serie tv decennio

UN DECENNIO DA PRENDERE SUL SERIO – NEL 2010 FINIVA “ROMANZO CRIMINALE”, LA PRIMA VERA SERIE TV ITALIANA. DA ALLORA, IL MERCATO ITALIANO SI È RIEMPITO DI OFFERTE E DI PLAYER, DANDO PROVA DI ESSERE CREATIVO E SOPRATTUTTO COMPETITIVO A LIVELLO MONDIALE - GOMORRA E SORRENTINO, MA ANCHE SKAM E LA RAI CON NON UCCIDERE E ROCCO SCHIAVONE: LISTONE DELLE MIGLIORI SERIE DEGLI ANNI 10 – VIDEO

Gianmaria Tammaro per Dagospia

 

romanzo criminale la serie

Proprio nel 2010, all’inizio di questo decennio, finiva “Romanzo Criminale”, quella che di fatto è la prima, vera serie tv italiana. Prodotta da Cattleya e mandata in onda da Sky, ha rappresentato un momento fondamentale per la nostra televisione: ha preparato la strada a “Gomorra”, e ha anche mostrato, per la prima volta, il lavoro di talenti e di creativi che, nel corso degli anni, hanno fatto la fortuna dell’audiovisivo italiano. Un nome su tutti: Stefano Sollima.

 

GOMORRA 4

Prima di darsi una sua struttura, però, la serialità italiana ha avuto bisogno di qualche altro anno. Dal 2013 in poi, quando è andata in onda la prima puntata di “Gomorra”, il mercato si è riempito di offerte e di player, dando prova non solo di essere ricco di creatività e di idee, ma anche di essere competitivo a livello mondiale. Le serie tv che abbiamo raccolto sono le più importanti degli anni ’10: quelle che li hanno condizionati  profondamente. Sono in ordine cronologico.

 

 

“Gomorra – la serie” (Sky Atlantic/NowTv, 2013-presente)

GOMORRA SALVATORE ESPOSITO

Napoli come non era mai stata mostrata prima. Un racconto di periferia, arricchito da una fotografia di contrasti e di colori freddi, con un cast di attori straordinario: da Marco D’Amore a Salvatore Esposito, da Fortunato Cerlino a Maria Pia Calzone, da Cristiana Dell’Anna a Cristina Donadio, passando per Marco Palvetti, Loris De Luna, Arturo Muselli e Ivana Lotito. “Gomorra – la serie” ha completamente rivoluzionato il mercato italiano.

gomorra

 

È una delle serie tv più apprezzate al mondo, ed è anche il simbolo di un certo modo di raccontare e di mettere in scena, con l’esordio della figura dello showrunner in Italia. Per le prime due stagioni, la supervisione è stata di uno dei registi più importanti del mercato italiano: Stefano Sollima. In “Gomorra”, qualunque stereotipo, o qualunque piano narrativo, viene ribaltato. Non ci sono buoni e non c’è salvezza.

 

 

valeria golino e castellitto in treatment

“In Treatment” (Sky Atlantic/NowTv, 2013-2018)

GIULIA MICHIELINI IN TREATMENT

“In Treatment”, con Sergio Castellitto, ha fatto scuola. Si ispira alla serie israeliana “BeTipul”. L’idea alla base è estremamente semplice: uno psicoterapeuta incontra i suoi pazienti, e ogni puntata è incentrata su uno di loro. Attraverso le loro parole e i loro racconti, lo spettatore diventa testimone – e non solo passivo: ma attivo – della loro storia.

 

Anche se questa è televisione, ed è una delle migliori produzioni mai fatte in Italia, ogni cosa si riduce a una dimensione quasi teatrale, con lunghi dialoghi, tanti primi piani e particolari, e giochi di campo e controcampo. La scenografia è minima e semplice. “In Treatment” esalta la prova dei suoi attori. Degna di nota, tra le altre, quella di Giulia Michelini.

