Marco Giusti per Dagospia
E in chiaro stasera che vediamo? Mi sembra che, fra tante repliche e replichette, da “La casa stregata” di Bruno Corbucci con Pozzetto e Gloria Guida, Cine 34 alle 21, “Il collezionista” di Gary Fleder con Morgan Freeman, Ashley Judd, Cary Elwes, Tony Goldwin, Jay O. Sanders, Iris alle 21, brilli davvero il rarissimo erotico del 1980 “Dolce… calda Lisa” diretto da Adriano Tagliavia, già montatore, nascosto dietro il nome di Adriano Cesari con Claudia Rocchi alias Luigina Rocchi, Francesco Parisi, Gianni De Benedetto, Guia Lauri Filzi su Cine 34 alle 21, 15.
Mezzo hard (lo vedrete soft, ovvio) che non piace proprio a nessuno. Certo, ci sarebbe anche il bellissimo tardo film di Clint Eastwood “Il corriere – The Mule” su rete 4 alle 21, 25, dove si permette una serie di battute favolose.
"Ma lei non è James Stewart?", gli fanno, visto che da vecchio, 88 anni!, si può permettere di muoversi dinoccolato e incerto come James Stewart e a sentirsi scambiare con lui. E dove guida pure la macchina, facendo il corriere di narcotraffico al confine messicano alla faccia (allora) di Trump e del suo inutile muro.
Clint fa di tutto senza chiedere permesso a nessuno. Ammette di essere stato uno stronzo con la moglie, la ancora incantevole Dianne Wiest, recupera con la figlia, la vera figlia Allison Eastwood, canticchia una ventina di canzoni che ama, fa battute politicamente scorrette su neri, messicani, pure sulle lesbo-bikers che non sanno accomodarsi le moto. La sua scelta di diventare corriere della droga assomiglia molto alle scelte del suo straniero ai tempi di Per un pugno di dollari, quando si barcamenava fra le due famiglie rivali. Non è mai stato un moralista.
CLAUDIA ROCCHI - dolce calda lisa
Fare soldi facili col cartello messicano ai tempi di Trump è una scelta di tutto rispetto quando hai perso il lavoro, coltivatore di fiori, per colpa di Internet e tua moglie sta morendo di tumore e il paese è in mano alle banche. Clint sa che James Stewart poteva muoversi come lui, soprattutto da vecchio, ma aveva un codice morale nei suoi western che lui non ha mai avuto, in bilico sempre fra l'ironia, la battuta e la pistola facile. Si permettere di omaggiare altri suoi celebri film, come Gunny, che diventa un hamburger, di intitolare il suo film The Mule ricordandosi la celebre battuta di Per un pugno di dollari, "Al mio mulo non piace che la gente rida, perché pensa che ridano di lui..".
Ma soprattutto si prepara a uscire di scena, con ironia, con tenerezza, fingendosi un po' svanito quando non lo è per niente.
Interessante anche, Rai Movie alle 21, 10, il film vanziniano “Torno indeitro e cambio vita” con Raoul Bova, Giulia Michelini, Ricky Memphis, Paola Minaccioni, dove Max Tortora, di solito così poco fortunato al cinema, ha finalmente un regista che lo sappia capire. “Cono o coppetta?” – “Coppetta, nun lo sai che il cono me se sfragna in mano?”.
torno indietro e cambio vita 3
I Vanzina danno briglia sciolta anche a Giulia Michelini, stellina della fiction costretta a essere perennemente impaurita, qui nei panni di una diciassettene romana scatenata, assolutamente credibile, e ne fanno un personaggio da fan di Ambra di gran classe. Anche perché lei, da diciassettenne, è una specie di motorino instancabile che circonda di fin troppa attenzione un Raoul Bova che è precipitato assieme a Ricky Memphis in una Roma anni ’90 veramente lontana da quella di oggi. Siamo dalle parti dei migliori film dei Vanzina, diciamo tra Sapore di mare e Il cielo in una stanza, e ovviamente si torna indietro nel tempo.
Su Rai Storia alle 21, 10 trovate anche, ma è passato parecchio, “Cadaveri eccellenti” stravaganza politica di Francesco Rosi tratta dal libro di Sciascia con un grande cast Lino Ventura, Tino Carraro, Marcel Bozzuffi, Max Von Sydow, Alain Cuny, Tina Aumont, Paolo Graziosi, Fernando Rey. Un ispettore cerca di capire qualcosa sull’omicidio di tre giudici importanti nella Roma degli anni di piombo.
Su La7 ritrovate anche il thrillerone politico “Al vertice della tensione” di Phil Alden Robinson con Ben Affleck, Morgan Freeman, James Cromwell, Liev Schreiber, Bridget Moynahan.
In seconda serata i fan di Pina Turco, ora nella serie “La vita bugiarda degli adulti” come madre della protagonista, la trovano alle 22, 40 su Rai Movie protagonista del bizzarro “La parrucchiera” di Stefano Incerti . Con questa Rosa la parrucchiera trionfa la bellezza mediterranea di Pina Turco sul modello neo SofiaLorén, e si tenta un nuovo corso del cinema napoletano, più vicino a Bollywood che a Mario Martone.
Colori, carne, femminilità, e tanta musica sono le carte che si gioca fin dalla prima scena. Interpretato oltre che da Pina Turco, dall’ormai lanciatissimo Massimiliano Gallo, da Cristina Donadio con la parrucca rossa cattiva quasi come quando fa Scianel a Gomorra, da Luciana De Falco, già simil Magnani per un corto di Paolo Sorrentino, Arturo Muselli come Kevin, parrucchiere ambiguo e rancoroso che un tempo fu cantante prodigio, e da Stefania Zambrano, segretario/a dell’Associazione Transessuale Napoli e da Tony Tammaro, star della canzone demenziale napoletana, “La parrucchiera” sembra raccogliere tanti elementi diversi per costruire una specie di film-manifesto della nuova scena cinematografica napoletana, ormai una cosa a parte rispetto al cinema italiano o, se volete, romano. Molto più vivo e divertente.
