodamente antifascista a babbo morto, o morente.

 

Non vi dirò della sua infanzia, dei suoi amori e della sua sbandierata bigamia, della sua ammissione di essere narciso, innamorato del suo Ego, dannunziano e dandy, della sua «albagia» come lui ama ribattezzare quel che in modo meno alato si chiama superbia o presunzione. E non tornerò sui suoi scritti su Roma fascista, poi della sua ridicola resistenza, riparato in Vaticano in attesa degli americani. Né risalirò alle sue origini calabresi, a suo padre giocatore accanito di poker e direttore del Casinò di Sanremo, o agli esordi d' Eugenio come direttore del casinò di Chianciano e poi bancario. Non vi racconterò di suoceri, editori e compagni di scuola e di lavoro.

eugenio scalfari con la moglie serena rossetti

 

Molti fascisti, da Nelson Page a Mario Tedeschi e Peppino Ciarrapico sfilano nella sua biografia o agiografia. Un tempo avrebbe fatto finta di non averli mai conosciuti.

Questo testo ha il merito di risparmiarci la sua apoteosi come scrittore, filosofo, poeta e teologo; o la prosopopea per la grottesca pubblicazione nei Meridiani, come se fosse un classico. Anzi merita lode la sua sincerità quando racconta la doppia bocciatura di Roberto Calasso alla sua proposta di pubblicare con Adelphi. Meritano lode pure alcune pagine sulla vecchiaia e sulla malinconia.

 

eugenio scalfari

Il paragone con Indro Montanelli è forse la parte più viva del libro: l' occasione perduta di fare un giornale insieme, la trentennale polemica e la finale simpatia, rinata nel nome comune dell' antiberlusconismo. La sua ammirazione non parve però ricambiata: Montanelli paragonò Scalfari a Bel Ami di Maupassant, per sottolinearne il cinismo arrivista senza scrupoli.

 

scalfari valentini

Ed Eugenio se ne duole. Il giornale di Scalfari vendeva molto più del Giornale di Montanelli, ma i suoi articoli non furono memorabili come quelli di Indro; Scalfari fu molto seguito ma non fu amato come lui; Scalfari fu uomo di potere, mentre Montanelli, pur senza mai contrastare davvero il potere, se ne tenne elegantemente lontano. Scalfari fece grandi profitti dai suoi giornali, Montanelli no. Di Scalfari restano i suoi prodotti, come La Repubblica, di Montanelli invece resta Montanelli, il suo stile, la sua prosa, il suo carattere. L' egoteismo di Eugenio in Indro si fa gigioneria, da pronunciare con la g fiorentina. Montanelli lo immagini tra Leo Longanesi, Giovanni Guareschi e Malaparte; Scalfari è di altra pasta.

EUGENIO SCALFARI GIOVANE FASCISTA

 

Negli anni Novanta Scalfari mi chiamò a scrivere su La Repubblica, mi cercò il suo vice, Antonio Polito; scrissi per un annetto, credo, una volta scrissi nel paginone culturale de La Repubblica perfino di Pier Paolo Pasolini «reazionario»; poi arrivò Ezio Mauro e interruppe bruscamente la collaborazione.

 

Impensabile quella presenza aliena in questi anni rognosi e livorosi.

Mi fa male oggi leggere alcuni suoi editoriali, le sue omelie domenicali, con alcuni passaggi imbarazzanti; suggerirei, se non vuole gettare la spugna per limiti d' età, di farsi aiutare dai suoi apostoli per finire in bellezza una gran carriera. Lo dico senza polemica, anzi col rispetto che si deve a una figura eminente e a un' età ragguardevole che merita premure e deferenza.

Eugenio Scalfari

 

Scalfari torna poi alla megalomania nel finale del suo Nuovo Testamento, quando si vede scomparire nel buio come il Gattopardo e sfumando «porta con sé la nobiltà, la saggezza, la prudenza, l' autorevolezza, il potere come visione del bene comune». Un necro-elogio superbo, in tutti i sensi. In principio era la barba, come si addice ai padreterni, poi venne Il Mondo.

parlato scalfariantonio gnoli con lo scoterMARCELLO VENEZIANIfrancesco merloaurelio picca antonio gnoliEugenio Scalfari SCALFARI RECANATESIveltroni scalfari .Eugenio Scalfari ENRICO BERLINGUER

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”