 

 

“1992”-“1993”-“1994” (Sky Atlantic/NowTv, 2015-presente)

miriam leone nuda in 1992 7

È stato il secondo passo che Sky ha fatto dopo il successo di “Gomorra”. Riprendendo un po’ il modello del political drama già ampiamente diffuso all’estero, gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo hanno raccontato l’Italia all’alba del berlusconismo, con i suoi problemi e i suoi conflitti interni, focalizzandosi sui processi di Mani pulite, sull’affermazione della Lega (all’epoca) Nord e creando personaggi di pura finzione. Il protagonista è Leonardo Notte, interpretato da Stefano Accorsi.

tea falco ti arandi

 

Pubblicitario, poi politicante, uomo che si è fatto da solo (vi ricorda nessuno?): diventa il centro della storia verso la fine di questa trilogia, affiancato dal leghista Pietro Bosco (Guido Caprino) e da Veronica Castello (Miriam Leone).

 

 

“Non uccidere” (Raiplay, 2016-2018)

NON UCCIDERE

“Non uccidere” ha rappresentato un punto di svolta per la Rai. È stata la prima serie – quindi lontana dalla bidimensionalità di stereotipi e luoghi comuni – della televisione pubblica. La protagonista, Valeria Ferro, un’ispettrice di polizia, è interpretata da Miriam Leone, che spesso finisce per reggere sulle sue spalle il peso dell’intera narrazione.

NON UCCIDERE 1

 

In “Non uccidere” convivono due trame: una orizzontale, che si concentra sulla storia della Ferro e sulla sua famiglia, e che viene rivelata di volta in volta, episodio dopo ogni episodio; l’altra verticale, che racconta un caso sempre diverso. Anche se ha avuto una distribuzione molto travagliata in Italia (ed è un peccato), “Non uccidere” recentemente è arrivata anche nel Regno Unito, su Channel4 e All4 con “Walter Presents”.

 

“The Young Pope” (Sky Atlantic/NowTv, 2016)

jude law the young pope

Anche in Italia, come nel resto del mondo, autori del cinema sono passati alla televisione e hanno cominciato a sviluppare le loro serie tv. Uno dei primi è stato sicuramente il premio Oscar Paolo Sorrentino, che ha deciso di raccontare la storia di un “papa giovane”, americano, interpretato da Jude Law.

 

“The Young Pope” segna la collaborazione tra Sky e Hbo, ed è anche questo un passaggio importante all’interno della storia della serialità del nostro paese. Sorrentino si è circondato di grandi attori internazionali, ha costruito e scritto personaggi indimenticabili, come il cardinale Voiello di Silvio Orlando, mettendo in scena la storia di un uomo, di un orfano, che deve imparare – anche da adulto, anche da papa – a vivere da solo, accettandosi. Le tre parole chiavi sono: potere, fede, umanità.

 

 

“La mafia uccide solo d’estate” (Rai1/Raiplay, 2016-2018)

LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE

Dopo il successo del primo film di Pif, “La mafia uccide solo d’estate”, la Rai ha deciso di sviluppare una serie tv. Le premesse  sono leggermente diverse. Altra epoca, altro protagonista. Rimane però il genere, che è fondamentalmente quello della commedia. Siamo in Sicilia, e la mafia, per una volta, viene raccontata in modo leggero, non insipido, ma decisamente divertente. Pif è narratore e scrittore.

 

 È un peccato che non sia stata rinnovata per altre stagioni. È uno degli esempi migliori del nuovo andamento che ha preso la serialità della televisione pubblica, soprattutto perché ha portato la comedy fuori dal seminato, dandole nuova forza e nuovo spessore.