Un po’ troppo moderna, per i miei gusti, la nuova versione de “Il piccolo principe” diretta da Mark Osborne, Italia 1 alle 23, 05. Non fa per me. Molto interessante come documento storico “1938 - Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber, Rai Storia alle 23, 05, sulla promulgazione delle leggi razziali in Italia nel 1938. Infamia senza fine.
Su Rete 4 alle 23, 55 ricordo piuttosto deludente, visti il nome del regista e quello della protagonista, il revenge movie “Il buio nell’anima” di Neil Jordan con Jodie Foster, Terrence Howard, Nicky Katt, Naveen Andrews.
Su Rai Tre alle 0, 35 avete la terza parte della serie di Sydney Sybilia “Smetto quando voglio: Masterclass” con Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi. Un pugno allo stomaco del patriarcato maschile in Turchia “Mustang” della regista turca Deniz Gamze Ergüven con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Tugba Sunguroglu, Elit Iscan, Rai Movie alle 0, 35.
renato pozzetto dalila di lazzaro oh serafina
Su cine 34 alle 0, 45 torna una nudissima e bellissima Dalila Di Lazzaro in “Oh Serafina” di Alberto Lattuada con Renato Pozzetto, Lilla Brignone, Angelica Ippolito, con Pozzetto che finisce in una sorta di manicomio perché, da ricco, non vuole accettare le regole del gioco del piccolo capitalismo lombardo. Lì incontra la sua anima gemella, Serafina.
All’1, su La7D avete addirittura “Il disprezzo” di Jean-Luc Godard con Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance, Giorgia Moll, Fritz Lang, capolavoro del cinema non solo godardiano, massacrato nell’edizione italiana da Carlo Ponti. Non so quale versione vedrete stasera.
Volevo rivedere da tempo il film di scolari discoli anni’80 “Classe 1984” diretto da Mark L. Lester con Perry King, Merrie Lynn Ross, Timothy Van Patten, Roddy McDowall. Piuttosto raro. Su Italia 1 alle 2, 40 passa invece il kerouchiano “On the Road” di Walter Salles con Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Tom Sturridge. Non male, anche se un po’ gracilino.
metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno
Su Rai Tre alle 2, 50 trovate invece il film sperimentalissimo di Michelangelo Antonioni “Il mistero di Oberwald” con Monica Vitti, Franco Branciaroli, Paolo Bonacelli, Luigi Diberti. Antonioni si preoccupava di colorare una a una le foglie in autunno del film e non si preoccupava minimamente dell’accento romanesco di Monica Vitti alle prese con un testo non così facile.
Grande successo del decamerotico fu “Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno” di Bitto Albertini con Antonio Cantafora, Margareth Rose Keil, Mario Frera, Fortunato Arena, che trovate stanotte su Cine 34 alle 4, 25. Invece su Rete 4 alle 4, 30 torna un classico della commedia sexy, “Peccati in famiglia” di Bruno Gaburro con Michele Placido, Jenny Tamburi, Renzo Montagnani, Simonetta Stefanelli.
renzo montagnani peccati in famiglia
La storia vede Montagnani che si sente impotente perché ha fatto cilecca sia con la moglie Juliette Mayniel che con l’amante. Provvederà il nipotino meridionale Michele Placido a farsele tutte nel solito nord degli industrialotti. Il film incassò al tempo un miliardo e mezzo di vecchie lire e lanciò definitivamente Renzo Montagnani nella commedia sexy.
“Io ci andavo dai produttori. ‘Guardate che me la cavo’, dicevo. E quelli sempre a rispondere che sì, vedremo, magari domani, terremo presente… Finché non mi offrono Peccati in famiglia, roba anche di sesso, di natiche, di glutei… Roba di moda. Beh, avevo bisogno di soldi e dissi ‘sissignore’. Il film incassò due miliardi e mezzo. E lì tutti a muoversi in branco… Ero… come la Madonna del Rosario, tutti da me a piatire… ‘Io ti do tot, Renzino… E io di più… E io il doppio,’ Mica mi volevano per la mia bravura scoperta, naturalmente. Mi volevano perché ero un bene di consumo. Come l’Omo, il Palmolive, l’Olà, il Pepsodent”.
metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno 2
Chiudo con il vecchissimo “Ballerine” diretto in Italia nel 1936 dal boemo Gustav Machaty, il regista di “Estasi”, con Silvana Jachino, Olivia Fried, Laura Nucci, Maria Denis, Maria Ray, Giorgio Bianchi, su Rai Tre alle 4, 55, tratto dal romanzo di Giuseppe Adami “Fanny ballerina della Scala”.
La protagonista avrebbe dovuto essere la ballerina russa Irina Lucacevich, che rimase uccisa in un incidente con un tram a Torino poco prima delle riprese. La sostituirà Silvana Jachino. Il produttore Luigi Freddi teneva molto al film, tanto che vi prese parte anche sua moglie, la ballerina Marina Scialiapin. E i due assistente del regista furono addirittura Alberto Mondadori e Mario Monicelli. Ma la lavorazione, interni a Tirrenia e esterni fra Roma, Pisa e Fiorenze, fu un disastro. Machaty se ne andò ancor prima che iniziasse il montaggio. Presentato a Venezia nel 1936, accolta malamente dalla critica, uscì in sala in versione del tutto riveduta e corretta. Gran pasticcio che non convinse molto nessuno. Ma rarissimo e assolutamente da registrare.
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