 

“Rocco Schiavone” (Rai2/Raiplay, 2016-presente)

GIALLINI ROCCO SCHIAVONE

Rocco Schiavone è Marco Giallini, e da questo non si scappa. Senza l’attore non ci sarebbe il personaggio televisivo, basato su quello creato da Antonio Manzini. Nel giro di appena una stagione, ha raccolto un pubblico di appassionati, riuscendo a tracciare una rotta completamente diversa rispetto agli altri polizieschi andati in onda sulla Rai.

 

GIALLINI ROCCO SCHIAVONE

Con la messa in onda della prima puntata, sono arrivate anche le polemiche, perché un poliziotto che fuma canne, che dice parolacce, che è uno stronzo, era – per qualcuno – un problema. E invece non è altro che una ventata d’aria fresca, di verità drammaturgica, per il piccolo schermo italiano. Basta cavalieri senza macchia, indefessi difensori della legge, giustizieri smascherati e sorridenti. La forza di Schiavone è proprio questa: il suo essere profondamente e sinceramente controcorrente. Ad avercene altri personaggi come lui.

 

 

“Suburra” (Netflix, 2017-presente)

suburra 2 3

È la prima serie italiana di Netflix, ed è anche una prima volta importante, perché ha immediatamente messo in chiaro quelle che sono le intenzioni – e anche gli obiettivi – della piattaforma nel nostro paese. “Suburra” è il prequel dell’omonimo film diretto da Stefano Sollima. Ritornano alcuni vecchi personaggi, e ritorna anche Alessandro Borghi nei panni di Aureliano Adami.

suburra 2 2

 

I produttori sono gli stessi di “Gomorra – la serie”, ma qui c’è un’idea completamente diversa, in un certo senso: Netflix non ha voluto puntare sull’autorialità, ma sul popolare, per avvicinare il grande pubblico, quello più orizzontale, e provare a raccogliere velocemente abbonati. Nella prima stagione, ci sono alcuni episodi molto, molto belli, come quelli che raccontano il rapporto tra Spadino, interpretato da Giacomo Ferrara, e Angelica, interpretata da Carlotta Antonelli.

 

“Il cacciatore” (Rai2/Raiplay, 2018-presente)

FRANCESCO MONTANARI NE IL CACCIATORE

“Il cacciatore” è la nostra “Narcos”. Anche qui, come in “Rocco Schiavone”, i magistrati protagonisti non sono gli uomini d’onore che la televisione generalista ha sempre raccontato: sono persone, prima di tutto; e di questa loro fallibilità, di questo loro grigiore, hanno fatto la loro forza. Il protagonista, Saverio Barone, è interpretato da quel Francesco Montanari già visto in “Romanzo Criminale”, uno dei primissimi volti della serialità made in Italy.

FRANCESCO MONTANARI NE IL CACCIATORE

 

È un uomo di legge, ma è pronto a qualunque cosa, anche ad arrivare ai limiti delle regole, per catturare i mafiosi. I suoi colleghi, gli altri magistrati, sono in competizione con lui: talvolta è una gara a chi arriva prima. Tra le molte cose positive de “Il cacciatore”, vanno segnalati il cast e il lavoro della regia, co-firmata da Stefano Lodovichi e Davide Marengo.

 

“Skam Italia” (TimVision/Netflix, 2018-presente)

skam italia

“Skam Italia” è stata un’esplosione silenziosa. Quando la prima stagione è arrivata su TimVision, remake dell’omonima serie norvegese, il pubblico – che già c’era – era formato principalmente dagli appassionati. Poi, nel giro di pochi mesi, “Skam Italia” è diventata un fenomeno, un cult istantaneo, che ha dato una lezione importante – fondamentale, oseremmo dire – all’Italia: i ragazzi vanno raccontati così, dal punto di vista dei ragazzi, senza compromessi, senza facilonerie. Sono persone, proprio come gli adulti; e come gli adulti, in tutta la loro complicatezza, vanno raccontati. Ludovico Bessegato, showrunner della serie, ha scelto bene i suoi attori, riuscendo immediatamente a catturare l’essenza dei personaggi e delle loro storie.

 

“L’amica geniale” (Rai1/Raiplay, 2018-presente)

l'amica geniale

“L’amica geniale” è stata fin dal primo momento una delle serie italiane più attese. Perché tratta dai libri bestseller di Elena Ferrante, certo, ma anche perché prometteva di essere un racconto dell’Italia attraverso gli anni e le epoche, focalizzandosi sulla storia di due amiche, di due donne, che imparano a conoscersi – e ad aiutarsi, e a odiarsi – fin dalla più tenera età.

 

Non è un caso se in questo progetto è coinvolta anche Hbo: Francesca Orsi, responsabile dei drama, è di origini napoletane, e ha sempre voluto provare a portare questa parte di mondo sul canale americano. “L’amica geniale”, diretta da Saverio Costanzo, è la prova che non c’è una serialità più o meno adatta al pubblico italiano o al pubblico internazionale: quando una cosa è buona, quando una storia è appassionante, riesce ad arrivare a tutti.

 

“Il Miracolo” (Sky Atlantic/NowTv, 2018)

il miracolo

“Il Miracolo” resta la serie più estrema, più profondamente autoriale, del panorama italiano. Sky si è rivolta a uno scrittore come Niccolò Ammaniti e gli ha affidato non solo la sceneggiatura del progetto, ma anche la supervisione artistica, rendendolo, di fatto, showrunner. Con “Il Miracolo”, Ammaniti ha raccontato l’Italia e gli italiani, ha raccontato la fede e la fiducia, e ha soprattutto tracciato una linea precisa, netta, tra quello che crediamo e quello che realmente è.

il miracolo

 

Si è circondato di un cast di prim’ordine, e ha costruito tutta la sua storia partendo da una semplice quanto potente domanda: che cosa succederebbe se un giorno, durante un blitz dei carabinieri nel covo di un boss, venisse ritrovata la statuina di una Madonna che piange sangue?

 

“La linea verticale” (Rai3/Raiplay, 2018)

la linea verticale 4la linea verticale 3

Firmata da Mattia Torre, uno dei tre autori di “Boris”, “La linea verticale” è una comedy intelligente, feroce, che racconta la storia di un uomo, interpretato da Valerio Mastandrea, che per un periodo della sua vita, malato di cancro, si ritrova ricoverato in uno dei reparti d’eccellenza del nostro paese. L’occasione, per Torre, è stata quella di dare fondo a tutta la sua ironia, di confessarsi e di raccontarsi, sfruttando il piccolo habitat di un ospedale per mostrare l’umanità più vera, quella che sopravvive alle divisioni e alle differenze, e che si ritrova insieme, fianco a fianco, verticale, a condividere il dolore della malattia, la rabbia della diagnosi e la speranza della guarigione.

 

“Il processo” (MediasetPlay/Netflix, 2019)

IL PROCESSO - SERIE MEDIASET 1

È andata in onda su Canale5 ed è diventata un caso mediatico per i suoi bassi ascolti. Il che, lo diciamo subito, è un vero peccato. “Il processo” rappresenta il primo, vero tentativo di Mediaset di provare a sviluppare una serialità competitiva, dalle aspirazioni internazionali, con una certa attenzione alla tecnica e alla qualità della scrittura. Come suggerisce il titolo, la storia si concentra su un processo. La protagonista, Elena Guerra, interpretata da Vittoria Puccini, è un pubblico ministero. Francesco Scianna, invece, interpreta Ruggero Barone, l’avvocato difensore dell’imputata (Camilla Filippi) accusata di aver ucciso una ragazza. La trama si snoda in due: e in parte si concentra sul processo in corso, e in parte sulla storia della Guerra. Ora “Il processo” è disponibile anche su Netflix: forse, così, troverà finalmente il suo pubblico.

IL PROCESSO - SERIE MEDIASET

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